sabato 9 luglio 2011

In memoriam di un uomo politico pulito.

di Sergio Di Cori Modigliani


C’e’ stato un tempo in cui esistevano i gentiluomini nella politica italiana, disinteressati, magari con qualche cadavere nell’armadio, ma pur sempre disposti e disponibili ad occuparsi del bene pubblico.
Trent’anni fa, ce n’erano ancora. E oggi ne ricordiamo uno.
100 anni fa, infatti, nasceva a Torino Giancarlo Pajetta.
Simbolo, per anni, di quella sintesi passionale che, allora, dal 1950 al 1990, fu -nella stagione politica nazionale- la forza individuale dei comunisti che avevano come obiettivo quello di spingere l'Italia verso un futuro più equo, di progresso e di ridistribuzione delle ricchezze, nel nome di saldi principii di solidarietà, salvaguardia di Valori e sviluppo economico, trovò nella persona del senatore Giancarlo Pajetta, uomo sanguigno e verace, la sua più rappresentativa icona.
Poi, l'8 novembnre del 1989 crollò il muro di Berlino.
E con il muro, crollò l'ideologia del comunismo.
A differenza di tutte le grandi democrazie occidentali in cui il locale Partito Comunista era molto forte (Francia, Spagna, Portogallo, tutta l'America Latina, Belgio, Danimarca, Germania) l'Italia, invece di affrontare con serietà e pertinenza il nodo storico, finì nell'imbuto di un paradosso.
Un paradosso tragico.
Perchè di tragedia si tratta.
Il tragico problema dell’Italia e’ stato (per dirla con Indro Montanelli, datato 1995) che “l’Italia e’ l’unico paese capitalista al mondo dove il comunismo non e’ mai caduto”…..la tragedia…tinta della consueta melassa nazionale di presappochismo, volgarità e cialtroneria, ha prodotto uno sconquasso la cui onda d'urto comincia oggi (con 30 anni esatti di ritardo) a colpire l'immaginario collettivo della nazione.
 Gli italiani cominciano a malapena ad accorgersene adesso e, come in ogni tragedia che si rispetti, quando ormai e’ troppo tardi.
Il vero problema che nessuno ha il coraggio di porre e affrontare con la lucidità e la serietà che la complessità presuppone, consiste nel fatto che negli anni decisivi della nostra recente storia, cioe’ tra il 1990 e il 1993, quando, in conseguenza della caduta del comunismo e’ finita ufficialmente la guerra fredda, i comunisti italiani hanno chiesto aiuto (per non accettare la sconfitta ritirandosi dal terreno della Storia e rinunciando quindi ai privilegi fino ad allora acquisiti) e hanno imbarcato Silvio Berlusconi.
O meglio, si sono fatti imbarcare da lui.
La sinistra italiana, oggi, ha una leadership che e’ la stessa degli anni del comunismo, e coloro che hanno avuto responsabilita’ di corruzione nel nome della guerra fredda non hanno mai pagato il loro fido ne’ alla magistratura, ne’ allo Stato, ne’ alla propria coscienza.
Tantomeno al tribunale della Storia.
Berlusconi ha salvato le coop, gli ha tenuto banco, ha salvato tutto l’establishment del vecchio PCI -nessuno escluso- che lo ha ringraziato tirandogli la volata.
Ma Giancarlo Pajetta, allora, disse: no grazie!
Mi ricordo il piu’ “tragico e atroce” comizio al quale abbia presenziato nella mia vita.
Era il 28 giugno del 1990, a Roma, a Piazza del Pantheon. Faceva caldo, c’erano i mondiali di calcio a Roma. Il pubblico sara’ stato si’ e no trenta persone. Io ero uno di loro.
Sul palco due oratori, uno ancora vivo, l’altro morto suicida due mesi dopo: Renato Nicolini e Giancarlo Pajetta. Quest’ultimo, all’eta’ di 84 anni, in splendida forma, tuonava spiegando che stava assistendo “alla nascita della fine irreparabile dell’Italia per la quale tre generazioni hanno versato lacrime e sangue”….spiegava con cifre e nomi che in quei giorni, “colui che purtroppo trasformera’ Mussolini in una pallida smunta copia, e cioe’ Silvio Berlusconi…sta acquistando i voti dei compagni del PCI comperando appartamenti di proprieta’  da regalare con rogiti depositati in Lussemburgo per far votare a favore della Legge Mammi’ sulle televisioni…….”…e Pajetta tuonava e tuonava “….ve lo dice un italiano pulito che ha contribuito a scrivere la Costituzione….i compagni del mio partito si stanno vendendo non soltanto l’anima al diavolo ma stanno vendendo l’anima della nazione…..se Berlusconi andra’ al governo -perche’ questo accadra’- l’Italia finira’ in ginocchio e ci vorranno almeno 50 anni prima che si possa riprendere”.
Venne considerato un pazzo visionario. Un vecchio rimbambito.
Io, a quel comizio c’ero, per caso, in quanto, allora lavoravo come giornalista del quotidiano L’Unita’, diretto da Renzo Foa, poi passato a scrivere su Il Giornale di Berlusconi, con applausi da parte delle stesse persone che oggi sbeffeggiano Scilipoti.
C’e’ una ripresa video della Rai, c’e’ l’archivio a disposizione per chiunque voglia andarselo a guardare.
Quella e’ stata la settimana decisiva della nazione….dal 20 giugno al 30 giugno del 1990.
Berlusconi acquisto’ decine di voti di onorevoli comunisti pagandoli con appartamenti nel centro di Roma, aggiunta di villetta sul litorale laziale piu’ esclusivo e l’aggiunta di 50 milioni di lire in contanti intestati a prestanomi degli onorevoli. E passo’ in parlamento la legge che spiano’ la strada alle televisioni di Berlusconi.  Le persone che presero, allora, i soldi da Berlusconi,  sono le stesse persone che hanno poi gestito la trasformazione del PCI in DS e poi hanno, secondo loro (nella loro mente ottenebrata) "rifondato la sinistra".
La responsabilita’ dell’attuale situazione e’ della sinistra italiana dalla quale, ingloriosamente io provengo, come penso gran parte dei miei lettori.
Non c’e’ stata autocritica, e non c’e’ stato cambiamento.
L’unica rivoluzione politica che si e’ verificata in Italia dal 1993 a oggi e’ stata a destra, ed è quella operata da Gianfranco Fini che ha spazzato via dal proprio partito i reduci parruconi del fascismo e ha aperto la strada alla fondazione di una grande destra liberale nella tradizione di Benedetto Croce, Giovanni Prezzolini, Baslini (il relatore del Partito Liberale Italiano, laico, anticlericale e democratico di destra, che nel 1971 firmo’ e volle l’introduzione in Italia della legge sul divorzio, legge che venne firmata anche dal socialista Loris Fortuna con l’appoggio esterno di una novita’ politica del 1971, una coppia inusuale, Emma Bonino e Marco Pannella).
Oggi, Fini sta mettendo le radici di una forza liberale di destra che si richiama ai valori democratici, conservatori, anti-fascisti, anti-comunisti di una parte vera dell’Italia.
Lui, la sua rivoluzione, a modo suo, l'ha fatta, la sta facendo. Buona fortuna.
Purtroppo, per l'Italia, non la sta facendo la sinistra.
Perche’ il cambiamento di orizzonte nelle prospettive della sinistra posa nelle mani delle stesse persone che tra il 1986 e il 1991 hanno appoggiato, sostenuto e votato Silvio Berlusconi in tutte le sue richieste, ammanettandosi a lui a doppio filo nella gestione e conduzione di affari sporchi.
Basterebbe ricordare che dal settembre del 1990 al marzo del 1993 Silvio Berlusconi ha assunto in pianta stabile circa 500 figli, parenti stretti e amici intimi di alti funzionari del Partito Comunista Italiano, facendoli entrare in tutte le sue aziende che producevano informazione.
Nel 1994, Massimo Boffa, ex giornalista de l'Unità, un professionista di scarsissima levatura, figlio di due storici che avevano lavorato per anni per i sovietici (era il suo unico merito nel suo triste curriculum vitae)  diventava, così dal nulla, capo-redattore di Panorama, lanciando il nuovo modello berlusconiano di fare informazione.
Così come un altro migliaio di figli, parenti stretti e amici, finirono tutti per essere assunti in pianta stabile nei settori strategici delle società di consulenza di comunicazione che lavoravano per Silvio Berlusconi.
Ma, da vili traditori, rimanendo nell’ombra.
Forse, addirittura, in pubblico, criticando chi dava loro da mangiare, foraggiava la loro famiglia e oggi gli garantisce pensioni d'oro.
Quella e’ l’ombra che grava su di noi, oggi.
E da quell’ombra nascono e si sviluppano dense nubi nere sulla nostra nazione.
La mefitica pioggia di corruttela prodotta da Berlusconi e’ figlia del tradimento indecoroso di chi allora tradi’ un’ideologia, un patto con gli elettori, un proprio senso etico interno, la propria coscienza, il sogno di tre generazioni di italiani.
Chi tradì l'Italia, come suggerì con la sua voce tonante il compianto Giancarlo Pajetta.
Trent'anni dopo, ne paghiamo il tragico prezzo.
I traditori corrotti di allora, oggi, in televisione e sui giornali  ci spiegano come stanno organizzando l’opposizione a Berlusconi.
Secondo voi, possono essere credibili?
Propongo un minuto di silenzio alla memoria di Giancarlo Pajetta, che ebbe allora il coraggio di comunicare a viso aperto, in piazza, cio’ che stava accadendo. Conosceva i suoi polli.
Chi l’ha conosciuto sa che era un uomo ostico, dotato di caratteraccio, non facile.
Ma era pulito.
E’ cio’ che manca oggi a noi italiani tutti, sia di destra che di sinistra: una pulizia interiore credibile, verificabile, tangibile, dimostrabile.
Solo chi è pulito può far piazza pulita. Altrimenti è truffa.
Requiescat in pace

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