giovedì 30 giugno 2011

Nicola Di Bari, Peppe Voltarelli e Roberto Saviano trionfano a Buenos Aires


di Sergio Di Cori Modigliani

Nicola Di Bari si è trasferito a Buenos Aires.
Quantomeno lì ci starà fino alla fine del 2011.
E non è da solo.
Insieme a lui, un collega, Peppe Voltarelli, che ha fatto la stessa scelta.

Questa sera (ore 5 di domani mattina in Italia) nel celebre teatro Coliseum di Buenos Aires, Nicola di Bari inizia il suo tour argentino (ha già fatto il tutto esaurito nelle pre-vendite). Dopo queste serate in giro per il paese, ritornerà a Buenos Aires dove gli argentini gli produrranno un nuovo disco ed è intenzionato a trascorrere "quantomeno di sicuro i prossimi sei mesi" nella nazione sudamericana.
Idem per Peppe Voltarelli, anche lui molto amato e conosciuto in Argentina.

"E' stato davvero incredibile accorgersi dell'incredibile amore che c'è in Argentina per gli artisti italiani, soprattutto per quelli merdionali" ha dichiarato Voltarelli "e aggiungerei soprattutto per quelli calabresi, non sapevo che, praticamente, Buenos Aires è una provincia lontana della mia regione. Stare qui è una esperienza entusiasmante, unica. Sembra di vivere un sogno".

"L'amore è uno zingaro" è una delle canzi più amate dagli argentini che riconoscono in Nicola Di Bari un interprete originale del folk italiano di tradizione storica, mentre i più giovani amano Voltarelli e soprattutto l'autore delle musiche dell'Opera "Medea e la luna" (in Italia quasi sconosciuta) alla quale pubblico e critica, nel 2010, hanno attribuito un enorme successo accogliendola con enorme favore.

Vivarelli ha inoltre firmato  la colonna sonora originale del film "Tatanka" di Giuseppe Gagliardi (nel quale compare anche come attore) film tratto da un racconto di Roberto Saviano che ha come protagonista il pugile di Marcianise Clemente Russo è prodotto da Margherita Film e Minerva con l'aiuto di rai Cinema e distribuito da Bolero in 200 sale cinematografiche nel 2011, raccogliendo in Italia una tiepida accoglienza e passando del tutto inosservato.

Distribuito, invece, in Argentina e Chile, "Tatanka" ha ottenuto un enorme successo di pubblico, soprattutto tra i giovani che oggi adorano sia Roberto Saviano che Peppe Voltarelli.

A modo suo, il made in Italy ancora risce ad aprirsi i mercati.

Forse non è un caso che, oggi, lo fa con due artisti che, per loro confessione, si sentono, ma per davvero,
degli italiani esuli in patria.

Buona fortunaa entrambi.

Tattoo Expo apre a Napoli

di Sergio Di Cori Modigliani


Si apre a Napoli, dal 1 luglio la Mostra internazionale di "Tattoo Expo”, convention organizzata dall’Associazione Napolindelebile e da Micromutazioni, -all'internao della Fiera del mediterraneo, dedicata alle nuove e molteplici espressioni artistiche del contemporaneo, legate ai mondi della bodyart e della bodymodification, che vengono raccolte, ibridate e riproposte nella cornice ludica della fiera, realizzando una vera e propria festa dei mondi paralleli e alternativi.

Tatuaggi



Vi parteciperanno circa 140 tatuatori di professione, artisti di consolidata fama professionale a livello mondiale che vengono dai più disparati luoghi del globo; basti pensare addirittura a una nutrita pattuglia di tatuatori che vengono dal Vietnam e dal Senegal. Tra  i tanti stand allestiti per l’esposizione e la vendita di gioielli, gadget, forniture professionali, gli appassionati del genere potranno assistere anche agli spettacoli di bodyart dei Mutant Suspension Squad e del Lucio DDT Art o partecipare al workshop dedicato alle modificazioni corporee tenuto dagli esperti Riccardo Melito, GP, Mariona Huertas e Lukas Zpira.

Non poteva mancare all’interno della manifestazione il Tattoo Contest, concorso fra i tatuaggi più belli realizzati dai migliori tatuatori presenti in fiera, selezionati da giudici di settore.


Emanuela Bottone è la curatrice della mostra collettiva "Kaos" alla quale partecipano moti e diversi giovani artisti contemporanei. Enzo e Marco Ramaglia, invece, presentano "Artisti in vetrina" occasione per giovani ancora sconosciuti di potersi affacciare al emrcato tentando la sorte.

Si potrà approfittare dell'occasione per assistere dal vivo alla performance degli artisti dell'Airbrush show del Mediterraneo, che propongono Body Painting Live, Nail art demostrations, Live custom Painting, Airbrush Action on Stage ed ospitano due artisti del calibro di Giorgio Guazzi ed Alberto Ponno con i loro dipinti iperrealisti che ingannano l'occhio dello spettatore come fossero delle vere fotografie.


Da non mancare assolutamente per i patiti, i fans e i cultori di quest'aspetto dell'esistenza.

Giornalista pugliese si impicca nell'impossibilità di accettare la propria situazione di precariato lavorativo.

di Sergio Di Cori Modigliani


I fatti:

Pierpaolo Faggiano, giornalista, pugliese, collaboratore de "La Gazzetta del Mezzogiorno", obbligato dalla crisi economica attuale  ad accettare l'umiliante e perdurante condizione del precariato giornalistico, si è suicidato qualche giorno fa perchè non riusciva più a gestire l'umiliazione derivante dalla propria condizione lavorativa.  Si è impiccato a un albero del giardino del condominio dove abitava, ospite di sua madre, all'età di 41 anni. I fatti si sono svolti nel brindisino. Nella lettera lasciata a sua madre si leggono i motivi della sua disperazione: una delusione amorosa e la precaria ignobile condizione lavorativa.

Un atto d'accusa contro l'Ordine dei giornalisti e contro l'attuale sfruttamento della condizione di lavoro dei giornalisti in Italia.

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Con "profonda pena personale" il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ha espresso il proprio cordoglio dell'Assemblea pugliese alla famiglia del giornalista suicida per la mancanza di prospettive occupazionali. "Di precariato si vive male, anzi si può anche morire", ha detto estendendo all'Assostampa pugliese sentimenti di accorata partecipazione. "Merita rispetto la tenacia delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi che resistono in Puglia e non vogliono incamminarsi nei viaggi verso il Nord e l'estero alla ricerca di lavoro. Merita però anche risposte. E' indispensabile - per il presidente Introna - che le Istituzioni si facciano carico nel loro complesso di interventi che possano determinare condizioni di occupazione certa e dignitosa per i giovani, all'altezza dell'impegno che la società ha chiesto loro per qualificarsi e laurearsi".

Il Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana ha ricordato con un minuto di silenzio il collega. Il Consiglio ha fatto proprio il comunicato dell'Associazione della stampa di Puglia. "Drammi umani come questo - si legge in una nota del sindacato dei giornalisti - ripropongono in tutta la loro tragica attualità i problemi del precariato diffuso, che priva di ragionevoli certezze sul futuro umano e lavorativo migliaia di giornalisti".

L'Ordine dei giornalisti della Puglia esprime il "più profondo e sentito cordoglio per la scomparsa del collega che si è tolto la vita - afferma in una nota il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Puglia, Paola Laforgia - in un momento di profondo dolore il nostro primo pensiero va alla famiglia, agli amici e ai colleghi che hanno lavorato al suo fianco. Questo gesto, però, non può non indurre una riflessione di tutti sulla situazione di incertezza che coinvolge il mondo del lavoro in generale e quello giornalistico in particolare". 
 

Questa sera, alle ore 20.30, ci sarà a Roma una fiaccolata in ricordo del collega.

Un gesto esistenzialmente disperato, il suo,che ci auguriamo induca a delle riflessioni.

Non è certo un caso che la professione del giornalismo E' L'UNICA PROFESSIONE NELLA REPUBBLICA ITALIANA SULLA QUALE NON VIENE MAI PUBBLICATO UN RIGO NE' VIENE MAI DESTINATA UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA.

Travolti dal proprio narcisismo e dai loro super-stipendi, sia a destra che a sinistra, sia nel settentrione che nel meridione, sia nelle grandi città che in provincia, i grandi papaveri che controllano e cavalcano il mondo mediatico seguitano a vivere, prosperare e lucrare sfruttando le idee, il lavoro, l'energia e l'opera dell'ingegno di migliaia e migliaia di colleghi, travolti e strarvolti dal precariato e dal bisogno, i quali accettano di sottoporsi a uno sfruttamento schiavistico che è vergognoso e scandalosamente primitivo per una società che intenda definirsi come "civile".

Il gesto estremo di Faggiano è semplicementen la punta dell'iceberg di una situazione esplosiva in questo paese, con l'agghiaciante paradosso di non poter contare su una esposizione mediatica, nè a destra nè a sinistra.

Certamente, da Michele Santoro a Giuliano Ferrara, da Marco Travaglio a Vittorio Feltri, da Luca Telese a Bruno Vespa, da Simona Ventura a Concita de Gregorio, non può giungere alcuna sollecitazione per aprire un confronto sullo stato vergognoso di schiavismo dei professionisti con competenze, merito e decenni di anni di anzianità di servizio. Vorrebbe dire, per loro, aprire un fronte di luce sullo stato di perdurante privilegio nel quale vivono alle spalle dei tanti schiavi che consentono loro di prosperare. Per ogni milione di euro che ogni cosiddetta "firma" guadagna esistono centinaia di migliaia di fior di professionsiti che oggi vivono in uno condizione di reale indigenza al di sotto della soglia di povertà.

Onore a Faggiano.

Che il suo gesto possa servire a qualcosa.

Per tutti noi che, qui, sulla iniqua terra italiana, seguitiamo ogni giorno a combattere la nostra battaglia, con l'augurio di non emulare il suo atto e di non soccombere al peso dell'annichilimento quotidiano della nostra professionalità acquisita in decenni di esperienza consolidata. Su su colleghi: diamoci da fare per denunciare l'obbrobrio nazionale.

Che riposi in pace.

mercoledì 29 giugno 2011

Esplode la polemica in Toscana: "esiste la cultura porno"?

di Sergio Di Cori Modigliani

In Toscana infuria la polemica sul PD e la federazione di Pisa.
A San Miniato per la precisazione.

Ecco i fatti, nudi e crudi (è proprio il casi di dirlo).

La segretaria comunale del più importante circolo culturale del PD pisano, nota per essere considerata una bravissima attivista politica, è stata scoperta -e quindi la vicenda è diventata pubblica- nella sua passione segreta, quella di fare l'attrice porno.
Nonostante sul set indossasse una mascherina, è stata riconosciuta.
Il suo sito su facebook è stato inondato di messaggi. Lei ha confessato ed è stata costretta alle dimissioni.

L'immagine che vedete in bacheca l'ha diffusa lei, è una scena da un suo film.

«Penso che abbia capito di aver commesso una leggerezza, ma la speranza adesso è che non ne risenta la sua vita privata. Anche se non sarà facile», ha dichiarato Simone Giglioli, capogruppo del Pd in consiglio comunale a San Miniato (Pisa).

La ragazza non aveva cariche all’interno dell’amministrazione comunale, ma la voce che avesse partecipato alle riprese di un film porno amatoriale girava da tempo fra gli abitanti della cittadina.
«Sapevamo che si parlava di questa cosa a San Miniato e dintorni - ammette Giglioli - anche se speravo che non venisse fuori. Personalmente temevo che questo fatto avrebbe messo in difficoltà il partito, ma ormai la frittata è fatta. Era da tempo che non la vedevamo più - racconta - perchè si era dimessa per motivi personali, credo a causa della preparazione e della discussione della tesi che ha portato a termine con successo di recente».

I frequentatori delle feste democratiche della zona descrivono la giovane «con idee e iniziative politiche interessanti, caratterialmente esuberante, ma che non aveva dato nessun segnale di poter arrivare a tanto».

Il PD è stato attaccato sotto accusa di essere moralista e bacchettone.
E in Toscana sta infuriando la polemica locale, con i consueti e immaginabili risvolti boccaceschi.

In realtà, penso che il risvolto non sia boccacesco, bensì penoso.
Il fatto che una donna (e sono a favore della loro esistenza, della loro sacrosanta libertà di esercitare quel mestiere se lo scelgono e a loro fa piacere) occupi un incarico di responsabilità politica -addirittura culturale- e ritenga la sua carica compatibile con l'esercizio della pornografia attiva come attrice hard, mi induce a tragiche riflessioni sul dibattito culturale in Italia.

Già l'espressione "cultura del porno" lo considero un falso ideologico.
Non esiste la cultura del porno.
Esiste la Cultura ed esiste il Porno.
Appartengono a due universi distinti che non hanno nulla da condividere l'uno con l'altro.

Ritengo, inoltre, segno e segnale di un tempo e di una società decadente e decaduta il fatto che un'attivista, la quale si occupa di cultura politica e -fatto ancora più grave- di politica della cultura, ritenga "normale" fare anche l'attrice porno, e mi sembra penoso il fatto che  il suo atteggiamento venga considerato "una leggerezza" dai dirigenti del partito. Non è una leggerezza.

E' la trasposizione inconscia incorporata -in questo caso in campo piddino- dell'idea che una qualsivoglia persona che occupa un incarico politico o riveste una carica pubblica può tranquillamente dedicarsi ai propri vizi, perversioni o lati oscuri, pensando che quest'attività sia irrilevante con la pratica politica pubblica.

Non c'entra il moralismo. Bensì la morale.
Anzi, la Morale.

C'è stato addirittura chi ha "osato" sostenere alla direzione centrale del PD a Firenze che "la cultura del porno ha una sua dimensione oggi vasta e non va sottovalutata".

Ripeto, a scanso di equivoci: non esiste la cultura del porno.

Esiste il Porno.
Esiste la Cultura.

Altrimenti dovremmo proporre la laurea honoris causa a Ruby.

Chi si occupa di cultura, che si occupi di cultura, con competenza e merito.
Il sesso non è una competenza culturale, e neppure un merito.

Lo è, caso mai, nella vita privata. Non dovrebbe mai esserlo in quella pubblica.

Altrimenti, se si accetta il principio che esiste "la cultura del porno" e va trattata la materia come se fosse una cultura da studiare, seguire, dibattere e parlarne, le università e i centri di ricerca diventerebbero dei bordelli.

Difendiamo la Cultura da chi la vuole abbassare, decontestualizzare e avvilire.

Se una donna vuol fare l'attrice porno, che lo faccia: la sua libertà deve essere salvaguardata.
Ma sappia che, così facendo, deve rinunciare a qualsivoglia carica pubblica e politica.

O no?

La profezia di Lilly Gruber

di Sergio Di Cori Modigliani

Qualche sera fa, sulla rete telvisiva La7, nel corso della sua consueta trasmissione alle ore 20.30, la giornalista Lilly Gruber, una brava professionista nota per il suo aplomb incrollabile, in un impeto istintivo che -lo si è capito- le è venuto proprio dal cuore, rivolgendosi a una importante personalità politica intervistata ha detto: "Ma se le cose seguitano ad andare così, la gente finirà per presentarsi col forcone sotto i municipi".

E' accaduto a Parma città, ieri e stamattina.

Il motivo: sono stati arrestati diversi dirigenti della giunta comunale presieduta dal sindaco Vignali (Pdl) in alleanza con l'Udc, per corruzione, concussione, estorsione, rivelando un quadro tragico e delinquenziale della gestione della cosa pubblica in una città che un tempo era centro civile e propulsore della cultura e dell'industria italiana.

Gli indagati e gli arrestati hanno negato ogni addebito e il sindaco li ha sostenuti. A quel punto si è reso obbligatorio, quantomeno, una riunione speciale del consiglio municipale. Ma i cittadini erano già in piazza.

La gente si è irritata, ha chiesto un confronto con il sindaco che è stato negato.

Il Consiglio comunale è «saltato» subito dopo la discussione di alcune interpellanze iniziali. E' mancato il numero legale: hanno risposto all'appello 17 persone su 41. C'erano il sindaco Pietro Vignali, i consiglieri dell'Udc, il consigliere Carmelo La Mantia; sui banchi dell'opposizione sedeva soltanto Marco Ablondi (Prc), mentre gli altri gruppi hanno fatto sapere di non voler garantire il numero legale se non sarà la maggioranza a farlo.
Nella maggioranza non si sono presentati 9 consiglieri; alcuni sono arrivati quando il Consiglio era già stato annullato per mancanza del numero legale.
Il capogruppo Zannoni ha parlato anche di "problemi di parcheggio" per chi stava arrivando.
Lo ha riferito all'esterno e la gente si è imbestialita.

Circa 500 persone hanno assediato l'ingresso del comune, la polizia è intervenuta caricando i cittadini e il sindaco è scappato via da una uscita secondaria sull'automobile di un'amica.

In serata il sindaco ha detto che non si dimetterà, semplicemente perchè "un gruppo di facinorosi lo chiede".

Dal quadro presentato dai magistrati risulta che l'intera maggioranza consiliare taglieggiava gli imprenditori sottoponendoli a una continua vessazione "operando nelle forme e nella sostanza come un vero e proprio racket di professionisti della delinquenza organizzata".

Non c'entra la mafia siciliana, la 'ndrangheta calabrese nè la camorra napoletana.
Erano tutti settentrionali locali, membri di ottime famiglie del parmense.
Abituati a definire i meridionali "terroni", così avevano vinto le elezioni.

La giunta adesso è chiusa e la città freme. Le persone sono imbestialite.

I "forconi della Gruber" cominciano a farsi vedere

Nasce la concorrenza a Facebook: la farà Google

Google è sceso in campo.

Hanno deciso di far da concorrenza a facebook ed è senz'altro un temibile concorrente, non vi è dubbio.
Dal prossimo autunno, il più importante motore di ricerca sul web lancia il suo personale social network che si chiamerà "Google +" andandosi a situare esattamente nel segmento di mercato occupato da usuari feisbucchiani.

Quale sarà la differenza?

1). Tracce e spunti. Questi saranno i veri punti di forza del nuovo network sociale per chi lo usa come strumento di informazione e lavoro. Vi sarà la possibilità di poter avere accesso a qualunque tipo di link nel web approfittando della imbattibile potenza di Google search.

2). A coloro che lo usano soprattutto per questioni personali e per contatti individuali, Google + consentirà uan selezione automatica basata su interessi comuni che consentirà di restringere la propria cerchia facendone quindi un  uso selezionato qualitativo. Molto discriminante. Praticamente un club privato al quale nessuno, al di fuori di quello specifico gruppo, può avere accesso.

3). Per chi ama la videochat un sistema avanzato che passa attraverso skype che consentirà anche l'esercizio del multiuso.

4). L'inserimento automatico mobile nelle schede dei telefoni per portarselo sempre appresso, favorendo gli utenti Android.

Attualmente è ancora in fase di test e chi vuole  può tentare di essere inserito nella fase  sperimentale chiedendo di essere invitato alla sperimentazione. La sperimentazione avviene, infatti, soltanto per invito.
Ecco il link per avere accesso e provare a farsi invitare:


: http://www.google.com/+/learnmore/

Facebook aiuta ad acciuffare due assassini.

E' morto poco fa, dopo tre giorni di agonia, un musicista italiano di 29 anni, in seguito al pestaggio violento perpetrato ai suoi danni a Via dei Serpenti, nel rione Monti, nel centro della città di Roma.

Ecco i fatti: qualche sera fa, il musicista, insieme ad altri tre suonatori, era uscito dal locale dove di solito suonava. Erano circa le 2 di notte. Un vicino di casa è uscito dal suo appartamento con una frusta in mano urlando frasi sconnesse, sostenendo di essere esasperato per il rumore proveniente dal locale, perlatro adibito e in regola per consentire di far musica fino a quell'ora.

Ha cominciato a urlare chiamndo i passanti. Sono arrivate altre due persone che hanno aggredito i musicisti, alcuni dei quali sono fuggiti via terrorizzati.

La vittima è stata selvaggiamente picchiata con calci e pugni alla testa finchè non è stramazzata al suolo, entrando subito in coma.

C'erano diversi testimoni che si sono rifiutati di rilasciare cmmenti e non hanno deposto per paura.

Ma l'ufficiale di polizia accorso sul luogo dell'efferato omicidio ha lanciato un tam tam su facebook, che è stato raccolto. E in pochissime ore -garantiti dall'anonimità del mezzo- almeno dieci persone hanno fornito accurate descrizioni e dettagli tali da consentire l'arresto dei due assassini (che hanno confessato).

Si tratta di due ragazzi di 21 nni di età, romani, di razza caucasica (cioè bianchi di pelle e cittadini italiani, tanto per intendersi) che gestiscono un bar a Via dei Serpenti. I due si sono difesi sostenendo che era arrivato il momento "di dare una lezione a chi viene da un altro quartiere a fare soldi nel rione Monti".

No comment.

Una volta tanto, facebook è servito in maniera molto veloce ad assicurare alla giustizia due criminali, e non soltanto come passatempo per tutti noi.

«Alla famiglia della vittima e ai suoi cari va il cordoglio e tutto l'affetto dell'amministrazione capitolina per quanto accaduto. Ci auguriamo che la giustizia possa fare il suo corso, con condanne esemplari a coloro che si sono macchiati di questo insulso delitto, che risultano agli atti avere già precedenti penali. Ringraziamo gli utenti di facebook e il social network che ci ha dato la possibilità di scovare i colpevoli e arrestarli dopo poche ore dall'ignobiloe delitto», ha detto il delegato alla Sicurezza di Roma Capitale, Giorgio Ciardi.

Triste ma vero. Tempi duri per tutti.

martedì 28 giugno 2011

Esce in Spagna, Usa e America latina l'ultimo film di Jess Franco

di Sergio Di Cori Modigliani

Lui, il regista, si chiama Jess Franco. In Spagna, Usa e in tutto il continente americano è un mito.
E' appena uscito il suo ultimo film "la casa de las mujeres perdidas" (la casa delle donne perdute) un delizioso melange di generi diversi, in cui il regista mescola l'horror ironico con effetti speciali volutamente ridicoli e a bassissimo prezzo, con la sua consueta firma che garantisce il suo inossdiabile amore per atmosfere erotiche di sapore letterario.

In Italia nessuno lo conosce, tranne Romina Power.
Nato nel 1950, Jess Franco ha prodotto, diretto e distribuito circa 35 film.
Nel 1988 ha fatto esordire come protagonista Romina Power in un ruolo molto hard, in un suo film dal titolo volutamente ridicolo "Casalinghe divertite in cerca di noia" un film altamente erotico in cui preannunciava il cinismo degli anni'90 e in cui raccontava la storia di un gruppo di donne che avevano una vita divertente (e tanti orgasmi) ma rinunciano a tutto per sposarsi con orrendi maschi di potere multimiliardari, condannando se stesse a una noia perenne e garantita.

Jess Franco ha girato negli anni'70 cinque film con Klaus Kinski, nei primissimi anni '80 un film con Jack Nicholson ed è oggetto di autentica venerazione di culto. Ha sempre rifiutato di lavorare per l'industria cinematografica, sia quella di Hollywood che quella europea. I suoi film se li produce da sè, lui scrive la sceneggiatura, gira, fa il montaggio, l'editing, le musiche e anche la fotografia del manifesto  che pubblicizza il suo film (l'immagine che vedete in bacheca è per l'appunto quello del suo ultimo film).

Un autore onirico e visionario, una sintesi tra Tinto Brass e Milan Kundera con una spruzzata di Fellini.

I suoi film sono tutti a un doppio livello, perchè inserisce corposi dialoghi letterari -alcuni addirittura tratti dai più famosi romanzi della letteratura latino-americana- molto seri, sferzanti, che toccano aspetti delicati e profondi dell'esistenza, accompagnati da immagini erotiche spicciole e davvero roboanti.

Lo consiglio a tutti i grandi amanti del cinema.

Da non perdere per chi ama il cinema culto.

Cercatelo su internet e scaricatevelo. Oppure, avete un'ottima scusa per andare in Spagna.

Lì, lo proiettano dovunque.

Buon divertimento

La visione di Italo Calvino e il Pinguino Sognatore

di Sergio Di Cori Modigliani

Vivere o sopravvivere?

Un quesito, questo, fino a poco tempo fa (diciamo 50 anni fa) del tutto estraneo alle culture del mondo occidentale. Tutte le nazioni, etnie, gruppi, società, geograficamente sistemate dalla California a Mosca puntavano tutte le proprie energie in una consapevolezza collettiva che ci si ingegnava per "migliorare la qualità della vita"; anche in Urss e nei paesi del blocco orientale, nonostante la gravosa cappa del comunismo di Stato e la spada di Damocle dell'olocausto nucleare.
Poi, lo sfruttamento delle risorse energetiche del pianeta hanno alzato il livello di consapevolezza generale fino alla soglia lmite alla quale, pericolosamente quanto superficialmente, ci stiamo avvicinando sempre di più.
Il pianeta -cioè, noi specie umana che lo componiamo- si è reso conto, si sta rendendo conto, che se non si attuano alcuni dispositivi immediati, ben presto la razza umana, tutta, nessuno escluso, si troverà immersa in uno stato primitivo regredito: si ritorna a lottare per la sopravvivenza. Come accade ai più disgraziati in gran parte del continente africano. Invece di europeizzare l'Africa con il benessere diffuso, stiamo africanizzando l'Europa con la disperazione esistenziale.

La partita mondiale, dunque, la si gioca tutta su questo quesito neo-amletico:
è possibile sottrarsi a questa angosciosa prospettiva e ritornare a pensare che dobbiamo vivere, investendo energie sulla qualità della vita e non soltanto sulla sopravvivenza?

In Italia la situazione è molto pesante.
Ormai cominciano a capirlo in molti. Le persone responsabili, tutte.
Rimangono ancora delle sacche di ingenuità e di incoscienza narcisista, nonchè di alcune frazioni di delinquenti -tipo quelli che mentre il Titanic affondava cercavano di portarsi via gioielli e danaro contante senza accorgersi che si stavano immergendo in un abisso ghiacciato- ma la collettività generale ha ormai incorporato un senso di inquietudine, come dinanzi a qualcosa di gravosamente ineluttabile.

E' necessario (per poter aspiare a ritornare a vivere) alleggerirsi.

Senza leggerezza, non c'è vita.
E la leggerezza è il pensiero creativo, è la Cultura. E' l'Arte.
La grande truffa mediatica consiste nell'identificare la cultura e i suoi processi formativi come un evento "pesante" perchè pedante e noioso: ma questa è l'interpretazione degli ignoranti, per l'appunto.

Soltanto una società leggera pensa a vivere e soltanto una società leggera pensa alla sua qualità.

Ci conforta il pensiero di Italo Calvino e le sue splendide lungimiranti analisi scritte in "lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio" datate 1985 quando stava andando a Harvard per leggerle.

"Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca".
Splendida visione: basterebbe paragonare la pesantezza del bunga bunga alla leggerezza aerea di una ballerina classica ispirata da Delibes per comprendere il valore di quest'affermazione.

E ancora, sempre Calvino:
"Per affrontare la precarietà dell'esistenza tribale e combattere quindi contro siccità, malattie, influssi maligni, lo sciamano risponderà annullando il peso del suo corpo, trasportandosi in volo in un altro mondo, in un altro livello di percezione, dove può trovare le forze per modificare la realtà....così come le streghe volavano di notte sui manici di scope e anche su veicoli più leggeri come spighe o fil di paglia".

Ben vengano, quindi, sciamani e streghe. E' ciò di cui abbisogniamo per alleggerirci.

Tutto ciò per introdurre una riflesione nata da un evento della realtà di cui avevo parlato qualche giorno fa.
Ricordo brevemente la notizia: un pinguino (vivono soltanto nell'antartide ghiacciata) per la prima volta nella storia ha nuotato per 4500 chilometri, è approdtao su una spiaggia assolata della Nuova Zelanda, la spiaggia di Pek Pek, e in perfetta salute è stato scoperto e immediatamente aiutato da zoologi ed esperti di biologia marina. Io l'avevo definito "il pinguino sognatore".
Avevo evocato l'idea romantica e leggera che il pinguino volesse conoscere un altro mondo, perchè curioso.
Chiacchierando con due studiosi di cui mi fido, sia per la loro competenza che per intelligenza (un biologo e un antropologo) ho capito, invece, che stiamo assistendo a un evento pressochè unico nella Storia: un potenziale salto evolutivo.
L'interpretazione degli studiosi, infatti, è quasi unanime: "è molto probabile che questo pinguino rappresenti un salto evolutivo rispetto al milione di suoi compagni. Ha "geneticamente" registrato il fatto che, in seguito allo scioglimento della calotta polare dell'Antartide, entro cinquant'anni, moriranno tutti e scompariranno. Lui è l'avanguardia. E' venuto a vedere se è possibile adattarsi a un nuovo ambiente. Presto, riteniamo ne arriveranno altri: i più forti, si intende, quelli in grado di non soffrire di nostalgia per aver abbandonato il branco e in grado di nuotare per 5000 chilometri senza problemi. Dovrebbe farci riflettere".

C'è qualcosa di più leggero e armonioso di un pinguino -il più pacifico tra tutti gli animali- che voga sfruttando le onde dell'oceano per andare a raggiungere uan spiaggia del sud come fece Paul Gauguin quando abbandonò ricchezze e privilegi per andare a dipingere i nativi?

la riflessione ruota intorno a due concetti:
A). Gli animali cominciano a comprendere che il pianeta rischia di fottersi. E i più lucidi cercano una salvezza.
B). Chi vuole salvarsi e vuole avere una vita, deve avere il coraggio di lanciarsi in una avventura che il branco considera folle, irrealizzabile, impossibile, insostenibile. Ma è necessario fare il salto.

Alleggeriamoci.

Seguiamo il consiglio di Italo Calvino e del "pinguino sognatore".

Meglio Carla Fracci di Ruby.

Chi riesce a sentirlo dentro di sè, sta sulla buona strada per vivere.

Di sicuro sopravviverà alla insostenbile pesantezza dell'essere italiani, oggi.

La nostalgia del futuro: il Sud America in espansione

di Sergio Di Cori Modigliani

Mi manca l'Argentina.
Mi manca Buenos Aires.
Un po' difficile, forse, da comprendere per un italiano.
Quando si dice Argentina, in Italia si pensa ai gauchos, al calciatore Messi, alla squisita carne, al ballo del tango, alle pampas sterminate e ai pinguini. La cosa finisce lì.
Sono rientrato in Italia circa un anno fa, dopo una permanenza a Buenos Aires durata un anno e mezzo. Quando gli amici mi scrivevano mi chiedevano "ma che stai a fa' laggiù? Balli il tango?".
Io non sapevo mai che cosa rispondere.
Era un po' come se uno, dalla Corea del sud, scrivesse a un amico che da un anno sta a Roma e gli chiedesse "ma che cosa fai lì, mangi i bucatini all'amatriciana tutto il giorno?"
Forse, c'è anche qualcosa d'altro.
Due anni e mezzo fa sono andato in Sud America per essere presente a una mostra dei miei quadri.
Pensavo che ci sarei rimasto due mesi al massimo.
Ce ne sono voluti diciotto, prima che riuscissi ad andarmene via ritornando in Italia.

Un giorno -ero lì da qualche settimana- è entrato in galleria il regista de "Il padrino", Francis Ford Coppola. Gli ho chiesto come mai stesse a Buenos Aires, se stava per caso girando un film.
"Io qui ci abito. Ho comprato casa dietro l'angolo. Questa è l'ultima città al mondo, oltre a Berlino, dove esiste ancora l'arte visiva e la letteratura. Sa, di questo ci nutriamo noi registi cinematografici".
Dopo un mese, una sera, è entrato Al Pacino, che sei mesi fa ha sposato una scrittrice argentina.
Anche lui si è trasferito a vivere a Buenos Aires.
Non sono gli unici.

Dopo sei mesi che stavo lì ho visto i manifesti per strada che annunciavano l'inizio della Fiera Internazionale del libro. Durata: 15 giorni. La  più lunga tra tutte. 179 nazioni partecipanti. Italia, unica nazione -tra quelle importanti- a non aver partecipato; si vede che i consulenti super pagati dell'industria editoriale che conta si erano dimenticati di riferire alla sezione marketing che la lingua spagnola, scritta e parlata, dopo il cinese, è la lingua più diffusa nel pianeta terra: la parla e la legge un intero continente, un importante pezzo d'Asia e un paese europeo membro dell'euro, circa un miliardo e mezzo di persone.
Alla Fiera del libro circa un migliaio di scrittori argentini hanno venduto la media di circa mille copie del loro ultimo romanzo venduto.

A Buenos Aires, nel 2009 hanno aperto i battenti circa 1.250 librerie indipendenti e il volume di affari relativi alla vendita di libri è in continua espansione.

E' l'unica città al mondo d'occidente dove esiste e resiste e persiste la cultura del caffè letterario.

Soltanto nella città di Buenos Aires abitano circa 2500 scrittori di professione che vivono piuttosto bene grazie ai proventi dei loro scritti, delle loro conferenze, dei loro laboratori di scrittura.

Soltanto nel quartiere di Palermo e di San Telmo hanno aperto circa 500 gallerie d'arte nell'ultimo anno con un volume d'affari complessivo (due quartieri di una città) pari a quello realizzato in tutta la Repubblica Italiana nell'ultimo triennio.

Esiste la più importante scuola di psicoanalisi del mondo.

L'investimento nella ricerca scientifica è aumentata del 154% rispetto al biennio precedente.

Paese cattolico molto praticante e devoto, ha varato la legge sul matrimonio per i gay diciassette mesi prima di New York.

Sono cinque anni che regolarmente il governo riesce a pagare la propria quota di debito al Fondo Monetario Internazionale.

Eppure, noi, qui lo consideriamo Terzo Mondo.

Ogni anno, a Buenso Aires, si girano circa 500 film, di cui una ottantina tutti argentini. Vengono distribuiti in tutto il mondo, soprattutto Usa, Asia, Spagna e l'intero continente americano. Fanno tutti profitto.
In Italia non ne è arrivato neppure uno negli ultimi cinque anni.

Sta fiorendo una industria della moda prodotta soltanto con tessuti eco-sostenibili che provengono da aziende agricole a produzione bio-integrata: hanno ormai raggiunto il 73% dell'agricoltura nazionale.

Dall'Europa ci sono prenotazioni fino al 2015 per le dodici cliniche private dove eccellenti medici argentini lavorano a pieno ritmo.

In Italia chiudono ci cinema. A Buenos Aires li aprono. Così le librerie. Così i centri culturali.

I sei più importanti docenti di filosofia, psicologia, economia aziendale, marketing internazionale dell'Università Sorbonne di Parigi sono andati a Buenos Aires a fare delle conferenze nel 2009 e nel 2010, ma non sono venuti in Italia.

Ancora "sentono" dentro, gli argentini, un senso di inferiorità rispetto al "primo mondo" che saremmo noi italiani, che lì abbiamo prosperato contribuendo a produrre ricchezza, lavoro e cultura.
Ma sempre di meno.

Basterebbe ascoltare con scrupolosa attenzione ciò che dice Enrique Mejia Campos, importante economista argentino (insegna anche a Harvard, in Italia neppure lo conoscono) "In alcuni paesi dell'Europa occidentale si è verificata una tragedia economica di insospettate dimensioni epocali che prosegue nel suo trend, peggiorata dal perdurante falso ideologico di cui le popolazioni sono vittime: hanno fatto creder loro che sono in presenza di una crisi economica. Non è così. Non c'è nessuna crisi nè in Italia, nè in Spagna, nè in Portogallo, nè in Francia. E', invece, l'inizio di un ciclo storico durato cinquecento anni. E' l'inizio di una decadenza epocale. Dal punto di vista macro-economico è paragonabile soltanto alla crisi verificatisi in Europa intorno al VI secolo d.C. quando crollò l'Impero Romano d'Occidente. Difficilmente riusciranno a invertire la tendenza. Cercando di tappare un buco pensando che ci sia una falla, mentre si tratta di una voragine, non contribuerà certo a un risanamento in tempi brevi".

Noi insistiamo nel considerare gli argentini come dei selvaggi con la piuma in testa bravi a produrre calciatori, ballerini di tango e una manciata di pinguini in antartide.

Non è così.

Non a caso, gli ultimi indici statistici elaborati dall'osservatorio dell'Unesco rivelano che gli argentini -rispetto agli europei occidentali- sono, nel 78% dei casi "più felici, risolti, ottimisti ed equilibrati".
"Sono un paese proiettato verso il futuro" sostiene il Fondo Monetario Internazionale.
Che anche quest'anno gli ha rinnovato la fiducia.

Senza fare tanto clamore.
Senza dirlo in giro.
Senz'altro meno ricchi di noi, molto ma molto molto meno ricchi.
Ma non per molto.

Forugh Farrokhzad

di Sergio Di Cori Modigliani


E' la più grande poetessa persiana moderna.
Si chiama Forugh Farrokhzad.
E' nata nel 1935 a Teheran, in Iran ed è morta nel 1967 in un incidente automobilistico.

Oggi si celebra il 76esimo anno della sua nascita.

Ribelle, scomoda al regime, la sua scrittura racconta le esperienze intime di una donna che affronta i severi e spietati giudizi morali e religiosi della società in cui vive.

In Italia, è stato pubblicato un suo libro: "E' solo la voce che resta". Aliberti editore.

Ecco alcuni brani delle sue meravigliose poesie:


"Noi,
ci contaminiamo con i nostri respiri
con le virtù della felicità,
ci fa paura il mormorio del vento
ci fa impallidire l'arrivo delle ombre del dubbio
nel giardino dei nostri baci
ci fa tremare sempre lo spavento del crollo
mentre è in festa il castello di luce".


"Ahimè, noi siamo felici e quieti
ahimè, noi siamo tristi e silenti
felici perchè innamorati
tristi perchè l'amore è maledetto"



"Guarda
come il dolore
goccia a goccia
si scioglie nei miei occhi
e la mia ombra, oscura e indocile
si fa schiava del sole
guarda
è tutto il mio essere
che precipita.

Una scintilla
mi rapisce
mi solleva
mi cattura
guarda
tutto il mio cielo
si riempie di stelle cadenti"

"Io,
conosco una piccola triste fata
che abita in un oceano
e suona, dolcemente,
il suo cuore in un flauto magico.
Una piccola triste fata
che muore di notte con un bacio
e rinasce all'alba con un altro bacio".

Le parole che avvelenano: come salvaguardarsi dalla loro patologia.

di Sergio Di Cori Modigliani

Viviamo in un mondo fatto di parole e immagini.
I più forti, i più liberi, i più forniti di strumenti individuali di cultura e di stabilità psicologica, sono in grado di sapersi difendere dal massiccio bombardamento quotidiano -e istantaneo- dei messaggi che arrivano, perchè riescono a discriminare le informazioni in entrata e le cancellano "mentalmente" prima che sgocciolino dentro di noi, penetrando nell'interno della nostra mente e -così facendo- portare a termine il compimento della cosiddetta informazione: in-formare, ovverossia: formare dentro la testa di ciascuno di noi l'emergere di bisogni falsi, desideri incontenibili e risposte automatiche a impulsi esterni.

Viviamo in un mondo di parole perchè siamo fatti di parole.
"Al 75% siamo composti di acqua, per il resto un ammasso di parole: i curiosi sono quelli che vogliono decifrarle e capirne il senso".
Così, circa quarant'anni fa, il grande studioso del linguaggio e della società di massa, Prof. Noam Chomski, definiva l'uomo sociale inserito nell'attuale cultura delle merci.

Chi riesce, quantomeno, a identificare nelle parole, nelle frasi, negli slogan, negli input, nei continui messaggi cui siamo sottoposti dei codici di riferimento, riesce a salvaguardarsi, ha la possibilità di comprendere meglio la realtà che ci circonda, e quindi è più libero di effettuare delle scelte consone alla propria natura libera.

Nella maggior parte dei casi, viviamo immersi in una melassa di falsi ideologici costanti e continui, il cui fine dichiarato consiste nell'ottundere e nascondere le verità individuali per esaltare dei falsi collettivi.

E così si affermano alcune frasi e/o parole e/o immagini che finiscono per organizzare l'immaginario collettivo, creando il consenso necessario per vendere un prodotto, distribuire merci inutili, spingere ad un voto inconscio per questo o quel candidato.

Basterebbe sotolineare (e pensarci su riflettendo sul suo Senso recondito) a una frase che non ha rivali, non ha concorrenza e non è neppure pensabile poterla, non dico contestare, ma quantomeno discuterla.
La destrutturazione di una frase e la conseguente analisi del suo impatto su di noi, serve a farci capire che cosa c'è dietro e può essere un fondamentale viatico per salvarci la vita.

Perchè chi vedrà e saprà, vivrà.
Contrariamente a ciò che il potere vuol far credere, saranno i colti a salvarsi.
Quelli veri, si intende.
Perchè sono immuni. Quindi sono i più pericolosi.
Non è un caso che, in quota percentuale, sono attualmente i più esposti all'attacco frontale da parte di chi esercita il potere, garantito dall'esercito dei suoi esecutori, scelti in modo tale da essere per lo più persone e personaggi di intelligenza minore, di livello culturale molto basso, di ferocia caratteriale. E' il corrispondente in una società avanzata e ricca come l'Italia delle truppe d'attacco libiche alle quali i generali "regalano" il diritto allo stupro e alla tortura.

Oggi scegliamo una frase, una sola, sulla quale vi invito a riflettere a lungo.
Per chi intende salvarsi dal falso collettivo.

la frase è la seguente, banale, quanto lineare:

"La stagione politica del berlusconismo".

Una frase davvero elementare, sintetica, essenziale. Usata da tutti, dalla Santanchè a Vendola, nessuno escluso. Il solo fatto di usare questa frase, è la garanzia automatica per il premier che il suo potere si auto-alimenta e prospera perchè funziona come un software automatico.
In realtà questa frase è un falso ideologico.
Dà per scontato che il "berlusconismo" sia una "interpretazione politica" della realtà: non lo è.
Ne è il suo azzeramento. ben altra cosa. Anzi: ne è l'opposto.
Dà per scontato che sia per l'appunto "una stagione", ovverossia una porzione molto vasta nella meteorologia interna di ciascuno di noi, che viene incorporata dalla mente -in maniera inconscia- come un fattore eterno. Come per l'appunto le stagioni: non lo è.
Il berlusconismo non è una stagione. è una epidemia sociale. Ben altra cosa.

La  frase ripropone l'iimpossibilità di avere un altro leader che non sia Berlusconi, al punto tale da aver coniato un neologismo per identificare il suo costantemente surreale comportamento, e le persone finisono per incorporare -inconsciamente- l'idea che il "berlusconismo" sia una categoria dello spirito italiano.
Non è così. Il "berlusconismo" non esiste nella realtà. E' una "invenzione mediatica". Non è reale.
Ben altra cosa.

In termini teorici delle comunicazioni, la parola "berlusconismo" viene definita "una IMAGO" ovverossia "un fantasma evocativo che ha la funzione di far emettere nel cervello degli impulsi e delle onde elettromagnetiche automatiche che rispondono a sollecitazioni pre-determinate". Usando questo termine, si dà per scontato che si parla di un fenomeno cooptato nella Storia d'Italia, che appartiene a tutti, maggioranza e opposizione (l'appartenenza dello schieramento è irrilevante) riconfermando la sua eternità. Ma è soltanto una "parola".
Niente più di questo. E' vuota. Non ha Senso. Perchè non rappresenta una caratteristica genetica del popolo italiano, non ne rappresenta un simbolo culturale, non sintetizza delle esigenze reali, non interpreta dei bisogni evolutivi della etnia italiana, non ha alcun riferimento a un'idea collettiva, non rappresenta neppure degli specifici ceti sociali economici.
Il "berlusconismo" è una patologia sociale, non una idea politica.
Ben altra cosa.

Non è un caso che l'unica persona in tutta la Repubblica Italiana che ha avuto il coraggio di emettere una perfetta diagnosi su Silvio Berlusconi, spiegando chi è e spiegando che cosa "non è il berlusconismo"  è stato il Prof. Mauro Mancia, uno psichiatra, specializzato in neurofisiologia del comportamento umano, e neurofisiologia patologica. Lo ha fatto nel 2002. Pochi lo hanno ascoltato. Fortunato chi gli ha dato retta.

Tant'è vero (e come vedete è davvero elementare comprenderne e coglierne il Senso ultimo e sottostante) la frase è nata nel momento in cui, Silvio Berlusconi, una ventina di anni fa, insieme al suo gruppo di associati è riuscito a compiere un atto rivoluzionario; hanno capovolto i termini della realtà: hanno preso "la politica del mercato" (ovvero il dibattito sulle questioni utili per tutti: lavoro, professione, casa, mobilità sociale, pensioni, salari, investimenti, ecc.,) e l'hanno rovesciato nel suo opposto "il mercato della politica". In tal modo hanno prodotto una infezione che ha presto contagiato l'intera classe politica e imprenditoriale, nessuno escluso.

Odiare Berlusconi, parlarne male, aggredirlo, attaccarlo, è perdente, inutile, dannoso, fuorviante.
Più lo si odia e lo si attacca tanto più si conferma la sua esistenza e resistenza.
Bisogna prima comprendere, e poichè viviamo in tempi di comunicazioni di massa, operare usando le armi dovute.

Personalmente, ogni volta che qualcuno, parlando con me, usa il termine "berlusconismo" oppure "la politica del berlusconismo" io contesto questo uso e rispondo "ma il berlusconismo non esiste".
Infatti, non esiste. Vorrebbero che esistesse. Ma non è.
E' un gruppo di persone che hanno trovato un meccanismo funzionante e vincente (per loro) la cui condizione prima -necessaria e sufficiente- consisteva nell'infettare la spina dorsale della nazione.
Il vaccino c'è. E funziona. Basta pensarci su, riflettere e non farsi incantare dalle parole.

Dobbiamo curarci da una malattia, di cui il bunga bunga, le ragazze facili, l'elenco delle sue ville, eccetera eccetera, non sono altro che funzioni della IMAGO, elementi che confermano e riconfermano l'idea che il "berlusconismo" esiste. Mentre invece non è.
Si tratta di un gruppo di persone, senz'altro molto capaci, intelligenti, dotate di mezzi e senza nessuno scrupolo etico o morale, che esercitano una gestione della vita collettiva.
Bisogna, quindi, sottrarsi.
Identificare i codici e disinnescarli.
Basta prednere atto che ci siamo ammalati. Tutti. Viviamo in un perenne stato di ipnosi dal quale -per chi vuole ritornare a essere sano- bisogna pur scrollarsi per svegliarsi.

Prova ne è che dei 123 post che ho pubblicato negli ultimi due mesi, questo è stato il meno letto, il meno commentato, il meno seguito, il meno cliccato, il meno discusso. Avevo messo come immagine di accompagnamento il viso di Noam Chomski, un genio della comunicazione, che ha dedicato uno studio comparato a Berlusconi.

Oggi, invece, lo ripropongo con l'immagine di infermierine sporcaccione.
Mi andava che qualcuno lo leggesse.
Tutto qui, per oggi.
Buon martedì.

lunedì 27 giugno 2011

"Un vero bordello professionale", così i magistrati, Rinviati a giudizio per sfruttamento della prostituzione Mora Fede e la Minetti

di Sergio Di Cori Modigliani.

Hanno deciso di farlo a porte chiuse, senza gionalisti, quindi, senza pubblico, senza clamore.
Per evitare lo show e parlare di Legge.
E così, all'interno dell'aula, nella sede del tribunale di Milano, il procuratore aggiunto Pietro Forno e il sostituto procuratore Antonio Sangermano, comparendo davanti al gup Maria Grazia Domanico, hanno chiesto  la richiesta di rinvio a giudizio per Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.

 I tre sono stati formalmente accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, per il caso Ruby.

L'aspetto interessante consiste nella presentazione del caso, di cui se n'è parlato in tutte le salse nei mesi precedenti. Ma come sappiamo, ciò che conta è quando si arriva alla resa dei conti e si entra nella stanza davanti ai giudici competenti. Tutti uguali davanti alla Legge.

"Si trattava di un vero e proprio bordello, organizzato in maniera strategica, funzionale, effettiva e perfettamente funzionante con ruoli distinti e prdeterminati" ha sostentuto l'accusa.

Hanno spiegato, i magistrati, che i tre accusati si erano divisi i compiti e sono stati quindi identificati tutti e tre come un anello della catena "di organizzazione a delinquere ai fini di praticare lo sfruttamento della prostituzione".

Lele Mora era "un arruolatore" ovverossia colui che trovava le ragazze "fresche" sul mercato con l'esca di trovar loro un lavoro nella televisione e nel mondo dello spettacolo.

Poi c'era "il fidelizzatore", Emilio Fede, il quale doveva "valutare" l'affidabilità della persona scelta, controllare il "valore della merce acquisita" e stabilire dopo un colloquio preliminare se la ragazza era disposta a partecipare degli incontri "dove ogni cosa era possibile e la domanda da parte di Emilio Fede era: sei disposta a tutto?" 

Infine, Nicole Minetti, definita "un'organizzatore economico-logistico" ruolo confermato da diverse intercettazioni telefoniche nel corso delle quali è proprio lei stessa a farsi vanto di questa categoria professionale. Lei contrattava, stabiliva i compensi, chiudeva gli accordi, andava a prendere le ragazze a casa con auto blu pagate dallo Stato e le portava a casa del premier. Dopodichè era sempre la Minetti che si metteva in contatto con dei "segretari pagatori" dai quali riceveva il compenso in contanti che poi distribuiva alle partecipanti. 

I tre sono stati rinviati a giudizio, con l'aggravante per la Minetti di essere un rappresentante legale di funzione pubblica in quanto consigliere regionale della Lombardia.

"Un bordello efficiente e costruito con professionalità strategica".
Così è stata definita l'attività.

Se ne riparla l'11 luglio.

Farmsville, Cityville, Mafia Wars, Roman Empire e adesso.......VATICAN WARS

di Sergio Di Cori Modigliani

Chi non ha mai giocato almeno una volta a Farmsville, Cityville, Mafia Wars, Roman Empire, Texas Holdem, alzi la mano.
E’ arrivato un nuovo gioco il cui nome è già tutto un programma: “Vatican Wars”.
E’ il nuovo gioco sociale su facebook.
Realizzato dalla SGR Games viene lanciato sul network dei feisbucchiani e sta già scatenando delle polemiche destinate a finire, ben presto, in parlamento. C’è da scommetterci.
Veniamo alla sintesi e alla trama del gioco:
I giocatori si dividono in due gruppi: Templari (la destra conservatrice) e Crociati (liberali progressisti). La sfida avviene intorno ad aspetti e problematiche di attualità politica all’interno del mondo cattolico italiano, tipo: matrimonio tra gay, aborto, il ruolo delle donne nel clero,ecc.
Dal punto di vista tecnico, il funzionamento del gioco è simile a quello di Mafia Wars: missioni da compiere, punti esperienza ed è necessario percorrere il cammino dal primo livello base (ordinazione) fino al massimo (Papa).
E’ necessario fare sondaggi tra i seguaci e partecipare al conclave.
Tutta la struttura del gioco ruota intorno alla lotta tra i cardinali per far vincere uno schieramento o l'altro eleggendo un Papa che appartiene alla propria squadra, impedendo che la squadra avversaria ne elegga uno suo.
Gli autori del gioco sostengono di aver parlato con autorità ecclesiastiche le quali hanno dato il loro assenso divertendosi anche. Da fonte ufficiale della sala stampa del Vaticano, invece, giunge la notizia che Vatican Wars è considerato blasfemo, satanico e ha provocato un enorme fastidio “anche e soprattutto nelle alte sfere”.
Comunque sia buon divertimento ai patiti dei video-games da social network.

Staremo a vedere quel che accade.

domenica 26 giugno 2011

Posano nude per attirare l'attenzione e denunciare la discriminazione.


Il 26 Giugno del 2011 pubblicavo un post su questo blog, sostenendo il calcio femminile e auspicando un sostegno da parte dei media nel nome della parità di genere. Fu un post che mi procurò dolore e anche alcune grane. Venni insultato a piene mani da diversi giornalisti e -per motivi che ignoro- soprattutto dal pubblico femminile.
Non riuscii mai a comprendere le loro motivazioni.
Oggi, è tutto un altro dire.
Faccio uno strappo al mio essere schivo e anche un po' timido e mi dichiaro orgoglioso di ricordare a me stesso di essere stato l'unica persona attiva nel mondo dell'informazione web e dei bloggers ad avere sostenuto l'irruzione delle calciatrici nel mondo sociale che conta, quello della realtà
Non quello dei social.
Se si è pazienti e si attende con calma, la realtà tangibile ti finisce sempre addosso.


di Sergio Di Cori Modigliani

26 Giugno 2011

Inizia questa sera, in Germania, il campionato mondiale di calcio femminile.
E’ un grande evento sportivo, e va da sè che l’impatto sul pubblico è minore rispetto al campionato mondiale maschile. Ma per I tedeschi, gli americani e gli inglesi non è proprio così. Lo è per italiani, spagnoli, francesi, portoghesi e sudamericani –tutte le culture latine- e guarda caso proprio quelle dove il calcio maschile è sentito con maggiore vigore.
E’ una grande festa dello sport che nessun media, nessuna televisione italiana (e nessun blogger nostrano) ha enfatizzato o neppure accennato.
Nel nostro paese, sempre sensibile a qualsivoglia polemica, anche di minimo rango, relativo agli eventi più marginali della quotidianità, nessuno ha neppure osato emettere qualche commento a proposito della decisione presa tre settimane fa da cinque componenti della squadra femminile di calcio tedesca, le quali hanno scelto di posare nude su Playboy per pubblicizzare l’evento.

“Noi vogliamo attirare giovani donne, il nostro obiettivo è mostrare quanto sia bello il nostro sport e quanto la pratica del calcio giocato sia compatibile con la femminilità e quanto le calciatrici possano essere delle brave atlete senza per questo essere considerate meno erotiche o meno femminili” ha dichiarato Kristina Gessat centravanti del prestigioso club Bayern Munich, una delle calciatrici che ha posato su Playboy “siamo ghettizzate in una nuvola di pregiudizi e molte di noi vengono schivate e discriminate proprio perché siamo calciatrici. Non è certo un caso se nessuno vuole parlare di noi, nonostante dei 900 mila biglietti a disposizione per le partite ne siano stati venduti già 800 mila. Amiamo il calcio, siamo belle come le altre ragazze, e pretendiamo di essere trattate alla pari. Io sono orgogliosa di essere un’atleta e se per far pubblicità a questo bellissimo sport bisognava passare per Playboy, ben venga. E’ stata una nostra scelta e la difendiamo”

Alla conferenza stampa che si è svolta a Berlino non c’era nessun giornalista italiano. Non c’erano neppure gli spagnoli nè I brasiliani o gli argentini o i portoghesi. Le cinque atlete che hanno posato per Playboy sono state contestate ma la responsabile della FIFA è stata molto esplicita al riguardo. “Ogni atleta ha il diritto di presentare se stessa come vuole” ha detto Tatjana Haenni, della federazione russa “per non parlare del fatto che nella nostra federazione non esistono scandali legate alle scommesse, non esiste corruzione. E poi, lasciatamelo dire: arrivando in treno alla stazione di Milano si esce all’aperto e ci si imbatte in un gigantesco cartellone pubblicitario nel quale si vede il grande calciatore David Beckham disteso su un canapè praticamente nudo con indosso soltanto un minislip che reclamizza Giorgio Armani. Nessuno ha avuto niente da ridire. E osate attaccare noi perchè cinque belle ragazze che tutti prendono in giro perchè hanno dei bei solidi polpacci hanno voluto mostrare la loro bellezza posando nude su Playboy? Siete un branco di ipocriti, questa è la verità”.

Possiamo darle torto?

Salutiamo quindi l’inizio del campionato mondiale dei calico femminile che si apre in Germania.

Peccato che non avremo la possibilità di vederlo in televisione.
In Italia nessuno ha acquistato i diritti.

Ci tenevo soltanto a ricordarlo sul mio blog.

Arriva in Italia il Chromebook Samsung Google system

di Sergio Di Cori Modigliani

Finalmente è giunto in Italia il Chromebook di Samsung che è dotato di  equipaggiamento operativo Chrome 5 di Google.
E’ un netbook avanzato che si accende e diventa efficace in 10 secondi invece dei consueti 45 secondi di un “normale” netebook e dei 4 minuti di un notebook.
Si chiama "Chromebook Samsung Google"
Chiunque sia interessato a questa nuova meraviglia hgih-tech, sappia che lo può acquistare soltanto on-line, per il momento, accedendo all’apposito sito Pixmania.com (il costo si aggira intorno ai 390 euro)

Il sistema operativo derivato dall'omonimo browser di Google offre un ambiente di lavoro tutto nuovo. Non più file memorizzati in locale bensì tutti i documenti, le preferenze, gli archivi e le impostazioni personali sono nel cloud, all'interno dei servizi made in Mountain View ma anche nelle web application che si appoggiano a Chrome come se fosse una piattaforma.
Una rivoluzione, per gli utenti abituati ad avere a che fare con il desktop, le cartelle e i file salvati sul disco fisso.

Infatti, il portatile, basato su processore Intel Atom N570 dual core a 1,66 GHz con 2 GB di memoria, necessita soltanto di una connessione stabile e costante al Web e non immagazzina nulla nel hard drive
Per questo dispone di connettività Wi-Fi di serie e, a partire dalla seconda metà di luglio, è previsto anche un modello 3G (449 euro). Così non si perde mai la linea: Internet è il motore di Chrome OS così come di tutte le applications che si possono installare dal Web Store.

Con questo prodotto, Chromebook Google aprono la strada a quella che gli esperti considerano lo scalino successivo dell'evoluzione tecnologica nel campo della comunicazione digitale: il cloud, cioè "la nuvola" che andrà a sostituire il sistema web (la rete): non più ricerca di inter-connessioni attraverso i ragni che costruiscono le fila da un link all'altro, bensì una "nuvola" perenne, ovvero una immediata e costante presenza in simultanea di tutte le application che, volta per volta, l'utente ha bisogno di avere sotto mano per comunicare, lavorare, sintonizzarsi.

E' nato il "Pinguino Sognatore". Una mutazione inattesa del pinguino imperiale.

di Sergio Di Cori Modigliani

Sembra una favola, e invece è la realtà della cronaca.
Un giovane pinguino imperatore ha “perso” la strada ed è finito a 4.000 chilometri di distanza da casa sua, trovando un nuovo habitat in cui vivere e ambientarsi.
I pinguini imperatori sono una specie animale che vive “esclusivamente” nell’Antartide argentina. Sono circa un milione di esemplari disseminati sulle banchine perenni di ghiaccio. Lì nascono, vivono, prosperano e muoiono. Al massimo –quando nuotano per andare a prendere i pesci di cui si nutrono- raggiungono una distanza di circa due chilometri dalla banchina dove sosta il branco.
Questo qui, invece, è un “pinguino curiosone”  una mutazione, forse, evoluta.
(la specie, in verità, è inesistente, il nome l’ho inventato io adesso, ma mi piace l'idea ndr.) perché è finito a 4.000 chlometri di distanza ed è approdato nelle calde spiagge dei tropici del sud, nella lontanissima Nuova Zelanda.
Ecco i fatti:  qualche giorno fa, Jacqueline Simms Hubbard, una signora neo-zelandese, stava facendo una passeggiata con il suo cane Lucky a  Peka Peka Beach, un’assolata spiaggia nel sud della Nuova Zelanda. Con vivo stupore ha visto passeggiare sulla spiaggia un “pinguino imperatore” (la donna aveva una minima conoscenza zoologica e sapeva quindi che i pinguini vivono esclusivamente in Antartide) che stava soffrendo perché aveva caldo ed era molto assetato. Ha preso il cellulare e ha chiamato subito la guardia costiera. Essendo nota per essere una persona sana di mente, la guardia ha chiamato i responsabili del laboratorio di biologia marina che si trovava a pochi chilometri di distanza ed è arrivata una equipe di specialisti.
«I pinguini di solito mangiano ghiaccio, che si fonde nell'organismo e quello è l'unico liquido che ingeriscono. Lui avrà mangiato sabbia bagnata senza rendersi conto che non si scioglie e ha cominciato ad accusare una grave sofferenza», ha spiegato un esperto, Colin Miskelly del New Zealand Museum "Ora però sembra ben ristabilito perchè gli abbiamo portato subito qualche tonnellata di ghiaccio che si è ingurgitato con avidità davvero soddisfatta. Continua ad attrarre ogni sorta di attenzioni. Gruppi scolastici visitano la pittoresca spiaggia di Peka Peka in cui si è sistemato, troupe Tv lo filmano e i turisti scattano foto. D'accordo con tutta la comunità abbiamo deciso di chiamarlo Pek Pek. Chissà se ne varrnno anche altri. Di lui, sappiamo soltanto una cosa: per motivi scientificamente inspiegabili, ha perso la rotta".
Secondo me, Pek Pek si è stufato del solito tran tran. Aveva sentito da qualche balena che esistevano spiagge dove faceva caldo e la vita era una gran pacchia perchè non c'era nessuno, e così si è avventurato, da solo nell'Oceano Pacifico. E' il primpo pinguino al mondo ad essersi allontanato così tanto dal branco.
Le autorità di protezione della fauna hanno deciso che la natura segua il suo corso. «Nel nostro ambiente naturale si trova bene. Sembra in buona salute e ben alimentato, e potrebbe non aver bisogno di un altro pasto per diverse settimane», ha detto Peter Simpson, capo zoologo e responsabile del Department of Conservation della Nuova Zelanda "Il piccolo di appena 10 mesi si è probabilmente messo in acqua diversi mesi fa in cerca di calamari e deve aver perso l'orientamento tra i banchi di ghiaccio. Potrebbe aver contratto delle malattie, nuotando in climi più caldi, e potrebbe introdurle nell'isolata colonia di pinguini imperatore in Antartide, quindi non lo riporteremo in Antartide. Qui gli garantiremo la sopravvivenza e un nuovo habitat. Per il momento è diventato la star della piccola comunità di Pek Pek. E' il cittadino più famoso al mondo del più lontano continente della Terra, quello australe".

Tanti auguri Pek Pek.

sabato 25 giugno 2011

Reka Nyari pubblica "Femme fatale: 200 immagini erotiche"

di Sergio Di Cori Modigliani

Ieri sera, 23 giugno, a New York, Reka Nyari ha presentato il suo primo libro “Femme Fatale-Fotografie erotiche”..
La giovane fotografa è stata salutata da una enorme folla di tifosi, soprattutto donne, che si è assiepata nel night club ‘Kissme n Fly’ (baciami e vola via) a Meatpackings, in una località della California..

“Sono molto contenta di essere riuscita a pubblicare il mio primo libro di immagini erotiche” ha dichiarato l’autora e fotografa, una profuga iraniana arrivata in Usa dieci anni fa “lo dedico soprattutto alle donne. Sono immagini erotiche di donne scattate da una donna. E’ il mio sentire e gustare il senso della libertà che nel mio paese non è possibile godersi. Spero che il pubblico sia soprattutto femminile, questa è davvero una cosa alla quale ci tengo molto”

Alla festa hanno partecipato amici personali e rappresentanti delle associazioni di diritti civili persiani in esilio. Alcuni piuttosto imbarazzati, si sono sciolti nel corso della serata, rendendosi conto che sponsorizzare con la propria presenza un vernissage di fotografie erotiche poteva, comunque, essere “anche” un buon veicolo per parlare della situazione in Iran.

“Io non mi occupa di politica e non ho mai voluto partecipare ad associazioni, cortei, manifestazioni” ha dichiarato Reka Nyari “sono un’artista e ho sempre amato fare fotografie erotiche, forse perché sono fondamentalmente una esibizionista repressa. Non avrei mai il coraggio di farmi fotografare e quindi fotografo. Fa parte della mia libertà. Ci tenevo ad avere i miei amici e connazionali persiani e ho volutamente invitato anche quelli più conservatori per far loro comprendere che, al di là delle ideologie, se non esiste libertà nell’arte e se non esiste libertà espressiva e se non esiste libertà sessuale, tutto il resto è nulla. A me interessa l’espressione artistica. In Iran è vietata dal regime. Ci tenevo che si sapesse. Spero che le mie 220 immagini piacciano a tutti”.

Reka Nyari è la prima artista di fede mussulmana a pubblicare nel mondo un libro di fotografie erotiche in cui compaiono immagini femminili

C'è la camorra dietro gli scugnizzi, sostiene de Magistris. E Zaia risponde: Napoli non va aiutata per nessun motivo

di Sergio Di Cori Modigliani

Due giorni fa avevo pubblicato un post dando la notizia –avuta da fonte certa e attendibile da napoletani che in città ci abitano- relativa al fatto che gli scugnizzi che tiravano i sacchetti di spazzatura contro i passanti e le automobili, erano, in realtà, manovalanza pagata dalla mafia. Mi attendevo i consueti commenti di tragico ma vero, che vergogna, poveretti, ecc, e questi commenti sono puntualmente arrivati.
Se ne sono aggiunti altri, però, di napoletani amici feisbucchiani che sostenevano non fosse vero, che erano invenzioni mediatiche, che si trattava di reazioni popolari spontanee contro il velleitarismo di de Magistris.
Qui c’è qualcosa che non funziona.
Penso che non sia mai accaduto nella storia della Repubblica che un sindaco venga contestato venti giorni dopo essere stato eletto, dopo dieci giorni che la sua giunta si è insediata.
 In un paese come l’Italia, ahimè, noto per la sua totale inefficienza, stimola alcune riflessioni.
Che io non farò. Le lascio all’intelligenza e alla curiosità dei lettori.
Qui di seguito, riporto, invece, le dichiarazioni ufficiali rese nelle ultime ore dai protagonisti della tragica vicenda, senza aggiungere ulteriori commenti.
Penso che sia il modo migliore di fare informazione
Ciascuno è libero di trarne il giudizio che ritiene opportuno.
''E' evidente che c'e' una regia dietro i roghi e i blocchi stradali. E che la camorra e' nemica di questa giunta''. lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris  alle ore 11.30 di sabato 25 giugno 2011 ''Con il piano ambientale della Giunta  quello che e' stato il businees dei rifiuti a Napoli si interrompe definitivamente. Chi accende i roghi e' gente che non ha a cuore questa rivoluzione ambientale. So che la camorra ci ostacolera'. E' quello che sta facendo in città''.

''Qualunque cittadino - ha spiegato De Magistris - sa che i roghi producono diossina, quindi un pericolo certo per la salute. Il rifiuto diventa speciale e ci vogliono diversi giorni per raccoglierlo. Ogni istituzione deve mettere in campo tutte le energie per verificare cio' che e' accaduto, verificare se ci sono rischi, responsabilita', se c'e' qualcuno che si mette di traverso. La magistratura, faccia i suoi accertamenti''.

''I cittadini si devono indignare ma devono essere fiduciosi perche' noi puntiamo a rendere la citta' di Napoli autonoma. E' quanto ho detto al ministro, al governo, al prefetto e a Caldoro. Oggi abbiamo bisogno non di una carita' ma di quanto prevede la legge  noi puntiamo a superare la necessita' dell'aiuto degli altri perche' stiamo lavorando per creare un ciclo di rifiuti davvero rivoluzionario. Non vi è dubbio alcuno che dietro questi ragazzini si agita lo spettro della camorra che vede venir meno una fonte di guadagno che si era assicurata negli anni.''.



Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha detto alle ore 20.30 del 24 giugno:'
'Per la Campania il Governo sta studiando un provvedimento serio''.
"La situazione" ha proseguito il ministro, ''ha assunto proporzioni e problematiche che impongono un intervento capace di indicare una soluzione chiara, ancorche' straordinaria e provvisoria, per il trasferimento dei rifiuti in altre regioni. Una esigenza che e' stata colta dalle opposizioni che ne hanno fatto oggetto di una iniziativa legislativa parlamentare. Sono convinta che Napoli debba in tempi ragionevoli raggiungere l'autosufficienza nel ciclo dei rifiuti e per questo le istituzioni locali, governo regionale, provincia e comune, devono impegnarsi con la massima incisivita'''.

"Oggi", ha concluso la ministra, ''e' nostro dovere responsabile affrontare una situazione che potrebbe presentare, se non adeguatamente e sollecitamente risolta, profili preoccupanti anche sotto il profilo della sanita' pubblica; siamo alla vigilia di un'emergenza sanitaria assoluta''.



L'on. Antonio Di Pietro ha dichiarato sabato 25 giugno alle ore 11.30:
''Bene ha fatto la Procura di Napoli ad aprire un fascicolo processuale per verificare le ipotesi di reato. Se qualcuno non fa il proprio dovere, per colpa o per dolo, e' bene che sia assicurato alla giustizia. Il sindaco di Napoli ha le mani legate, se non c'e' un provvedimento del Consiglio dei Ministri e se non c'e' un supporto da parte della provincia di Napoli e della Regione, cosi' come di tutte le altre regioni italiane, non ha possibilità di muoversi''.