venerdì 10 giugno 2011

Che cosa dicono e pensano di noi ai piani alti dell'Europa che conta


di Sergio Di Cori Modigliani.

"L’uomo che ha fottuto l’intera nazione", con questa bella didascalia The Economist –il più prestigioso settimanale finanziario del pianeta- spiega al pubblico planetario i risultati di quindici anni di berlusconismo. “Le cifre parlano chiaro e l’ideologia non c’entra nulla” spiega John Prideaux corrispondente italiano di The Economist a Milano “Berlusconi oggi presenta una Italia che è arretrata economicamente rispetto a dieci anni fa mentre tutta l’Europa si è già ripresa; arretrata socialmente, arretrata sul piano dei diritti civili, arretrata moralmente e soprattutto arretrata eticamente”.

Voci indiscrete ma attendibili che provengono da Saint Moritz dove si sta svolgendo il consueto raduno annuale del più importante club finanziario-politico del mondo, (la riunione del cosiddetto Club Bilderberg) sono piuttosto allarmanti ma nette e precise sul nostro paese “Riteniamo che Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro e dimettersi per il bene del paese, altrimenti è bene che gli italiani sappiano e si rendano conto che la prospettiva di una potenziale catastrofe economica, ripeto….catastrofe economica con conseguente uscita dalla zona euro, abbattimento e annullamento degli incentivi euro all’agricoltura, abbattimento e annullamento di sovvenzioni europee da Bruxelles, e totale emarginazione dal resto d’Europa…stanno dietro l’angolo” ci spiega Arthur B. Abraham, docente di Economia Politica all’università di Ginevra e membro esecutivo del Club Bilderberg “non c’entra nulla l’ideologia, né la coloritura politica, è il paese che sta affondando senza che la gente si renda conto di ciò che accade, perché vengono presentati con allarmante superficialità dati e cifre non corrispondenti alla realtà del paese. Faccio un unico esempio: Berlsuconi annnuncia la riforma fiscale entro il 28 luglio del 2011. Ma lui sa che non c’è neppure una possibilità su 100 di poterla realizzare perché lo Stato non ha la disponibilità economica a far varare gli eventuali provvedimenti”.

E lo dice un esponente conservatore. Oggi, venerdi’ 9 giugno la Marcegaglia ritorna a occuparsi di questioni economiche denunciando il deplorevole stato della nostra competitività mentre il governo latita e ha una politica di sviluppo economico totalmente assente.

L’unica possibilità e alternativa per noi cittadini che paghiamo le tasse consiste nel far sentire il nostro impegno andando a votare ai referendum.

Berlusconi ha annunciato che non voterà.

Gli italiani che hanno capito, invece, come stanno le cose devono andare a votare.

Per far capire che esistiamo, che siamo vivi, che siamo presenti.

Dopotutto si tratta del nostro presente e del futuro dei nostri figli.

Se non ci pensiamo noi?

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