venerdì 30 settembre 2011

La Marcegaglia propone il suo Manifesto: vuole applicare nella realtà le richieste della BCE per cercare di salvare il salvabile. Ecco i dettagli

di Sergio Di Cori Modigliani

Rinfreschiamo un attimo la memoria a breve, tanto per capirci. Ed evitare fraintendimenti qualunquistici.
I lettori ricorderanno come, intorno al 10 agosto (circa quaranta giorni fa) quando la classe politica si trovò, all’improvviso, a far ritorno dalle vacanze per affrontare l’emergenza economico-finanziaria, ci fu un gran parlare a proposito di una “fantomatica” lettera inviata al governo italiano a doppia firma BCE, cioè monsieur Trichet, e il suo annunciato successore Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia. La lettera –definita “privata”- venne interpretata da Bossi a modo suo (“l’Europa ci vuole strozzare ma la Padania farà resistenza: se l’Italia va giù, la Padania va su: la strada è la secessione e nella kermesse circense di Pontida minacciarono, insultarono, proclamarono, senza alcun riferimento alla realtà, ma specificando che non intendevano “seguire i diktat tedeschi”. Dal canto suo, l’opposizione, rappresentata da Bersani, disse e pubblicò con toni trionfalistici: “La lettera parla chiaramente: l’Italia è stata commissariata, togliendo ogni autorevolezza al governo. Berllusconi se ne deve andare”. Tutti gli altri esponenti politici, al seguito, chi dietro Bossi, chi dietro Bersani. Insieme, nella loro totalità, commentavano la “fantomatica” lettera, definita “privata”.
E’ andata come sappiamo.
Gli italiani se la sono bevuta, mugugnando, protestando in maniera becera e qualunquista, urlando al complotto, al disastro. Ne hanno dette e scritte di tutti i colori.
Il resto d’Europa (nel senso di BCE, governo tedesco e francese) rimase attonita e allibita nell’accorgersi che l’atto più decoroso ed elementare mai pensato –una lettera aperta “ufficiale” per fare il punto della situazione- era diventata, una volta attraversate le Alpi, una missiva “privata e personale” che –giustamente- autorizzava chiunque e chicchessia alle più farneticanti interpretazioni. Gli italiani non finiscono mai di sorprendere. Comunque fosse, l’intera classe politica italiana, dall’ultimo dei peones del PDL fino al Presidente della Repubblica, insieme e d’accordo, decisero di far finta di nulla. Quando Tremonti parlava di tagli, bofonchiava qualcosa del tipo “sapete com’è…la lettera parla chiaro”, e poi c’erano Bossi, Bersani, Di Pietro, ecc. I complottisti trovarono materiale adeguato per sostenere le teorie più disgraziate e a nessuno –ma davvero nessuno: cioè meno di 1- dei nostri leader politici più accreditati, è venuto in mente di fare ciò che l’Europa si attendeva: che la lettera venisse pubblicata, nella sua forma integrale, sulla prima pagina (quantomeno) di Corriere della sera, Repubblica, il Giornale, la Stampa e il Sole 24 ore, e si aprisse un veloce, immediato, confronto tra maggioranza e opposizione, tra parti sociali, tra classe politica e società civile. Macchè.
La sinistra, tutta accorpata, scelse la strada peggiore: alimentare la confusione e l’imbarazzo, partecipando in piena corresponsabilità all’idea clandestina del governo.
Di quella lettera non se n’è più parlato.
Si è cominciato a leggere, da qualche giorno, sui quotidiani più accreditati, l’opinione di esperti piuttosto importanti (i cosiddetti “opinionisti” nostrani: ma dov’erano il 12 agosto?) che la commentano oggi, rivelando alcuni brani di quella missiva –tuttora clandestina, impossibile da pubblicare e perfino “citare” pena una smentita o addirittura denuncia: siamo proprio come in Urss negli anni’80-  da cui si ricava (scritta davvero molto bene e con estrema chiarezza pragmatica) come, all’interno di quella missiva, non ci fosse nessuna minaccia, nessun complotto, nessun insulto, nessun attacco, ma si (mi sembra il caso di usare qui il verbo più consono) “implorasse” gli italiani a comprendere che, nel pieno rispetto della propria specificità, applicassero subito delle manovre il cui obiettivo consisteva nel rilanciare l’economia producendo lavoro e occupazione. Venivano elencati alcuni parametri di riferimento obbligatori: tagli a privilegi, tagli a indennità clientelari, sfoltimento delle retribuzioni pensionistiche più alte, immediata riforma fiscale, immediata liberalizzazione delle professioni e delle licenze d’esercizio commerciale, attuazione di un sistema concorrenziale che rispettasse le norme della libertà di mercato, abbattimento degli ordini professionali corporativi, incentivi alle imprese da parte di banche che godono di sussidi governativi, ristrutturazione immediata dei costi della politica, abolizione immediata di tutte le province, abolizione di sovvenzioni governative a enti inutili, all’editoria, al sistema mediatico, tassazione una tantum sui redditi più alti e corposi sulla base di una identificazione dei soggetti attraverso patrimoni e consumi, diminuzione immediata dell’iva per rilanciare il consumo interno, ristrutturazione e verifica delle spese militari con riferimento specifico ai giganteschi privilegi dell’intero settore di alti ufficiali dell’esercito italiano (neppure in Cina, Usa e Russia godono di simili guadagni).
La sinistra democratica avrebbe potuto rendere pubblica quella lettera e presentare alla nazione una propria proposta concreta, efficace, sostenibile. Macchè.
I movimentisti di vario genere –compreso il cosiddetto popolo viola- avrebbe potuto organizzare sit-in permanenti davanti al parlamento, pretendendo la pubblicazione “ufficiale” da parte del Presidente della Repubblica di tale lettera (visto che riguardava il destino dell’intero popolo italiano) aprendo un confronto sui punti in esame. Macchè.
La sinistra ha seguitato a sostenere che Berlusconi se ne doveva andare (sapendo con matematica certezza che non si sarebbe mai dimesso avendo le proprie aziende quotate in borsa in picchiata negativa) e non ha presentato neppure una bozza SOSTENENDO pubblicamente che tale bozza applicava al millesimo i parametri richiesti da Trichet e Draghi. Macchè: tutti uniti a manipolare quella fantomatica missiva come se dentro ci fosse scritto chissà cosa, chissà quali minacce, chissà quali orrende denunce.
La fantomatica lettera è rimasta fantomatica. Ed è svanita nel nulla.
Oggi, se ne parla –si comincia a parlarne- un pochettino. (e lo faccio anch’io).
C’è una ragione.
Che è soprattutto la notizia del giorno.
La signora Emma Marcegaglia, a nome della Confindustria (imprenditori che lavorano, investono, creano lavoro, occupazione e ricchezza autentica di merci che rappresentano il made in Italy nel mondo) ha presentato il suo manifesto “applicando alla lettera” i parametri della fantomatica missiva firmata Trichet e Draghi.
"Subito le risposte oppure lasceremo i tavoli. Esistono cinque priorità che vanno applicate subito, altrimenti il paese si avvia a una catastrofe annunciata", ha cosi' sintetizzato la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, illustrando il documento condiviso da viale dell'Astronomia, Abi, Rete imprese, Alleanza Cooperative ed Ania per rilanciare l'economia. "Non ci sostituiamo alla politica ma diciamo che servono riforme urgenti coraggiose e profonde, dato che non c’è più tempo avendo perso quarantacinque giorni, mentre il Paese ha bisogno di una politica economica diversa".
Le cinque priorita' indicate nel manifesto degli industriali sono le seguenti:
"Spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessione del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia", ha spiegato il presidente di ReteImprese Italia, Ivan Malavasi, durante la presentazione del 'Progetto per le imprese per l'Italia'. L'Italia si trova davanti a un bivio", ha dichiarato Ivan Malavasi, nella conferenza stampa alla quale partecipano anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari. "Si puo' scegliere fra la strada delle riforme e della crescita in un contesto di stabilita' dei conti pubblici, o viceversa, scivolare ineluttabilmente verso il declino economico e sociale. Ci rivolgiamo qui al governo, al Parlamento, alle forze politiche di maggioranza e opposizione, alle parti sociali e a tutti gli italiani: pochi punti essenziali da applicare subito e un segnale di forte discontinuità da parte di chi governa”.
Questa è la realtà, oggi.
L’Italia è l’unico paese capitalista al mondo, con una maggioranza di destra, in cui l’opposizione non si oppone.
Paradosso della surrealtà: tocca alla Confindustria assumersi l’onere di andare allo scontro con la maggioranza, “pretendendo ed esigendo” che vengano rispettate le clausole richieste da quella fantomatica lettera; l’opposizione, infatti, è latitante.
La maggioranza è latitante a livello individuale (gran parte dei suoi aderenti sono indagati, denunciati, e investono gran parte della loro energia nel tentativo di non finire in galera: valga per tutti il Dolcevitola); mentre l’opposizione è latitante perché non propone nulla.
La fantomatica lettera mi ricorda un documento storico interessantissimo, reso pubblico un mese fa (25 anni dopo la sua stesura, quando si aprono gli archivi e si mette il materiale a disposizione degli studiosi) datato giugno 1986 e poi “ufficialmente” inviato nel febbraio del 1987: era la tragica e allarmante lettera firmata Mikahil Gorbacev al comitato centrale del PCUS a Mosca in cui spiegava i 5 punti principali della riforma economica che bisognava attuare subito, pena l’estinzione dell’Urss. Una lettera molto ma molto simile.
La Storia ci ricorda come è andata a finire.
In Italia, tutt’oggi, la cosiddetta opposizione seguita a parlare solo di Berlusconi e delle sue bravate pirotecniche in campo sessuale Seguita a non diffondere la lettera, a non aprire un confronto sulla necessità immediata di abbattere i corporativismi economici legati a clientele locali, provinciali e nazionali, legate a doppio filo a segreterie politiche burocratiche.
Provate un po’ a pensare: perché lo fanno?
Se non altro, mentre la Bindi blatera di quisquilie irrilevanti, la Marcegaglia, quantomeno, pretende che vengano praticati “immediatamente” i primi cinque punti della famigerata lettera segreta.
Che segreta, ahinoi, lo è soltanto per noi popolo.
L’intera classe politica non ha avuto né l’ardire, né tantomeno l’ardore di renderla pubblica.
Buon lavoro alla Marcegaglia.
Sempre che BBB, Berlusconi Bossi Bersani, i tre giovanotti che rappresentano il triumvirato della politica italiota consentano a qualcuno di andare a toccare i loro bacini territoriali di voti sicuri.
Raglia raglia Giovane Itaglia.


giovedì 29 settembre 2011

I Carabinieri chiudono uno dei più popolari siti femminili e arrestano tutti i gestori: milioni di euro (al nero) ottenuti vendendo prodotti per procurare a donne sane "l'anoressia nervosa".

di Sergio Di Cori Modigliani

Alle amiche Donne: NON FATEVI FREGARE.
Agli amici Maschi: Partecipiamo al controllo e alla denuncia e diamo una mano alle donne.
Veniamo al fatto del giorno.
Un ottimo successo dei Nas di Roma dei Carabinieri. Nel corso di una complessa inchiesta durata ben quattordici mesi, è stato finalmente posto sotto sequestro il forum titolato “Forma, salute e benessere” che si trovava all’interno di uno dei siti più popolari e seguiti in rete dal pubblico italiano femminile: www.alfemminile.com. Centinaia di migliaia di contatti.
L’accusa “vendita illecita, senza nessun tipo di controllo nè garanzia né autorizzazione sanitaria di sostanze anoressizzanti quali fendimetrazina, clorazepato di potassio, fentermina e sibutramina. L’operazione ha portato all’arresto di 3 persone e la denuncia a piede libero di 30. Il valore della merce sequestrata è di circa 50 mila euro”
La merce sequestrata non ha “apparentemente” un enorme valore di mercato, ma il giro che i carabinieri hanno scoperto, ruota intorno a diversi milioni di euro l’anno.
Sulla pelle delle donne molto giovani, attirate con la scusa di introdurle poi nel mondo della moda e dello spettacolo, attraverso l’uso di discussioni, colloqui, chat, forum, tutto al femminile, presentato come quattro chiacchiere tra amiche. Tema dominante , tanto per fare un esempio “La Fame: il nostro Grande Nemico”..
Dice inoltre la denuncia firmata dal magistrato competente   …dei circa 2 milioni e 800 mila messaggi pubblicati, molti erano rivolti a procacciare clienti ai quali veniva proposta la vendita di sostanze illecite quali fendimetrazina, clorazepato di potassio, fentermina e sibutramina, importate illegalmente dall’estero o acquistate in farmacia per mezzo di ricette false o compilate da medici compiacenti.
I personaggi dediti al traffico illecito per mezzo del forum web sono stati identificati e denunciati per i reati di cessione illecita di sostanze stupefacenti, importazione illegale di farmaci nel territorio italiano, falsità materiale commessa da privati e commercio di sostanze dopanti”

Sulla.base delle prime notizie rilasciate dai carabinieri inquirenti sembra che in rete –soltanto in Italia- vi siano quotidianamente circa 5 milioni di giovani donne che accedono a siti analoghi come questi (spesso sponsorizzato da ignare associazioni femminili) per catturare potenziali prede.
E’ un atto di sciacallaggio sociale che purtroppo si sta diffondendo in maniera clamorosa.
I carabinieri hanno anche distribuito in rete una brevissima nota diffusa dal Ministero della Sanità per identificare i sintomi di questa tragica malattia psico/sociale:
Eccolo:
Secondo il DSM-IV, per potere effettuare diagnosi di anoressia nervosa è necessaria la presenza contemporanea dei seguenti quattro criteri diagnostici:
  1. Severa perdita di peso: richiesto un valore minimo corrispondente al 85% del peso standard che il soggetto dovrebbe avere per età ed altezza. Se si hanno variazioni repentine di peso, dell'ordine di 1-2 kg persi a settimana questo costituisce un criterio di urgenza ed emergenza.
  2. Paura di ingrassare: da intendere come preoccupazione costante ed insopportabile di aumentare peso indipendentemente da quello attuale.
  3. Dismorfismo corporeo: eccessiva influenza del peso e della forma corporea sull'autostima, alterazione dell'immagine di sè, rifiuto di ammettere la gravità della situazione di sottopeso.
  4. Amenorrea: assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

Il modo più semplice, per i profani che non sono medici, per identificare subito una donna (sono il 96% dei fruitori di tali prodotti) colpita da questa sindrome, consiste nel cercare di controllare il punto 3 “dimorfismo corporeo” che comporta uno stato di alterazione della propria immagine al punto tale da avere “delle autentiche forme di allucinazione visivo-percettiva del proprio corpo, tale per cui, giovani ragazze con un corpo assolutamente normale, addirittura magre, guardandosi allo specchio, vedono riflessa, invece, l’immagine di una donna molto grassa, quasi obesa, e così la registrano nel loro cervello: è una distorsione provcata da qusti farmaci”. Essendo la maggior parte delle consumatrici in età giovanissima, è facile comprendere anche la loro fragilità psicologica. Negli ultimi due anni, però, c’è stata anche una diffusione molto ampia tra donne in età tra i 45 e i 60 anni con l’ossessione della dieta.
I carabinieri hanno pregato diversi bloggers di diffondere la notizia.

Mangiate pure quello che vi pare, care donne.
Lasciate perdere le diete.
E soprattutto: state attente ai forum dove andate. Dentro quei siti, spesso, lavorano cannibali sciacalli con tanto di laurea in psicologia che sanno come attirare prima e catturare poi delle ragazze ignare.
Le pillole, va da sé, danno una fortissima dipendenza.

Buona merendina pomeridiana a tutte.

P.S. L'agghiacciante -quantomeno per il sottoscritto- immagine in bacheca veniva presentata come incentivo per le ragazze nella prospettiva di lanciarle poi nel mondo della moda.


Il più importante economista greco, Nicholas Economides, ci spiega come e perchè la Grecia è già fallita da tempo. Ma non ce l'hanno detto.

di Sergio Di Cori Modigliani

Ieri 28 settembre, sul giornale Il Fatto Quotidiano, è comparsa una breve intervista con Nicholas Economides, un professore di Economia di nazionalità greca, attivo negli Stati Uniti, che ha studiato a Berkeley, California, dove è stato anche assistente per tre anni di Christina Romer.  Non ha avuto una grande risonanza, perché la Dolcevitola e l’orlo delle mutandine dell’ultima escort alla ribalta, hanno assorbito gran parte dell’attenzione nostrana.
Per essere ancora più precisi, è passata sotto silenzio. Mi dispiace per i due colleghi de Il Fatto che si sono sforzati di intervistarlo facendo appello all’intelligenza dei propri lettori.
Nicholas Economides è una personalità molto particolare. Molto stimato dai suoi colleghi, dopo la laurea a Berkeley ha ottenuto una specializzazione alla London School of Echonomics in “Economia matematica” ottenendo, in seguito, la cattedra di docente presso la prestigiosa Stanford University. Attualmente insegna anche presso la Columbia University a New York dove tiene un corso speciale “sulla necessità della libertà nel web”.
Politicamente è un conservatore moderato molto attivo nel relazionarsi con vari bloggers disseminati nel mondo.
Tra tutti gli economisti è quello più all’avanguardia nell’uso di modalità relazionali avanzate nel mondo, grazie alla sua incredibile capacità di connettersi in maniera multimediale.con migliaia di persone al mondo. E’ il pioniere attuale di una nuova moda –speriamo che attecchisca- tale per cui, i più responsabili tra gli economisti, intellettuali, studiosi specifici in diversi settori, si sottraggono alla seduzione di circoli chiusi, caste di privilegiati, dibattiti tra coloro che contano, tenendo fuori le notizie “utili e fondamentali” per noi tutti.
Da una settimana ha aperto un filo diretto con gli europei. Chiunque voglia contattarlo lo può fare e parlare con lui e/o con i suoi assistenti.
Lo potete fare per posta atomica, per posta elettronica, o per telefono.
Ecco l’indirizzo.

Nicholas Economides
Professor of Economics
Stern School of Business
New York University
44 W 4th St.
New York, NY 10012-1126
Tel.: 001 -212- 998-0864
Il suo sito su “Website economy” è stato considerato sia dal Financial Times che dall’Economist “tra i primi quattro siti al mondo in materia economica sui 10 mila che abbiamo vivisezionato”.
Economides è importante per diversi motivi, non soltanto per la sua competenza. Al di là del merito, la sua posizione è tenuta in gran considerazione perché rappresenta, oggi, “la nuova faccia degli economisti responsabili”, ovverossia degli studiosi estremamente competenti che (a differenza dei Chicago boys di Milton Friedman) si sottraggono all’identificazione con un determinato schieramento politico e posizione ideologica;  stanno facendo di tutto per formare un network internazionale di economisti di primissimo livello che abbia una particolarità nuova e per tutti noi fondamentale: presentano e offrono al pubblico mondiale interpretazioni e opinioni e analisi economiche sulle quali, i firmatari, sono tutti d’accordo al 100%. E “per tutti” si intendono, liberisti insieme a post keynesiani, marxisti insieme a riformisti, conservatori e progressisti.

Economides rappresenta l’avanguardia del gruppo “né guelfi né ghibellini” e ha rinunciato a fondare una propria scuola economica, come inevitabilmente finiscono per fare tutti i suoi colleghi finendo per creare (nella migliore delle ipotesi) un ghetto sublime e dorato dal quale attaccano gli altri studiosi e colleghi che la pensano diversamente.
Tutto ciò per spiegare che tipo sia questo pensatore e studioso.

La BCE lo ha bandito.
Si potrebbe dire, con esattezza, clamorosamente censurato, a tal punto da avergli annullato un contratto di consulenza e fatto di tutto per impedire che la sua opinione venga diffusa.
Perché è un greco.
E in quanto greco, la sa lunga sulla Grecia. E in quanto economista che la sa lunga, va in giro a dire (d’accordo con i più importanti economisti al mondo) come stanno le cose, senza proporre astrusi programmi, evitando qualsiasi propaganda di tipo politico, sottraendosi a qualsivoglia tentazione ideologica e/o di schieramento.
Chi mi segue sa come la penso sull’informazione oggi, e su come i liberi spiriti non faziosi dovrebbero organizzarsi per avere accesso alle notizie “vere”, connettersi e diffondere, dopo aver verificato le fonti, dei punti fermi da poter essere considerati “oggettivi” da tutti. Ma proprio da tutti.
Altrimenti non se ne esce.
L’oligarchia tecnocratica è trasversale, ha seguaci e dipendenti asserviti dovunque e comunque. Pur presentandosi, molto spesso, come antagonisti, ci riempiono di notizie inutili, preconfezionate chissà dove, che non ci permettono di comprendere e capire.
Nicholas Economides, su uno dei più importanti quotidiani greci,  Kathimerini, in data 18 agosto 2011 e poi, in seguito, 2 settembre e 12 settembre 2011 ha spiegato (non lo ha ripreso nessun media occidentale, se non dei bloggers indipendenti) come stanno davvero le cose. E noi bloggers abbiamo cominciato a far circolare la notizia.
Sembra che ormai i suoi articoli vengano letti da circa 10 milioni di persone in occidente.
Consiglio a tutti gli interessati di seguire le sue argomentazioni. Non è da solo. Rappresenta e sintetizza l’intera platea degli economisti e studiosi, fino alla soglia dei tecnocrati asserviti che diffondono le notizie.
La sua argomentazione e notizia fondamentale è la seguente. “La Grecia è già andata in default, ma non è stata data la notizia”. E spiega il perché, il come, il quando.
Soprattutto: il quanto.
Spiega anche, sul suo blog, come “le richieste fatte dalla BCE sono irrealistiche, quindi, dal punto di vista economico irrilevanti. I firmatari delle richieste presentate al governo ellenico sono consapevoli che dal punto di vista statistico-matematico esistono soltanto 4 possibilità su 100 che si verifichino risposte virtuose” e poi, più interessante per noi “una situazione simile, anche se in tutt’altra palestra, ben più ricca e complessa, sta avvenendo per ciò che riguarda l’Italia, le cui manovre economiche la BCE è perfettamente e pienamente al corrente quanto siano inutili, dannose, perniciose, e non produrranno nessun risultato utile per gli italiani. Di conseguenza, per l’Europa”.
Economides spiega “la matematica impossibilità del governo ellenico di poter MAI ripagare NEPPURE gli interessi aggiunti di un successivo prestito, anche se vendessero tutto il patrimonio pubblico domani mattina. La Grecia sta vivendo in una situazione di bancarotta già verificatasi, mentre sui mercati mondiali si lancia una speculazione al rialzo pensando che con questo giochetto si riuscirà ad otturare la falla, sostenendo che tutto ciò nasce per poter evitare il default della Grecia mentre sanno benissimo che il default si è già verificato senza averlo notificato ufficialmente; in tal modo si vendono tra banche private europee pezzi di carta straccia che non hanno alcun controvalore economico: sono semplici giri di fatture il cui obiettivo consiste nel garantirsi un guadagno in percentuale”.
Leggere le sue opinioni è quindi molto utile, non soltanto per chi opera in borsa.
Serve a capire e comprendere la realtà dell’attuale situazione economica.

Trovate i suoi scritti in rete, scritti in greco ed inglese.

Buona lettura.


martedì 27 settembre 2011

Marcella Bella indagata per evasione fiscale: non ha pagato al fisco 2,5 milioni di euro

di Sergio Di Cori Modigliani

Paese che vai, notizie che trovi.

Mentre in tutta l'Asia si commenta la notizia sui dati economici di quella regione, che indicano la riduzione del pil giapponese per il 2011 dello 0,7% e l'aumento dell'India dell'8,2%, annunciando che entro il prossimo dicembre il Giappone verrà declassato al quarto posto e l'India diventa la terza nazione economicamente più ricca del pianeta, a New York si commenta l'editoriale di Krugman e a Milano si parla di Marcella Bella.

La cantante Marcella Bella è ufficialmente indagata per un'evasione fiscale da 2,5 milioni di euro.
I magistrati di Milano, Gaetano Ruta e Laura Pedio, le hanno contestato anche il reato di truffa aggravata per 450 milioni di euro.

Nella dichiarazione dei redditi, la cantante catanese "ha omesso di rappresentare le disponibilità economiche in territorio estero pari a circa 9.421.000 euro ed evadendo la relativa imposta nella misura di circa 2.543.000 euro".

Gli inquirenti sono arrivati a Marcella Bella per caso, mentre stavano chiudendo un'inchiesta sulle presunte irregolarità nella bonifica dell'area Montecity-Santa Giulia che vedeva coinvolto l'imprenditore Giuseppe Grossi e l'avvocato svizzero Pessina, già finito in carcere nel febbraio del 2009.
L'accusa è  di "plurimi reati di frode fiscale, attraverso una stabile organizzazione avente struttura e vocazione transnazionale, che operava in Italia, Austria, Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo, British Virgin Islands, Stati Uniti e Principato di Monaco".

Tra gli indagati, oltre ai quattro dell'associazione, figurano diversi clienti dell'avvocato svizzero.
Attraverso questo sistema di società offshore, Pessina e gli altri avrebbero in un caso raggirato il fisco per un importo complessivo di oltre 255 milioni di euro e in un altro caso per circa 199 milioni di euro.
Le accuse sono contestate dal 2000 al febbraio 2009.

La cantante catanese avrebbe evaso soltanto 2,5 milioni di euro.

La guardia di Finanza ha anche aperto un incartamento relativo ad altri 162 connazionali, tra cui diversi cantanti, calciatori, stilisti di moda, per frode fiscale aggravata intorno a complessivi 128 milioni di euro.

La maggior parte di voi, o quantomeno quelli che guardano la televisione, avranno avuto occasione di guardare lo spot televisivo contro l'evasione che mostra come "parassita della società" un giovane con un'aria sporca e unta, al quale è difficile attribuire una ricchezza personale superiore ai 100 euro.

Personalmente consideravo, e considero tuttora, quello spot un esempio ridicolo, perchè fuorviante.
E' chiaro e noto a tutti che i grandi evasori sono persone che noi osserviamo sui rotocalchi, in televisione, sui quotidiani, spesso intervistati, ammaliati dal loro tenore di vita.
Sono belli, attraenti, sempre pimpanti.
A differenza dello spot televisivo che intende identificare nell'evasore uno che ha l'aria di uno sfrattato.

La nuova etica la si costruisce con una nuova estetica.

Marcella Bella è Brutta.

No di certo per il suo appeal, quanto piuttosto per il fatto che è per colpa sua e di quelli come lei, se siamo finiti nel buco in cui lei -e quelli come lei- non ci vivono e non ne conoscono neppure i contorni e la geografia.

Il magistrato Laura Pedio, che ha firmato la denuncia per associazione a delinquere, nel comunicare la sua soddisfazione patriottica, sostenendo di aver messo le mani su un filo di una matassa che può portare lontano, si è lasciata andare ad un commento, prudente quanto discreto, che denota un sano orgoglio mescolato a quell'ironia sensata che ci aiuta a vivere meglio.
"Speriamo che canti" ha detto.

La Noia e la Paura: il Grande Paradosso di Paul Krugman



di Sergio Di Cori Modigliani

Tanto vale che cominciamo ad abituarci all’idea, anche se, all’inizio, può risultare ostica.
Si tratta di un paradosso molto forte, difficile da comprendere per la mente umana, perché siamo abituati a “viverli” in netta opposizione l’uno contro l’altra: si elidono a vicenda.
Eppure, si comincia a diffondere l’idea, in maniera sempre più invasiva –perché di cancro si tratta- che è, forse, una delle chiavi di volta della comprensione dello stato autentico dell’economia occidentale.
In un editoriale comparso ieri sul New York Times, dal titolo molto esplicativo e chiaro, “Il viaggio verso la morte dell’Eurozona” il premio nobel per l’economia Paul Krugman  rivela, nell’incipit del suo splendido articolo, la natura del Grande Paradosso che stiamo vivendo: “Is it possible to be both terrified and bored?” (E’ possibile sentirsi allo stesso tempo annoiati e impauriti?).
In teoria non dovrebbe essere possibile, essendo la noia –per definizione- uno stato di atarassia emotiva che non produce adrenalina e che spinge verso la sonnolenza e l’obnubilamento: nel bene e nel male.  La noia, per noi, si identifica con la mancanza di rigurgiti emotivi.
Al suo opposto esatto: la paura.
Uno stato psico/emotivo tale per cui l’intero nostro essere va in fibrillazione; è una costante biologica dell’essenza umana e determina gran parte dei nostri comportamenti, alcuni salvifichi (non attraverso la strada dove sfrecciano automobili a gran velocità perché ho paura, e così mi salvo la pelle) altri, invece,repressivi  e autolesionisti (anche se mi ha dato il suo numero a Lei non la chiamo, perché sono timido; così mi perdo un’occasione di vita).
Una persona annoiata non prova paura.
Una persona che ha paura, di sicuro non si annoia.
Da cui il successo dei film horror, ci regalano una paura risollevandoci dalla noia.
A Paul Krugman, invece, la situazione economica europea fa paura e lo annoia.
Lo sa benissimo che è un paradosso, incompatibile con la nostra mente. Bisogna abituarsi.
Spiega, infatti nel suo articolo sul New York Times“E’ così che io mi sento rispetto ai negoziati in corso in tutto il mondo rispetto alla migliore risposta da dare alla crisi economica, e penso che siano in molti a condividere con me questi sentimenti”.
L’accoppiata paura-noia.
La paura, per Klugman, nasce dalla consapevolezza –data la magnitudine della sua competenza tecnica e merito specifico- della “assoluta e totale inadeguatezza” delle misure prese in considerazione dalla classe politica europea, primo di tutto il pareggio di bilancio, da lui considerato una truffa ideologica e una idiozia economica. Quantomeno, oggi.
Ricordando la recente storia d’Europa, il nobel statunitense ammonisce come “questi signori non parlano mai, nei loro discorsi, del più clamoroso esempio in materia: la politica economica di Heinrich Bruning, cancelliere di Germania dal 1930 al 1932, la cui insistenza sul debito pubblico e sul pareggio di bilancio fu tale da peggiorare e aggravare la Grande Depressione in Germania in maniera ben più solida del resto d’Europa, provocando ciò che tutti ben sappiamo. Ora, io non voglio dire che mi aspetto accada qualcosa del genere nel 21°secolo in Europa. Ma non posso non richiamare l’attenzione tra l’ampio gap tra ciò di cui ha bisogno oggi l’euro per sopravvivere e ciò di cui i leaders europei sono disposti e disponibili a fare, perfino a parlarne. E data la situazione, è davvero molto arduo riuscire a trovare delle buone ragioni per poter essere ottimisti”.
Da cui, la noia.
Il Grande Sonno della Ragione: l’obnubilamento delle forze più volitive, creative, immaginifiche, sane e progressive dei tedeschi, dei francesi, italiani, spagnoli, olandesi, ecc.,ecc. La grande noia di un continente che sembra aver dimenticato la responsabilità della propria immensa tradizione storica che è stata –direi fino a pochissimi anni fa- culla e bacino della evoluzione della specie umana nel pianeta. Quantomeno negli ultimi 2000 anni.
Il Grande Paradosso offerto da Klugman sul New York Times nell’editoriale di ieri, sottende un’argomentazione ben più profonda e vasta, assolutamente silenziata, oggi, in Europa, soprattutto in Italia, e che riguarda il rapporto tra economia e politica e che spinge a porsi una domanda più che lecita:
E’ l’Economia, oggi, in Europa, ad aver determinato la più retriva e inutile classe politica mai prodotta nella Storia, oppure è la Politica ad aver provocato la crisi economica?
A questo punto ci sarà più d’uno che dirà “è il serpente che si morde la coda, dato che sono inter-connessi”.
Non la pensa così Paul Klugman.
Ed è ciò che insiste nel ricordarci di continuo, pestando duro, a tambur battente, almeno dal 2003, senza tregua.
Faccio qui riferimento a un suo libro davvero eccellente, vero e proprio caposaldo analitico ed esplicativo, uscito nel maggio del 2003 “The Great Unraveling” (La Grande Lacerazione, Norton publisher, New York) di cui è stata pubblicata una nuova edizione aggiornata, uscita in questi giorni, in francese, per il mercato europeo nord-occidentale. (da noi: nada de nada).
E’ forse il più esaustivo, complesso e chiarissimo attacco –spiegato in termini elementari, chiari, specifici- alla pattuglia oligarchica della destra reazionaria planetaria che si apprestava allora (eravamo nel 2002) a prendere il potere politico (quantomeno in tutto l’occidente) esercitarlo, così come ha fatto, e provocare e determinare l’attuale crisi economica, ultimo piolo della loro scalata verso il controllo politico mondiale monocratico.
Nel presentare la nuova edizione aggiornata, Paul Krugman cita una frase di un giornale satirico americano pubblicato nel marzo del 2001, due mesi dopo l’insediamento di George Bush jr. alla Casa Bianca: “Finalmente si chiude il nostro lungo incubo nazionale di pace, prosperità e ricchezza collettiva condivisa”. Di li’ a qualche mese gli Usa (e appresso il resto d’Europa) –come classe politica- provocano un imbuto che determina la diffusione globale del terrorismo, tre guerre mondiali (in Europa si tende a “far credere” che una guerra possa essere chiamata “mondiale” quando un bombardiere scarica il suo carico sopra Parigi o Londra, mentre la Royal Associations of Historians di Londra identifica una “guerra mondiale” quando “sono coinvolte in un conflitto bellico dichiarato almeno quattro tra le prime dieci potenze militari al mondo”) quattro recessioni economiche (2001, 2003, 2008 e quella attuale) ciascuna nettamente peggiore di quella precedente;  la creazione di 45 milioni di nuovi poveri –soltanto in Europa occidentale e Usa- lo stato di disoccupazione per 100 milioni di individui produttivi, la massiccia e perdurante  espoliazione della ricchezza della media borghesia a vantaggio di una oligarchia tecnocratica, un colossale deficit di bilancio, la crisi energetica e dulcis in fundo: gli scandali finanziari coperti dagli stati sovrani. A questo, bisogna aggiungere l’assonnamento totale della classe intellettuale  (e qui Krugman spende due parole per l’Italia, identificata come “senza dubbio alcuno la nazione più regredita dal punto di vista intellettuale di tutta la civiltà occidentale”).
Paura e noia.
Il Grande Paradosso prodotto dalla classe politica occidentale negli ultimi dieci anni.
Paura nel renderci conto che non siamo in grado di controbattere; noia nell’essere testimone di chiacchiere prive di senso, dibattiti volgari, scelte economiche inutili, appiattimento della relazionalità umana, sia inter-relazionale a livello di incontro tra singoli individui che collettiva.
“E' la cronaca degli anni in cui tutto ha ricominciato a girare storto. E' il tentativo di spiegare come e perché. Com' è stato possibile per un paese come gli Usa -con tali vantaggi accumulati da spingere addirittura tutti noi a pensare di poter semplicemente progredire- declinare invece così in fretta, e perché i nostri leader hanno preso decisioni tanto dannose. Questa è in gran parte una storia di leadership politica, di una leadership incredibilmente negativa, nel settore privato e nei corridoi del potere. Sul banco degli accusati è inevitabile che ci sia George W. Bush e la destra planetaria dietro di lui…..tra il 1992 e il 2000 le imprese americane aggiunsero ai loro libri-paga 32 milioni di nuovi lavoratori, spingendo la disoccupazione al livello più basso da trent' anni. Il pieno impiego voleva dire posti di lavoro veri, e una chance di farcela per quelle famiglie che erano cadute nella trappola della povertà. Gli indici di povertà scesero nettamente, per la prima volta dagli anni Sessanta. Indici sociali come la criminalità mostrarono un miglioramento spettacolare e alla fine degli anni Novanta New York era tornata ad essere sicura come a metà degli anni Sessanta. Si determinò uno straordinario aumento di produttività consentito dalla diffusione delle nuove tecnologie perché soltanto  un' economia dove la produttività cresce, può distribuire i guadagni e migliorare il tenore di vita di tutti, creando bene collettivo e condivisibile”.
Nella sua analisi, Krugman, senza lasciarsi andare a infantili tesi complottiste, a interpretazioni prive di fondamento e alla diffusione di sintesi capziose e superficiali, identifica la genesi dell’attuale catastrofe (verso la quale ci stanno spingendo) nella presa del potere da parte di una classe politica che è stata “psicologicamente colpita da un’ansia di rivalsa, dalla voglia di rivincita di classe  che ha animato i neoconservatori. Dal punto di vista economico è quasi incomprensibile il sacro furore che ha spinto l' amministrazione Bush a smantellare lo Stato sociale e la progressività del prelievo fiscale. La destra parla e agisce come se l' America di oggi fosse l' Inghilterra che trovò Margaret Thatcher al suo arrivo a Downing Street nel 1979: un paese plasmato dal laburismo, dalle nazionalizzazioni, dallo strapotere sindacale. Ma in America i ricchi se la sono cavata molto bene negli anni 90, mai come allora in tutto l’occidente la media-borghesia aveva accumulato ricchezze e spingeva verso il progresso collettivo seguitando a creare lavoro, opportunità, piena occupazione. Perché tanto odio verso tutto ciò che lontanamente sa di redistribuzione del reddito? Le imprese hanno fatto profitti; perché quest' urgenza di abolire anche le tutele ambientali più modeste? Il potere e l' influenza dell' America non erano mai stati così grandi; perché questo impulso a distruggere le nostre alleanze e a imbarcarci in avventure militari? Tutto ciò, in realtà è stato l’ effetto e il prodotto di una cultura estremista. Ha vinto l’estremismo, camuffato da istituzione”.
Una analisi che condivido, perché presentata senza sbavature ideologiche.
In questi dieci anni è stato attuato (alla lettera) un programma che sembra scritto da un gruppo di terroristi che assume il potere. In maniera subdola e non facile da identificare per palati grossolani. Niente giacche di pelle come la Gestapo, niente olio di ricino da parte di squadre fasciste, niente colonnelli del KGB che accompagnano in Siberia, nessuna deportazione, uccisione, sterminio, cancellazione ufficiale delle leggi dello Stato di Diritto.
Hanno eroso la struttura dall’interno, criminalizzando gli intellettuali, isolandoli, sostituendo la facoltà del pensiero a quella dell’irrazionalità emotiva provocata dall’insurgenza di appetiti bassi (hanno abbassato tutti i chakra, direbbe una mia amica new age) disossando l’applicazione del Diritto,  producendo una società squilibrata, che non può che produrre personaggi squilibrati.
La cronaca italiana di tutti i giorni ci offre ormai, da Lavitola a Milanese, da Tedesco a Penati, da Terry de Nicolò a Nicole Minetti, delle immagini esistenziali raccapriccianti.
Lo splendido libro di Paul Krugman fa pensare.
Ci ricorda la necessità –pena la scomparsa definitiva della Grande Civiltà Occidentale- di rimboccarsi le maniche e lavorare per ricostituire, dalla base, quella classe pensante di intellettuali, di creativi, di artisti, di scienziati, di persone meritevoli e competenti, che hanno la responsabilità di poter fornire delle alternative esistenziali che poi produrranno la adeguata classe politica che sarà chiamata ad affrontare i nodi dell’economia.
Il 14 luglio del 1789, in realtà, è accaduto poco o niente: un piccolo fatto di cronaca locale, poco più di una zuffa (questa è la verità storica, tramandata poi con taglio hollywoodiano come una rivolta popolare di persone che volevano il pane) ma quell’evento divenne il simbolo di un qualche cosa che era stato costruito in decenni di pensiero condiviso, di libri, lettere, dibattiti, viaggi per incontrarsi, notti trascorse da Thomas Jefferson a discutere con Voltaire, idee che gorgogliavano, una lenta e potente marea la cui prima ondata si era prodotta intorno al 1730 che ha seguitato a macinare e produrre altre idee, pensieri, nuovi desideri, ipotesi, utopie, alternative di vita.
Semi che hanno prodotto una pianta esplosa poi –questo è il senso delle rivoluzioni- quando ormai il terreno era fertile.
Noi non ci troviamo all’alba del 14 luglio del 1789.
Chi lo pensa si sbaglia, e chi lo sostiene non sa che cosa dice. (ce ne stanno parecchi).
Usando come termini di paragone quelli della Francia del XVIII secolo, siamo intorno al 1730, siamo ancora alla necessità delle prime semine di pensiero nuovo, libero e avulso da quello vecchio, stantio, inutile, prodotto dal Pdl dal Pd e tutti gli altri appressso. Siamo sì e no all’inizio.
Ma non esiste alternativa. In questo senso il libro di Paul Krugman, “La Grande Lacerazione”, da poco ripubblicato nel nord d’Europa è senz’altro uno di quei semi, fertile, rigoglioso.
Sta a tutti noi lavorare da bravi contadini per far sì che possa produrre una qualche pianta.
Abbiamo un vantaggio (ed è anche una splendida notizia positiva) rispetto ai tanti liberi pensatori del 1730 che sapevano quanto sarebbe stata lunga la strada e temevano –avendo ragione- che non l’avrebbero vista nella loro vita: si sono immolati per regalare la pianta alle generazioni successive.
Oggi, pur non essendo il 1789, è necessario aggiungere però che non è neppure il 1730.
Il pensiero, quando è corposo e valido e sostanziale, sul pianeta terra, nel XXI secolo scorre e corre veloce. Molto ma molto velocemente.
Abbiamo il web, i social networks, la Cultura (quando e se è tale).
Ci siamo alimentati bene nella nostra infanzia e abbiamo letto tanti libri e abbiamo studiato e ci siamo applicati.
Basta che cominciamo a connetterci tra di noi, come i monaci amanuensi del medioevo.
Sapendo che ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova classe politica, perché se non cambia la dirigenza politica non cambierà nulla: la vita peggiorerà. L’economia non c’entra.
Al di là del suo narcisismo professionale come nobel dell’economia, Paul Krugman ha rinunciato al primato dell’economia, spostando il baricentro sulla politica, e ci spiega come non sia possibile, oggi, per nessun economista al mondo –anche il più geniale e perfetto e lucido- poter fare più di tanto, davvero molto poco. E’ necessario ricostituire un tessuto intellettuale che non c’è, non esiste più.
La lettura e lo studio dei suoi libri possono essere davvero molto utili.
Per tutti quanti noi.

lunedì 26 settembre 2011

Finalmente esce in Italia un testo fondamentale di filosofia di Emmanuel Levinas: Bompiani pubblica l'edizione italian dei "Cahiers de captivitè"


di Sergio Di Cori Modigliani

Finalmente –anche se con agghiacciante ritardo pluri-decennale- esce in Italia un prezioso libro di autentica saggezza
E’ da poco uscito, presso l’editore Bompiani, un libro di impressionante quanto agghiacciante attualità. Soprattutto per il fatto che il suo autore non è Francesco Alberoni o Bruno Vespa, ma uno dei più sofisticati e squisiti filosofi prodotti nel secolo ventesimo dalla cultura francese. “Quaderni di prigionia” di Emmanuel Levinas ci immette in una realtà visionaria che ci serve per cercare –e tentare- di comprendere alcuni aspetti dell’attuale tragedia psico-sociale che stiamo vivendo nel mondo d’oggi. Levinas, va da sé, ci accompagna, in questo percorso, da filosofo. Il suo racconto, cahiers de captivitè, condensano le sue idee quando era prigioniero militare in un campo di concentramento tedesco. Ma gli appunti, strada facendo, si estendono e arrivano fino agli anni’60.
Nel descrivere la miseria della prigionia, della “monotonia delle recinzioni di filo spinato”, delle “mattinate piene di bruma in cui ci si muove per andare a lavorare” Levinas ci spiega l’ultimo atto della modernità, facendoci toccare con la mano lieve del Maestro di Pensiero l’ingresso nel paradosso della surrealtà che ormai domina e controlla il nostro operare umano quotidiano.
“ I prigionieri, per paradossale che possa sembrare, nella recintata distesa dei campi, hanno conosciuto un’estensione di vita più ampia e, sotto l’occhio delle sentinelle, una libertà insospettata. Non sono stati dei borghesi, ed è qui la loro vera avventura, il loro vero romanticismo…. Il prigioniero, come un credente, viveva nell’al di là. Non ha mai preso sul serio la stretta cornice della sua vita…Si sentiva impegnato in un gioco che oltrepassava infinitamente questo mondo di apparenze….in realtà si trattava di una privazione che ha restituito il senso dell’essenziale”.

La sua tematica filosofica ruota intorno a questo perno centrale di pensiero: la perdita del senso.
Questa, secondo Emmanuel Levinas, morto qualche anno fa all’età di 92 anni, è la grande tragedia dell’uomo post-moderno occidentale: l’impossibilità di riuscire a ritrovare un senso dell’esistenzialità che ci consenta di ricordare sempre a noi stessi la caratura della nostra profonda essenza umana, che troverà nei suoi scritti l’apice nel testo “Totalità e Infinito” datato 1961.
“Le cose si decompongono, perdono il loro senso: le foreste divengono alberi, tutto ciò che nella letteratura francese voleva dire foresta scompare (...) Ma non voglio parlare della fine delle illusioni; piuttosto della fine del senso (il senso stesso come illusione). Da lì è possibile ripartire”.
Levinas non offre soluzioni, non fornisce risposte, ma questo libro è un alimento nutriente che entra dentro. Regala uno strumento di comprensione della nostra realtà attuale che personalmente consiglio a tutti coloro che ancora amano la facoltà del pensare, che sanno riconoscere dei maestri inattuali. Che soprattutto vanno a caccia di Maestri, nell’accorgersi che due righe di citazioni su facebook non sono più sufficienti per sentire dentro di sé che la valvola pensante della nostra mente si apre, per consentire di connettere le pulegge del libero pensiero.
Non è lettura da Baci Perugina.
E’ complessa e corposa.
Ma è salutare.
Forse, chissà, addirittura, per qualcuno, anche salvifica.

“Quando è l'ora di marciare molti non sanno che il nemico marcia alla loro testa". Bertolt Brecht



di Sergio Di Cori Modigliani



Chi è Paolo Barnard e che cosa vuole da noi?
Per chiarire la sua posizione al pubblico dei miei lettori, qui di seguito (in copia e incollo) allego la biografia di Palo Barnard così come la presenta wikipedia, la versione, dunque “ufficiale” quella a disposizione di tutti gli internauti italiani.

Laureato in psicologia, ha dapprima lavorato come corrispondente estero freelance per molti fra i maggiori giornali italiani tra cui La Stampa, Il Manifesto, il Corriere della Sera, Il Mattino, Il Secolo XIX e La Repubblica, per poi passare alla RAI, nella quale ha lavorato per 14 anni partendo da Samarcanda nel 1991 in occasione della prima Guerra del Golfo; è stato uno dei fondatori, nel 1994, della trasmissione Report (Rai 3), con la quale ha collaborato per dieci anni, per approdare infine a Rai Educational, da cui si è autosospeso in seguito alla vicenda della Censura Legale. Il 28 aprile 2011 Barnard annuncia sul proprio sito web[3] l'abbandono radicale di ogni impegno professionale in Italia.


Posso aggiungere la mia nota personale su di lui: nell’ambiente dei bloggers indipendenti internazionali –quelli indipendenti per davvero- gode di una grande stima, rispetto e attendibilità consolidata. Chi segue lo sviluppo della informazione libera lo conosce.
Ecco il suo comunicato e la sua lettera alla redazione del quotidiano on-line “come donchisciotte” che pubblicava i suoi pezzi.
A voi la libertà di ricavarne ogni interpretazione, e di informarvi su di lui, sulla sua attività, sulla sua storia.
 
        Come Don Chisciotte? Non proprio.
Avviso: queste righe usano un episodio singolo per attirare l'attenzione sul desolante stato di quella che dovrebbe essere la controinformazione italiana, dove giorno dopo giorno crollano nell'ipocrisia bastioni dopo bastioni. Queste righe non sono uno sfogo di Barnard per sé.
Ho una fede, solo una, ed è questa: i principi fondamentali della libertà vanno difesi a qualsiasi costo. Su essi si deve essere rigidi, inamovibili, assolutisti. E questo perché chi ci vuole distruggere sa bene che la sua vittoria sta esattamente nell'istante in cui i difensori di quei principi accettano anche la più piccola deroga. E' la fessura nella diga, l'inizio dello sgretolamento del gigante che ci protegge dalla catastrofe. Partimmo da 250 anni di conquiste di civiltà costate torrenti di sangue e inenarrabili sofferenze. Trentacinque anni fa, i difensori di quelle conquiste acconsentirono alla prima microscopica deroga, e oggi il nemico privatizza o divora i principi stessi della nostra sopravvivenza come persone. Siamo distrutti.
Per difendere un principio occorre saperne pagare il prezzo, che è sempre durissimo. La mia storia di giornalista la conoscete, io sono finito dai media nazionali a questo mio sito perché i prezzi li ho pagati tutti. Oggi l’ultimo in ordine di tempo. Ho ritirato la mia firma dal sito Comedonchisciotte per difendere il principio della libertà d’informazione, nel momento in cui ho accertato che quel sito non ne è all’altezza, e si rivela l’ennesima ‘parrocchia’ come tutte le altre. Questa mia decisione significa oscurare in modo drammatico il mio lavoro già ridotto al lumicino della visibilità, poiché, come tutti potete verificare, se Comedonchisciotte non riprende un mio pezzo praticamente la rete lo ignora. E’ questo, per me, un prezzo altissimo, ma lo pago, perché il principio è mille volte più importante di Paolo Barnard.
Sono grato a Comedonchisciotte di avermi dato così tanto spazio, ma non gli sono debitore. Lo scambio era alla pari: io davo e venivo rilanciato, loro ricevevano e arricchivano il loro sito.
Quanto accaduto sta nello scambio di mail che pubblico in calce, e l’oggetto del contendere sta in due argomenti precisi: l’11 di Settembre, e la Censura Legale che mi colpì e che oggi colpisce Report di Milena Gabanelli. Come sempre, i lettori si faranno la loro idea. Ma aggiungo altre due parole. La decisione di Comedonchisciotte di non pubblicare i  miei interventi contro il cosiddetto complotto dell’11 Settembre è grave NON perché mi abbiano snobbato, ma perché Comedonchisciotte si dichiara apertamente “schierato” pro complotto, dunque ‘parrocchia’, dunque in nulla dissimile allo schierato Giornale, Corriere, TG1, al blog di Grillo o di Piero Ricca ecc., a tutti coloro cioè che regolarmente sbandierano fatti di parte e censurano il contraddittorio. Ho scritto e detto mille volte che i media che si schierano tradiscono il pubblico, poiché il pubblico ha diritto di avere il più ampio ventaglio di opinioni possibili, ed è il pubblico a doversi infine schierare per agire da protagonista, non le sue fonti. Nei miei pezzi sull’11/9 fornivo strumenti al pubblico per capirci qualcosa nella ridda psicotizzante di teorie complottiste e allarmi surreali che oggi bombardano la rete, e che stanno disintegrando il processo della ragione umana. Ma per Comedonchisciotte, più che l’aiuto al pubblico è valsa la difesa della ‘parrocchia’ dei complottisti. Si legga più sotto.
Gravissima è poi la decisione di Comedonchisciotte di non pubblicare ciò che ho scritto sulla vicenda della negazione di assistenza legale a Report da parte della RAI, ovvero il dramma del perpetuarsi della Censura Legale contro la libera informazione. E questo perché quanto da me svelato sia in 'Censura Legale' che in 'Carogna mangia Carogna' (si veda il mio sito) costituiva un allarme salvavita sulla cancrena dell’ipocrisia che sta divorando sia le vostre ultime speranze di avere un’informazione, che quelle di potervi fidare ancora di qualcuno in questo modo di media impazziti. Ciò che la mia denuncia rivelava, è racchiuso per intero nelle parole di Bertolt Brecht che non necessitano commenti: “Quando è l'ora di marciare molti non sanno che il nemico marcia alla loro testa". Non so cosa ci sia di più grave di questo nella guerra che stiamo tutti combattendo, eppure Comedonchisciotte ha glissato interamente e scientemente. I motivi li spiegheranno a voi, a me non importa, così come non mi importa dei motivi per cui da Repubblica alla FNSI  e da Grillo a Travaglio passando perMicromega e Panorama nessuno ha voluto affrontare questa scandalosa vicenda che mina alle radici il vostro diritto alla libera informazione. Di fatto fui il primo a lanciare l’allarme sulla mannaia che oggi si abbatte su Report, ma poiché allora era proprio Report, in combutta con la RAI (sic), a maneggiare quella scure (contro di me ed altri) nessuno disse una parola, anzi, fui messo all’indice come “squinternato” (Travaglio) e vigliacco (Gabanelli). Oggi si è sollevato mezzo mondo per la signora di Report, che da aguzzina di Censura Legale si è trasformata in una sua vittima. Se queste sono le persone cui volete affidare la vostra informazione, se questa è l'ipocrisia che la ispira, accomodatevi. Comedonchisciotte non doveva soprassedere.
Non posso, dopo aver pagato i prezzi che ho pagato nella mia professione, lasciare la mia firma là dove manca il coraggio di essere veramente liberi e di aggredire il marcio a costo anche della propria popolarità. Comedonchisciotte non sa difendere il principio secondo cui la libertà di espressione non può conoscere ‘parrocchie’ e tanto meno omissioni. Io di fronte a questo reagisco rigido, inamovibile, assolutista. Qui finisce la mia collaborazione con loro.

Le mail fra Barnard e Comedonchisciotte:
Cari amici di CDC,
questa è una mail difficile per entrambi, ma non evitabile. Io sono io, e sono finito come sono finito, precisamente perché mi riservo la libertà di dire a chiunque quello che penso. In Italia, nel Sistema e nell'Antisistema, questa prerogativa equivale a un sicuro suicidio. Ora tocca a voi sentire la mia libertà di pensiero. Vedremo.
Ci sono due cose che mi hanno fatto storcere il naso su CDC. La prima è come avete ignorato i miei interventi sulla febbre del complotto 11/9 (Tornare alla lucidità sul "complotto" 11/9 & P.S.). La seconda è che avete parimenti ignorato il mio Carogna mangia Carogna.
E' davanti agli occhi di tutti come CDC sia un sito sbilanciato verso la teoria dell'auto attentato, e mi sembrava opportuno dare spazio a un ribilanciamento. In particolare, i miei pezzi fornivano una guida per i lettori oggi travolti dallo Tzunami delle teorie dei complotti selvaggi che stanno devastando la rete, affiché essi potessero districarsi con i loro mezzi, e non essere costretti ad aderire per semplice sudditanza intellettuale.
Ma ancor più incomprensibile è il vostro non aver dato risalto alla questione della sottrazione dell'assistenza legale a Report e della nauseante ipocrisia che la circonda, oggi su tutti i giornali.
Mi avete obiettato che il mio insistere contro la gang Travaglio,Gabanelli e Co. vi ha stancati. Vi ho risposto che non si tratta di loro, ma degli italiani e finché questi non si svegliano non esiste speranza. Trovo strano e francamente sospetta questa vostra obiezione. CDC dà spazio fino alla perdita del senso del limite a un barrage continuo di teorie complottiste che non sono solo ripetitive fino alla noia, ma spesso mancano di qualsivoglia autorevolezza. Eppure questo non vi disturba (e dovrebbe). Ora, a fronte di questo, non aver affrontato il caso della Censura Legale che è la più grave minaccia alla libera informazione in Italia, è molto discutibile. Fa nascere il sospetto di una selezione redazionale non trasparente. Spero di sbagliarmi. Attendo risposta. Grazie
Barnard