martedì 12 luglio 2011

la finanza cinese salva l'Italia acquistando in massa i bot all'asta

di Sergio Di Cori Modigliani


Possiamo tirare un sospiro di sollievo.
E' proprio il caso di dirlo.
Chi mastica appena un po' di economia internazionale e di politica nazionale e coltiva nel suo cuore un minimo di responsabilità civile, deve aver trascorso le ultime ventiquattro ore in uno stato di febbrile apprensione.
La verità - da brava etnia borderline come siamo noi italiani- è che alle 10.23 ora locale del 12 luglio 2011 l'Italia ha cominciato a ondeggiare sul filo della bancarotta, con il crollo verticale di sei banche e la paventata notizia che si stava verificando  un terremoto finanziario planetario di tale portata da affondare l'intero sistema occidentale. Come al solito, infatti, nessuno ci aveva spiegato con chiarezza, semplicità e la dovuta fermezza come stessero le cose. Noi ascoltavamo delle cifre che ci sciorinava la televisione e non capivamo nulla.
La verità -economica e piatta- è che la Repubblica Italiana ha un debito complessivo di 1.653 miliardi di euro; che tra le prime 20 nazioni occidentali capitaliste è scesa dalla quinta alla diciannovesima posizione negli ultimi tre anni come competitività, riforme strutturali, produttività, creazione di posti lavoro, flessibilità di mercato, allargamento del consumo interno, fatturato complessivo industriale. Quindi il credito che l'Italia chiede alle banche mondiali -poichè garantito dalla banca centrale europea- viene calcolato non sulla base delle fantasie di Berlusconi, bensì sul rapporto in percentuale tra il Tesoro italiano e quello tedesco, il più solido della fascia euro: superato un certo limite (si chiama forbice) la Banca Centrale Europea "automaticamente" comunica in elettronico di non essere in grado di coprire il debito italiano: tradotto significa che -a differenza della Grecia- nazione piccolina con un debito di soli 250 miliardi, per tamponare la falla dell'economia italiana, il martedi' 12 luglio era necessario "versare" alla cassa almeno 800 miliardi di euro freschi, pena la dichiarazione di insolvenza, l'uscita potenziale dell'euro, il crollo dell'economia italiana con un gigantesco aumento delle tasse interne, strozzatura del mercato e una disoccupazione triplicata quasi subito. Erano venti giorni che la situazione era così.
E intanto il Grande Caimano pensava a come infilare nella finanziaria una clausola per salvare la sua cassaforte di famiglia. Tant'è vero che alle ore 21 di lunedì 11 luglio, nel corso della trasmissione "in onda" su La7, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Daniela Santanchè, ancora sosteneva che bisognava trovare un meccanismo per salvare la fininvest e mediaset; un esempio di assoluta irresponsabilità.
Rimarrà indimenticabile. Per chi vorrà mantenere salda la memoria.

A questo punto, nel corso della notte (tra lunedi' 11 luglio e martedi 12 luglio) devono essersi verificate video-conferenze fiume a cui hanno partecipato i più importanti responsabili finanziari del mondo che davvero conta e una ventina di nazioni. E' probabile -per non dire quasi sicuro- che il Grande Caimano non sia stato uno di quelli. Perchè una delle richieste deve essere stata quella del suo allontanamento, ormai accreditato in tutto il pianeta (Wall Street Journal lo dà per certo entro il 2 agosto). Sono state prese alcune decisioni mantenendo l'extrema ratio di cui nessuno avrebbe voluto usufruire.
E invece è stato necessario.

Ecco che cosa è accaduto:
il governo italiano si è presentato alle ore 9 del mattino ora locale italiana sul mercato internazionale offrendo dei Bot quinquennali per rastrellare sul mercato una "cifra teorica" pari a circa 200 miliardi di euro.
L'offerta è stata messa all'asta sul mercato libero.

Hanno risposto tutti nello stesso modo "con una situazione così conflittuale e con un governo come quello che avete, i vostri bot non ci interessano". Alle 10.23 la borsa valori di Milano perdeva il 5 %, e gli indici annunciavano l'imminente crollo delle dieci più importanti banche italiane. L'asta era fallita. A questo punto -evidentemente si era chiuso un accordo internazionale notturno che (a naso) deve essere stato garantito da Napolitano in persona a nome di tutta la nazione, e merita il nostro ringraziamento per questo- è scattato, in automatico, un evento inatteso. Da quattordici città della Cina sono partite migliaia e migliaia di offerte, tutto in automatico, per complessivi 285 miliardi di euro, "identificando" nei bot italiani, -l'espressione è di un agente di Wall Street- "carne fresca e succosa per ogni speculatore di stazza": tradotto in termini macro-economici voleva dire "l'Italia regge, garantiamo noi".
A Londra hanno detto "Italians got a shoulder" (gli italiani hanno trovato una spalla cui appoggiarsi).
E sono andati tutti appresso.
L'intero mondo finanziario del pianeta.
Tutti ad acquistare bot italiani.
Salve le banche.
Salva l'Inps.
Salvi i nostri risparmi di una vita.
Alle ore 15 a chiusura dei mercati europei, l'Italia era ufficialmente "salva".
Così come lo era l'euro.
La borsa di Milano ha chiuso con un rimbalzo positivo dell'1,5% a differenza del resto d'Europa, perchè alle ore 17 l'Italia è "ufficialmente" molto più ricca del resto d'Europa. Grazie al nostro sponsor: la Cina.

Certo, in termini politici, vuol dire che l'Italia è fuori dall'Europa. Ci rimane ufficialmente. Ci rimane in teoria. Ci rimane tecnicamente. Ecco perchè è una preda succulenta. Ma siamo stati identificati per ciò che, purtroppo, abbiamo dimostrato di essere: incapaci di essere autonomi ed efficienti.
Ci rimaniamo come la prima e poderosa zampata del colosso cinese nella sua invasione dell'Europa.
Sono bastate due ore, senza sparare un colpo di psitola, senza neppure vedere l'ombra di un soldato, per occupare l'Italia e imposessarsene.
Perchè da oggi, la Cina, possiede nel suo tesoro personale una massa di bot italiani tale per cui in qualunque momento -nel caso si dovesse presentare all'incasso- può determinatre il fallimento economico del paese.
Siamo sotto schiaffo perenne.

Che cosa avrà chiesto in cambio la Cina, io non lo so.
Certamente lo sa molto bene Emma Marcegaglia, la quale, è probabile a denti stretti e con gli occhi gonfi di pianto dalla rabbia repressa, deve aver ingoiato più di una amara pillola.
Che cosa avrà ottenuto la Cina, io non lo so.
Me lo posso immaginare.

So soltanto che la colpa al 100% è dei 60 milioni di cittadini della Repubblica Italiana.

Hanno voluto vivere alimentando il loro immaginario di culetti televisivi e slot machines, votando mascalzoni e arraffoni sapendo che erano mascalzoni e arraffoni sia a destra che a sinistra che al centro; hanno voluto dar credito a una classe dirigente neppure in grado di dirigere il traffico nel cortile di una scuola elementare, sapendo ciò che erano ma pensando che ci si piazzava, che si piazzava nostra moglie, nostro marito, i nostri figli, amici, amanti, parenti stretti, rubando perchè tanto lo fanno tutti, non pagando le tasse perchè tanto nessuno le paga e ogniqualvolta ci si trovava davanti a un qualche ostacolo scegliere di farsi rappresentare, aiutare e sotenere da un sindacato corrotto, da un membro di qualche partito, da un funzionario, da qualcuno "che conta".
Ma il capitalismo è -per sua definizione- anarchico e privo di ideologia: contano i numeri.
E i numeri ci hanno condannato.

Da oggi, siamo una colonia cinese.
Per il momento invisibile.

E' il risultato di un modello di vita che ha sostituito nell'ultimo decennio la vanità, il narcisismo, la volgarità, il presappochismo, l'egoismo fazioso della sinistra e quello fazioso della destra, dei laici e dei credenti, dei settentrionali e dei meridionali, al posto dei valori esistenziali della legalità, della cultura, del lavoro, della solidarietà.
E' colpa nostra.

E' colpa di tutti noi. Nesuno escluso.

Essere testimoni della svendita della nostra bella nazione è un evento doloroso e davvero tragico per chiunque, nel proprio cuore, abbia mai avuto e provato un sincero e profondo innamoramento per questa zolla di terra dalle alpi al canale di sicilia.

Dare la colpa alla destra o alla sinistra, ai laici o ai credenti, ai leghisti o ai meridionalisti, è perdente e fuorviante. E' un falso.

Abbiamo dimostrato di essere un'etnia superficiale, che ha scelto la gozzoviglia alla elaborazione del pensiero.
Ne paghiamo le dolorose conseguenze.

E' così -la Storia insegna- che nella storia dell'umanità alcuni imperi hanno preso il sopravvento su altri imperi.

Per recuperare un briciolo di dignità nazionale e poter mantenere quel po' di spazio delle nostre merci, prodotti e cultura, che da sempre abbiamo prodotto, è necessaria una rivoluzione comportamentale interiore.

L'eclissi del Grande Caimano non è nè bello nè brutto.
Era semplicemente inevitabile.
E' solo una questione di giorni, ormai.

Ma riprendersi non sarà facile. Nè a breve termine.
E dipende soltanto da ciascuno di noi.

La maggior parte dei connazionali non  ha neppure capito che cosa sta accadendo.

Conoscendoli, penso che alla maggior parte neppure interessi più di tanto.

Purchè tra venti giorni possano portare l'amante alle Seychelles, magari con un ennesimo fido rilasciato da una filiale di una banca cinese compiacente.

L'italiano non è poi tanto difficile da mettere sotto.

Come diceva Ennio Flaiano: "Essere italiani: che grande perdita di tempo e che spreco inutile di talento!"

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