mercoledì 11 gennaio 2012

L'Italiano Malinconico si è dimesso. Ma c'è chi ride soddisfatto. Tutto sta a vedere chi è che ride e perchè.

di Sergio Di Cori Modigliani

In un paese normale, le dimissioni di Malinconico sarebbero state archiviate come pratica di ordinaria amministrazione.

Ma questo, com’è noto, non è un paese normale.

E in un paese anormale, come l’Italia, farci credere che il potentissimo sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria, sia stato costretto alle dimissioni per 4.956 euro vuol dire considerarci un popolo di fessacchiotti, come al solito ben pilotati dalla truppa mediatica asservita.

Esistono diverse interpretazioni sulla questione che potrebbero essere sintetizzate nelle principali due correnti di pensiero: A) Il ragionier Monti si appresta a varare una serie di misure per la liberalizzazione di corporazioni e ordini e Malinconico avrebbe puntato i piedi sostenendo “mai, piuttosto passerete sul mio cadavere” applaudito da PDL e PD e da UDC (versione soft per la serie buone notizie positive da parte dell’attuale governo in carica). B) Carlo Malinconico, d’un tratto dimèntico di se stesso e del suo passato recente e recentissimo, non sarebbe stato più in grado di garantire a PDL, PD e UDC la consueta fetta di regalìe annue –parliamo di circa 160 milioni di euro all’editoria nazionale di partito- per via dell’austerità nel programma di governo, dimenticandosi dei suoi protettori di sempre, e così lo hanno fatto saltare.

Non ho idea quale delle due sia la più vicina alla realtà. So per certo che, in entrambi i casi, ne viene fuori una pessima immagine di Mario Monti. Infatti, o il capo del governo è stato superficiale, sciocco e dilettante nell’aver dato un così forte incarico a una persona ignorando chi fosse in realtà (il che lo rende del tutto inaffidabile) oppure lo sapeva benissimo ma è stato costretto da PDL e PD nonostante sapesse tutto (il che lo rende un bambolotto nelle mani dei marpioni del PDL PD e Udc e sottoposto di continuo a ricatto).

La truppa mediatica asservita si è scatenata negli ultimi due giorni raccontandoci per filo e per segno la sua rilassante vacanza in un resort di lusso a cinque stelle pagata da altri. E lì si è fermata.

Ma chi è Carlo Malinconico, visto che nessuno lo spiega ai cittadini?

Il suo nome intero è Carlo Malinconico Castriota Scanderberg e nasce a Roma il 31 maggio del 1950. Nonostante sia giurista, si irrita se uno lo chiama “dottore”, si inalbera se uno l’appella con la qualifica di “professore” e –dovunque vada- si fa sempre precedere da una telefonata della sua segretaria nella quale viene spiegato che deve essere sempre chiamato “Sua Eccellenza” e quando –per esempio il direttore dell’albergo- si rivolge a lui per iscritto, nel redigere il nome del destinatario (altrimenti lui non risponde, offeso) è sempre obbligatorio precedere il nome con la dicitura Nobiluomo. “Sono tra i pochi che può vantare un nobile lignaggio come quello della mia famiglia” così dichiarava in una intervista del 2006 e il suo biglietto da visita è un cartoncino davvero immenso sul quale a colori si trovano corone, stemmi vari e le tre onorificenze guadagnate negli ultimi dieci anni:


Questa nomina gli è stata attribuita il 21 marzo 2005 su “iniziativa personale del Presidente della Repubblica” (era allora Carlo Azeglio Ciampi) suggerito fortemente da Massimo D’Alema e Walter Veltroni che lo consideravano “il nostro referente istituzionale per le comunicazioni che presto andrà a gestire l’editoria” –informazione avuta per caso da una intercettazione telefonica tra Walter Lavitola e un generale dei servizi segreti che la magistratura ha reso pubblica il 26 ottobre 2011- evento che si è verificato puntualmente.

Precedentemente, il 27 dicembre del 1999 su “proposta individuale della Presidenza del consiglio dei ministri” –allora era Massimo D’Alema-  gli era stata attribuita la carica di



che.faceva seguito alla carica precedente asegnatagli dal suo primo sponsor, Giulio Andreotti, il quale in data 27 dicembre 1988 gli aveva attribuito la carica di



comprensivo di vitalizio statale per “meriti civili nei confronti delle istituzioni repubblicane”.

Amico intimo di Roberto Massolo, dell’università pro deo, e uomo di punta della Propaganda Fide e dell’opus dei, si è costruito una solida carriera insieme a Giampiero Arci che aveva conosciuto al Collegio S. Maria a Roma che poi aveva avviato ad una brillantissima carriera politica prima nel MSI e poi nel gruppo di A.N. a Roma, insieme al quale avevano gestito l’attribuzione dei fondi all’editoria erogando sovvenzioni a pioggia nella Regione Lazio per svariati milioni di euro tra il 1996 e il 2001, anno in cui Giampiero Arci è prematuramente scomparso colpito da un male incurabile. Il sito La Destra ci informa candidamente sull’attività benemerita dell’Arci e che qui vi presento:
.

Giampiero Arci é nato a Roma il 15 maggio del 1951 ed é scomparso prematuramente il 23 luglio del 2001, lasciando un grande vuoto tra i suoi colleghi, amici ed allievi nonché nel mondo della politica e delle istituzioni, in ambito regionale, nazionale ed europeo.
Nel 1970 ha conseguito la maturità classica al “Collegio S. Maria” di Roma. Si laurea in Giurisprudenza nel 1976 presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Subito dopo si specializza in Scienze Amministrative con il Prof. Massimo Severo Giannini. Avvocato Cassazionista ed esperto in Diritto Finanziario assicurativo e societario. E’ stato Consigliere Provinciale in qualità di Presidente del gruppo di A.N. alla Provincia di Roma. Presidente della Commissione di Roma Capitale per il Giubileo. Capo della segreteria politica del Presidente della Regione Lazio (2000-2005) ha portato avanti i suoi valori politici nel profondo rispetto di tutti, inclusi gli avversari. Responsabile nazionale dell’Ufficio di Alleanza Nazionale per le politiche del lavoro ed i problemi previdenziali. Revisore della Cassa Depositi e Prestiti. Membro dell’Ufficio di Presidenza dell’UPI - Unione delle Province Italiane. Presidente dell’UPI Editoria e Servizi – Società Editoriale dell’UPI. Coordinatore dell’Unione Province d’Italia (U.P.I.) per le Politiche del Mezzogiorno e del Mediterraneo. Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (IPSEMA). 

Ha intuito e tessuto per primo i rapporti tra Italia e Europa, ricoprendo in tale ambito incarichi che si sono rivelati di grande utilità collettiva, utilizzando anche le sue competenze professionali di Docente universitario in Diritto Comunitario svolte presso l’Università di Pescara.  E’ stato membro effettivo del comitato delle Regioni d’Europa (C.D.R.-Bruxelles); componente della Commissione Fondi strutturali europei, coesione economica e sociale, cooperazione transfrontaliera ed interregionale e della VII Commissione Cultura e Formazione professionale, Presidente del Comitato tecnico e scientifico della Fondazione Europa.
Il 27 dicembre 1999 gli é stato conferito dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, con la controfirma del Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D’Alema, l’onorificenza di Cavaliere (elenco dei Cavalieri Nazionali n. 116256 serie IV).
Nell’ambito dell’informazione politico-culturale è stato fondatore ed editore della Rivista AREA – politica, comunità, economia, socio fondatore dell’Associazione Culturale di AREA”, fondatore ed editore di Italia TV.  

I due, insieme (Arci e Malinconico) hanno gestito l’attribuzione di fondi europei all’editoria sociale tra il 1996 e il 2000 consentendo la nascita e la sovvenzione di circa 257 cooperative editoriali per un totale esborso da parte di Bruxelles di circa 12 milioni di euro in sei anni. Non sono mai state presentate né fatture, né pezze d’appoggio, né ricevute.

Il nostro aristocratico Malinconico si è occupato personalmente di costituire e far eleggere come Presidente della FIPE (Federazione Italiana Piccoli Editori) Walter Lavitola, meglio noto come il pescivendolo Ladolcevitola, occupandosi “personalmente” della pratica di attribuzione di fondi statali per un totale di 11 milioni di euro tra il 2007 e il 2011 alla cooperativa editoriale di Lavitola, con assegni a firma Banca d’Italia che, com’è noto, venivano versati su bonifico in una banca di Rio de Janeiro a nome di una pescheria.

Da campione della sinistra è diventato in seguito anche il cocco di Berlusconi che ha insistito per farlo nominare Presidente della Federazione Editori e Giornali.

Carlo Malinconico è l’uomo che si è occupato di garantire nell’arco del biennio 2010/2011 continue sovvenzioni alle più importanti testate politiche di PDL PD e UDC per un totale di 53 milioni di euro nell’arco di 24 mesi a fronte di una spesa dimostrata di 754.000 euro.

Ora (mi rivolgo all’intelligenza dei lettori di questo blog) un uomo di tal fatta, è possibile che fosse sconosciuto a Mario Monti? E ancora, un uomo con simili attribuzioni, conoscenze e potere, in un paese come questo, vi sembra possibile che venga fatto fuori politicamente per qualche migliaio di euro dato che dal 1986 –adorato da tutti- ha gestito centinaia di milioni di euro alimentando la bulimica avidità di funzionari di partito del PSI (1990-1992) al suo primo incarico importante, dei DS (1995-1999) riempito di onorificenze, regalìe, omaggi deferenti al punto tale da convincere Romano Prodi a conferirgli l’incarico di segretario generale a palazzo Chigi nel 2007, e poi nel 2008 imbarcato da Silvio Berlusconi, il suo ultimo sponsor, che lo ha fortemente voluto al comando della Federazione Giornali ed Editori dove il cavaliere conta?

Esistono soltanto due risposte. Solo due.

1). Le dimissioni dell’italico Malinconico sono il primo vagito della Tangentopoli 2012 che avanza a rombanti passi verso la liberazione nazionale dal malaffare politico. Presto ne vedremo delle belle. Perché –è cosa nota- più di un imprenditore, in questo momento, certamente non per amor di patria, bensì per salvaguardarsi, sta patteggiando il proprio salvacondotto, e sta collaborando con diverse procure raccontando un po’ di cosette. Sono i grandi vantaggi della crisi economica: chi opera sul mercato ha capito che la pacchia è finita, e quindi si dà da fare.

2). Le dimissioni dell’italico Malinconico sono invece la prova voluta e richiesta da Mario Monti per mostrare e dimostrare a PDL PD e UDC che è tutto sotto controllo, che non cambierà nulla, e basta assestare qualche buon colpo comunicativo per sostituire le facce e i nomi, garantendosi così un viàtico garantito fino alla primavera del 2013.

Personalmente non ho nessun rapporto con il potere costituito che in questo paese conta, quindi, non ho la minima idea quale delle due risposte possa essere quella giusta.

Ma una cosa, per me, e per tutti coloro che si occupano di informazione, di libertà e di legalità, è chiara e lampante come il sole: le dimissioni di Malinconico sono l’inizio di qualche cosa.

Oppure, la fine.

Bisognerà vedere se è l’inizio della fine dell’Ancien Regime oppure se è la fine della possibilità di restituire la nostra bella repubblica al ripristino della legalità nel mercato.

Garantita a tutti e per tutti.

Staremo a vedere.

6 commenti:

  1. Sergio, mi capita spesso di non condividere i tuoi punti di vista, ma devo ammettere che il tuo lavoro mi consente di conoscere molte informazioni sul mondo sottotraccia della politica italiana. Grazie.

    RispondiElimina
  2. sottoscrivo Guru. Un grazie comunque anche da parte mia

    RispondiElimina
  3. Mi aggiungo, grazie Sergio per gli spunti critici che ci fornisci con il tuo lavoro e che è possibile trovare, almeno per me, solamente in questa isola di genuina informazione.

    RispondiElimina
  4. Mi associo anch'io ai complimenti.
    Purtroppo non essendoci un programma comune capace di unificare una vera opposizione a questo sistema le verita',anche comunicate con
    coraggio, sembrano sempre piu' una pila di cianfrusaglie lasciate nell'angolo di una stanza dove non abita nessuno.
    Vede l'Istituto per orfani di guerra aveva 12 dipendenti ogni 70 orfani e spendeva l'80% del bilancio annuale per stipendi e spese amministrative.
    Su questo modello hanno creato un impero.
    Come lei ben sa non e' mai importato a nessuno di orfani o di scrittori di talento.
    Da oggi, la loro supponenza e' diventata criminalita'.
    Quando Monti disse che andava a una trasmissione televisiva prima di
    presentarsi in parlamento mi sono detto: E' arrivato Sandokan.
    Dira' pressapoco cosi:
    "Pensano che io sia il testa di legno che porta avanti le cose che loro diranno di non aver fatto e mai voluto fare."
    "Sinceramente a me di loro importa 0"
    "Mi rivolgo al popolo italiano sopratutto a quel 50% che non vota piu'" A costo di andare ad elezioni e creare un nuovo partito."
    Come vede sono un imbecille.
    Mentre faccio le valigie aspetto altre verita', altre fantasie.
    Quando saranno pronte, intendo le valigie, me ne andro'.

    RispondiElimina
  5. l'italiano malinconico si e' dimesso significa che il potere dell'italia e' passato nelle mani di qualcun altro, appoggiato dal popolo inerme che non ha futuro.
    una frase non certo messa a caso, il Grande Boss offre sempre segnali chiari.

    RispondiElimina
  6. Non sono STATO loro, né Monti né Malinconico.

    RispondiElimina