domenica 12 giugno 2011

Costretto alle dimissioni il capo gabinetto del governo brasiliano

di Sergio Di Cori Modigliani


Questo signore di cui vedete l'immagine nella fotografia in bacheca, si chiama Antonio Palocci.
Fino a due giorni fa era uno dei più importanti esponenti politici del mondo brasiliano.
Già Ministro delle Finanze del precedente governo, piuttosto chiacchierato; ex magistrato in odore di corruzione; chiamato dall'attuale presidente a presiedere il più importante ufficio del governo: capo gabinetto della presidenza del consiglio.
Da ieri, la sua carriera politica è finita.
E' stato costretto a rassegnare le dimissioni grazie alle inchieste condotte (e pubblicate) contro di lui da due settimanali brasiliani, coadiuvate da magistrati puliti e quella parte della politica che in Brasile sta combattendo per una pulizia etica della nazione e dei suoi governanti.

Una notizia che in qualche misura ci riguarda, perchè in questo momento esiste un forte contenzioso tra il governo brasiliano e quello italiano.

Sembra che questo Paolocci sia anche in odor di mafia.
Figlio di una famiglia di emigrati italiani vanta numerose amicizie con i grossi papaveri della criminalità organizzata ed è il motivo principale che ha portato il settore più libero della società brasiliana ad attaccarlo, combattere una battaglia giornalistica contro di lui e riuscire a farlo buttar fuori dal governo.

Tutto ciò ha ulteriormente alimentato il forte stereotipo dell'italiano mafioso, tragica immagine internazionale con la quale, però, noi dobbiamo fare i conti.
La parte della nazione (che è molto forte) schierata a favore della legalità che non ha visto di buon occhio la scarcerazione del terrorista Battisti, allo stesso tempo non mostra alcun rispetto per la nostra nazione che viene considerata alla stregua di una "vera e propria repubblica delle banane".

Questo è il motivo per cui offro quest'informazione al mio pubblico di lettori.

Noi non ci rendiamo conto del crollo verticale dell'Italia nel mondo verificatosi negli ultimi dieci anni.
Poichè in Italia i media non danno mai nè sulla carta stampata nè in televisione nessuna notizia riguardante gli avvenimenti in America Latina (come se non esistesse) il pubblico non comprende come sia possibile che una nazione sperduta e lontana dal centro del mondo come il Brasile si possa permettere di prendere a schiaffi l'Italia. Viene considerato un atto arrogante.
Il punto è che l'idea che si ha di noi nel ricchissimo Brasile che sta lottando per affermarsi sul pianeta come la "prima grande nazione del sud planetario che ufficialmente conquista il proprio diritto a entrare nel cosiddetto Primo Mondo" (frase pronunciata all'Onu circa tredici mesi dall'allora Presidente Lula, in Italia mai data alcuna informazione al riguardo) è l'idea di una nazione molto ricca ancora di soldi, con un sistema industriale invidiabile "sulla carta" ma appiattito e ingessato -quindi sempre più inutilizzabile- gestito dalla criminalità organizzata, ai margini del Consiglio d'Europa, con un governo che in Brasile definiscono "fantoccio" e un primo ministro quotidiniamente sbeffeggiato.
Gli hanno dedicato, a Rio de Janeiro, un gelato.
Sulla celebre spiagga di Ipanema è stata aperta una gigantesca gelateria che si chiama "O bunga do Italia".
Sui coni fatti con le cialde ci sono delle vallette italiane disegnate con fil di zucchero.
In Italia si crede ancora che il Brasile siano le ballerinette di Oba Oba.
Si dà il caso che in Brasile si pensi all'Italia come al paese delle vallette scollacciate. E poco di più.
Se non fosse stato così, il terrorista Battisti sarebbe finito in un carcere italiano senza clamore.
E senza polemiche di sorta.

Tutto ciò dà da rilfettere.
L'importante è cercare di capire come stanno le cose.

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