lunedì 23 aprile 2012

Hollande e soprattutto gli olandesi mandano un messaggio alla Merkel.


di Sergio Di Cori Modigliani


Scusate la noia, ma come in ogni buona famiglia, ogni tanto è bene fare i conti con il pallottoliere in mano.
Il ragionier Monti e i malati di economicismo dovrebbero essere contenti che, finalmente, invece di parlare di lavoro, filosofia, esistenza, esseri umani, politica, si parli di numeri.
Vediamo un po’, facendo prima una breve premessa tanto per rinfrescare la memoria sociale di questo paese (memoria a brevissimo termine):
Il 22 settembre 2011 (cioè l’altro ieri) fu una giornata storica per l’Italia.
Dal punto di vista statistico.
E per diversi motivi. Tutti interconnessi tra di loro.
La borsa valori di Milano raggiunse il minimo storico a 13.482 con un crollo verticale dei titoli e l’annuncio ufficioso che le prime dieci banche italiane toccavano un altro record: erano tutte insolvibili.
L’ufficio centrale dell’Istat diramò la propria attendibile verifica e previsione sui conti del sistema Italia che, come consuetudine, venne inviata al governo, alla presidenza della repubblica, alla Confindustria, ai sindacati, alla Corte dei conti. Dieci giorni prima l’on. Giulio Tremonti aveva dichiarato in parlamento: “L’Italia sta reggendo bene l’urto dei mercati. I conti sono al sicuro, le banche sono solide e quest’anno chiuderemo con un pil a +0,9%. Non è ancora piena ripresa, ma lo sarà nel 2012 quando, nel secondo trimestre l’Italia si assesterà con un ben più solido + 2,5%”. I dati che l’Istat diffondeva, invece, segnalavano che l’Italia arretrava con un -0,8% e , per il 2012, si prevedeva un arretramento nel secondo trimestre intorno a -1,3%. Ma i dati non vennero resi pubblici.
Tutti collusi, quindi, nella grave omertà collettiva.
Il differenziale di spread tra Italia e Germania raggiunse la cifra record di 410. In quel giorno, la Confindustria spiegò in un comunicato che “vanno effettuate immediatamente e con massima urgenza delle manovre di investimento, di sostegno alle imprese, di credito, per rilanciare l’economia, pena il crollo dell’economia italiana”. In quella data, un editorialista del corriere della sera, un professore molto stimato, un certo Mario Monti, spiegava come e perché con una borsa a quei livelli, uno spread a quei livelli, con una restrizione del credito da parte delle banche a quei livelli, e con un governo a quei livelli, l’Italia non aveva futuro “perché si rende necessario applicare con urgenza una serie di dispositivi economici tali da allargare il credito finanziario alle imprese e contemporaneamente ritornare ad un differenziale tra bpt e bund più realistico e sostenibile, intorno ai 150 punti, restituendo liquidità al mercato e rilanciando le borse per dare un segnale positivo ai mercati internazionali”.
Con il senno di poi sappiamo che cosa ha combinato.
In Inghilterra, proprio quel giorno, il Financial Times pubblicava un rapporto sulle attività imprenditoriali di Berlusconi che identificava in tutte le aziende Mediaset un “vero e proprio colabrodo” nei conti e nei bilanci.
In Italia, due personaggi tirati giù da un vecchio armadio a muro (erano ancora pieni di naftalina) venivano presentati all’ignaro pubblico degli italioti come due rivoluzionari che portavano avanti la vera democrazia: Beppe Pisanu e Ciro Pomicino. Due autentici catafalchi della defunta Democrazia Cristiana provenienti dalla più orrenda deriva di corruzione, ruberia e ladrocinio che l’Italia avesse mai visto. I giovani non possono ricordare le immagini, nel settembre del 1992, di un alto ufficiale della Guardia di Finanza che arrivava a casa (si portarono appresso la cinepresa proprio perché il paese capisse) di Pomicino (ex ministro potentissimo), a Napoli, e dopo aver dato ordine ai suoi finanzieri di cavar fuori il coltellino, squarciavano il materasso della camera da letto che, in verità, non sembrava dotato di molle, né gommapiuma, né lattice, né fibre, né piume, né lana. Era pieno di sterline d’oro. Pomicino, allora, confessò la debolezza della sua consorte per la quale lui provava compassione. Se lo portarono via in manette. Finì a vacca.
Intanto, i magistrati cercavano di lavorarsi a fuoco lento Beppe Pisanu, ex ministro degli interni, che sembrava disposto a parlare pur di farla franca. Patteggiò, da pentito. Fornì prove per spedire in galera l’allora segretario della DC, Arnaldo Forlani, (suo fedele  compagno di merende rubate) e qualche altro guaglione un po’ sprovveduto. Tradì tutti. E poi sparì nel nulla travolto dalla vergogna, il disprezzo sociale, la inevitabile voglia di dimenticare. Tre anni dopo stava in Forza Italia. Pomicino, invece, scoprì un’altra carriera meravigliosa: giornalista economico, collaboratore della Rai e grande sostenitore del PD che lo adora e lo spupazza in giro come un rappresentante della nuova Italia.
Entrambi, il 22 settembre 2011 furoreggiavano su tutti i media italioti. Pisanu era al comando della fronda anti-berlusconiana, Pomicino spiegava su rainews24 le virtù della democrazia e le meraviglie paradisiache di un potenziale governo a guida Monti.
In parlamento, proprio quel giorno, la Camera votò a favore di Marco Milanese, il braccio destro di Tremonti, per negare alla magistratura la possibilità di poterlo far arrestare. L’accusa era grave: “Truffa aggravata, aggiotaggio, appropriazione indebita, falsificazione di bilancio, corruzione di funzionari pubblici, distrazione di fondi pubblici a uso privato”.
Il suo più strenuo difensore fu il ministro degli interni Roberto Maroni. Il suo più accanito oppositore alla camera fu Pierluigi Bersani, a nome del PD, che definì l’evento “una vera porcata anti-democratica” (applausi a raffica da parte di indignados di varia natura).

Sono trascorsi sei mesi esatti e, da allora, sappiamo tutti com’è andata.
E il lunedì mattina 23 aprile 2012 ci si sveglia e sfogliando i giornali si legge la seguente notizia: “Marco Milanese, il deputato del Pdl pluri-inquisito per corruzione e altri reati, è stato scelto come relatore del Documento di economia e finanza (Def) in Commissione politiche europee della Camera”.
Spiego meglio ai lettori, che immagino esterrefatti,  di che cosa si tratta:
il PDL, in pieno accordo con il PD e con l’Udc e con il totale assenso dell’attuale governo, ha stabilito di aver identificato in Marco Milanese la persona più “altamente qualificata per competenza acquisita” nel presentare alla Camera la relazione sui dispositivi economici da applicare immediatamente in sede finanziaria nella repubblica italiana. Presiede la Commissione delle politiche europee, è responsabile a nome del suo partito del “controllo e verifica” delle manovre economiche del governo, ed è la persona che –quando parla ufficialmente- esprime l’appoggio o la bocciatura del governo Monti avendone delega completa. Se lui dice no, cade il governo, perché non ha la maggioranza. Se questa notizia non fosse apparsa oggi su tutte le agenzie, noi non avremmo mai saputo che il PD ha approvato e accettato questa nomina di comune accordo con il PDL.
Roba da non credere.
Va da sé, nessuna reazione. In Italia è considerata cosa normale.
Il responsabile dell’economia nel PD, l’on. Stefano Fassina, si è espresso con eleganza british protestando nel seguente modo: “E’ decisamente inopportuna la nomina dell’onorevole Marco Milanese a relatore del documento rilevantissimo per l’Italia e l’Unione europea. Il presidente  dovrebbe ricordarsi della grave vicenda processuale dell’ex consigliere politico dell’ex ministro Tremonti e revocare la nomina. La commissione politiche Ue ha tante competenze da cui attingere. Devo dire che dopo la negazione da parte di Pdl e Lega della richiesta di arresto della magistratura verso Milanese, è davvero eccessivo il riconoscimento attribuitogli”
Fine della protesta. Fassina, da oggi, è considerato nel PD come Lenin. Lui si sente già un eroe combattente. Nessun comunicato, nessun commento ulteriore, nessuna informazione al pubblico su come sia possibile che si stia verificando una situazione come questa che definire vomitevole è davvero poco.
“Noi siamo un partito serio e responsabile, pensiamo a lavorare e non a fare pettegolezzi o a creare risse”. Così, Bersani, si è espresso dopo che dal PDL è arrivata la risposta a Fassina. Ecco la risposta ufficiale: “Al posto di Fassina, starei zitto. Il nostro partito non sta al suo livello e non ha quel numero di cadaveri nell’armadio”.
Stefano Fassina ha deciso di seguire il consiglio e ha detto che starà zitto. Bravo. Grazie. Complimenti per il coraggio democratico.
Fine della notizia.
Lo spread oggi sta come il 22 settembre e la borsa raggiunge i minimi storici come il 22 settembre.
Non solo.
Esattamente (in fotocopia) proprio come il 22 settembre 2011 ricompaiono Beppe Pisanu (a destra) e Ciro Pomicino (a sinistra). Le stesse identiche parole di allora, lo stesso aplomb, la stessa funzione, la stessa finzione. In tivvù, presentati entrambi (vanno per gli 80 anni) come “il nuovo che avanza”. Ci spiegano che la “finanza speculativa” sta attaccando l’Italia, oggi 23 aprile 2012, come il 22 settembre 2011. Due zombie simbolici
Vien voglia di stracciare il passaporto e chiedere la nazionalità della Nuova Zelanda, la nazione civile geograficamente più lontana dall’Italia, giustificando la richiesta perché “perseguitato esistenziale da cariatidi ammuffite”.

La notizia del giorno è lo spread alle stelle e la borsa in picchiata negativa.
La colpa di tutto ciò sarebbe di Hollande (roba da ridere).
La colpa (se vogliamo proprio usare questo termine) non è di Hollande –che non ha ancora vinto- bensì dell’Olanda. Non è un caso che la notizia è sulle prime pagine dei giornali irlandesi e in tutti i media tedeschi che fanno riferimento ai verdi, agli ecologisti e all’opposizione democratica alla Merkel. Talmente importante ciò che è accaduto ieri mattina a l’Aja da obbligare il governo tedesco a diramare un comunicato ufficiale, firmato Angela Merkel, con toni curiosamente colloquiali dal sapore marketing:
“Il flop olandese ci preoccupa. Non poco. Seguiamo con viva preoccupazione la situazione olandese dove sembrano non rendersi conto della situazione dei mercati e dell’impatto che le loro azioni possono avere su tutta la zona euro”.
Ci hanno provato questa mattina alle 8.30, grazie all’indòmita attività di Mario Draghi, un altro contabile da operetta. Alle 8.45 al London Stock Exchange le banche tedesche avevano già piazzato il giochetto da gonzi: vendere tutti i bpt olandesi in portafoglio, con la finanza speculativa internazionale al seguito che già pregustava con la bava alla bocca di papparsi il Regno d’Olanda come fanno con il Regno di Spagna e con la Repubblica Italiana. E fare con loro il consueto giochetto. E’ durato otto minuti, circa 4800 secondi. Giusto il tempo per buttare via qualche decina di miliardi di euro (quelli che non investono nell’economia reale). I 54 fondi internazionali controllati dal porto di Rotterdam e dalla Shell hanno acquistato a man bassa bpt olandesi ramazzando sul mercato tutto ciò che c’era. Bonos a 435, bpt italiani a 408, gli olandesi a 62. Quando hanno aperto le borse alle ore 9, gli analisti, a Londra, si twittavano tra di loro “gli olandesi non hanno abboccato al giochetto”.
Gli irlandesi a sinistra, gli olandesi a destra.
Noi, a guardare dalla finestra per capire dove andare. Senza proprie idee.
Ci sono etnìe che dicono no alla dittatura dell’oligarchia transnazionale. C’è da imparare, dopotutto siamo europei. E se ne fregano di ciò che dice Draghi. Perché ogni popolo ha la sua tradizione, la sua cultura, i suoi usi, soprattutto i suoi precedenti storici. Gli irlandesi cattolici sono l’etnìa più poderosamente orgogliosa e fiera di tutta l’Europa. Non li vedremo mai schiavi di nessuno: questa è la loro ricchezza consapevole. Ed è per questo valore aggiunto umano che arricchiscono l’Europa. Gli olandesi calvinisti sono i più abili commercianti al mondo, in assoluto, da almeno 500 anni. E’ questo loro valore aggiunto umano che arricchisce l’Europa. La borsa e la finanza l’hanno inventata loro. Chi vuol seguire il dottorato di ricerca in economia pianificata nella celebre università di Haarlem, deve sostenere un importante esame di Storia dell’Economia d’Europa che ruota tutto intorno al crollo della borsa di Amsterdam avvenuto nel 1636 quando esplose la bolla dei derivati sui semi di tulipano e crollò l’intero sistema economico d’occidente provocando la più terribile depressione economica mai registrata nella storia dell’umanità negli ultimi mille anni. Soltanto ad Amsterdam, nel mese di ottobre 1636 ci furono 25.000 suicidi. Sparì l’impero olandese. La dinastia Orange venne sostituita da quella Stuart britannica e sulle ceneri della borsa di Amsterdam nacque l’Impero inglese e la borsa di Londra. Anni e anni di miseria in Europa che provocarono sommovimenti giganteschi facendo esplodere la prima grande rivoluzione europea che portò al potere il dittatore Oliver Cromwell in Inghilterra, il quale abolì la monarchia e fondò la repubblica. Nel 1652 per due anni l’Europa venne scossa dalla guerra anglo-olandese tra la Repubblica d’Inghilterra e la “Repubblica delle 7 province dei paesi Bassi”, milioni di giovani morirono e intere città vennero spazzate via come conseguenza del valore di alcuni fiori. Una follia.
Il tutto originato da quella che gli studiosi di storia definiscono la più curiosa febbre collettiva mai verificatisi nell’arco della Storia: la speculazione sui derivati dei semi di tulipano.
Così come i tedeschi hanno giurato a se stessi che non avranno mai più un nuovo Adolf Hitler, così gli olandesi hanno rassicurato se stessi che non verranno mai più travolti da una depressione economica provocata dalla finanza speculativa. Negli ultimi quattordici mesi, chiunque segua l’applicazione del concetto di psico-storia, aveva capito benissimo che cosa stava per accadere. Quatti quatti, lentamente, con abilità, senza clamore, la finanza olandese si è liberata della carta straccia, ha investito nella propria economia e si è “ripulita”. Quando è stata pronta perché ha capito di essere ormai abbondantemente indipendente ha cominciato a mordere il freno. Mario Draghi, che è un contabile ignorante come una capra e non ha mai studiato la Storia, ha fatto spallucce ridendoci cu.
Non ha capito che gli olandesi stavano dando battaglia.
Sono piccoli piccoli, ma sono una etnìa mediamente felice e allegra. Sono industriosi, creativi, dinamici, grandiosi libertari, ancora oggi, nonostante la deriva razzista anti-semita e anti-xenofoba. Hanno petrolio, oro, acqua, gas, banche. Hanno il più alto tenore di vita d’occidente. Controllano tutto il sistema di trasporto merci via acqua nell’oceano atlantico. Il 72% delle merci cinesi esportate in Europa passa per Rotterdam dove pagano fior di tasse per i noli. La disoccupazione è al minimo storico.  Fioriscono cooperative di imprenditori solidali che praticano il bilancio sociale. Hanno, inoltre, (sono un tifoso di questo sport) un'eccellente squadra nazionale di calcio. E sono dotati di un buon pizzico di follia che non guasta mai. Per i tedeschi, che conoscono la Storia, sono più temibili dell’Italia o della Spagna, ben più grandi e ricche. Noi siamo facilmente asservibili, purtroppo. Anche gli iberici. Gli olandesi no.
Basterebbe questo per comprendere l’idiozia suicida di ogni attacco contro l’Europa, che resta e rimane un insostituibile bacino di imbattibile ricchezza poli-etnica: ogni nazione contribuisce con il proprio bagaglio storico, antropologico, esistenziale, per montare il possibile puzzle di un mondo idealmente virtuoso.
Uno studioso cabalista può sbizzarrirsi come vuole dinanzi a questo sorprendente trucco della Storia: se vince Hollande in Francia, cambia l’Europa; ma la prima mazzata all’idea europea oligarchica e asservita, voluta dalla Merkel, glie la stanno dando gli olandesi.
Non è curiosamente affascinante tutto ciò?

4 commenti:

  1. Bel pezzo, niente da dire.
    Però sarebbe meglio rettificare la favoletta delle sterline d'oro nel materasso di Pomicino: il collezionista di tesori era Duilio Poggiolini, la cui consorte Pierr De Maria aveva l'hobby dei lingotti nell'imbottitura dei divani.
    Se Pomicino sporge querela, e non vedo perchè non dovrebbe, DiCoriModigliani fa la fine dei 250 e passa italiani che, con le loro avventate osservazioni su Antonio Di Pietro, hanno finito per diventare i principali finanziatori del Tonino nazionale, godereccio e scopatore come Silvio, ma senza sghei...
    Il massone Beppe Pisanu, è meglio precisarlo, è diventato ministro dell'interno (ovvero l'utile idiota istituzionale) solo parecchio dopo i fatti sopra narrati. Anche la cronologia ha un suo perchè...

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  2. Non va dimenticato che Cirino Pomicino ha nominato Mario Monti consulente quando era ministro del bilancio, a metà deli anni 80: e da allora il debito italiano ha iniziato la sua folle corsa verso valori mai visti prima. Ecco che il cerchio si chiude.

    Pisanu è stato sodale di Carboni, faccendiere della P2 e coinvolto nella morte di Calvi, oltre che in altre oscure trame fra massoneria, vaticano e servizi deviati. E' tuttora in servizio permanente, nonostante l'età più che matura.

    Milanese pattuiva per conto di Tremonti i posti del tesoro nei vari consigli di amministrazione di Finmeccanica ed altre aziende a partecipazione di stato, mediando fra gli appetiti dei leghisti e degli altri partiti. E già si parla di Maroni coinvolto in faccende di tangenti per dieci milioni di euro, magari come spada di Damocle da lasciar cadere al momento opportuno, se Bobo non sta a cuccia a comando.

    E sono tutti presenti in un parlamento nazionale che continua a credere a fandonie come la nipote di Mubarak, il burlesque e Lavitola giornalista. Cos'altro ci vuole per sputtanarli? Ora si sono anche inventate le dimissioni a metà. Penati, Boni e altri pescati alla Regione Lombardia col sorcio in bocca si dimettono dall'incarico, ma non dallo stipendio. Non più l'ufficio di presidenza o l'iscrizione al partito, ma sempre eletti e stipendiati. Che il trota sia l'unico "serio" in un mondo di squali?

    Questa gente bisogna denunciarla, stanarla, fare in modo che abbandoni la vita pubblica presa da rimorsi e vergogna. Sicuramente gli esperti possono trovare fra le pieghe della Costituzione italiane e delle leggi qualche elemento utile. Negli Stati Uniti gruppi e cittadini si stanno dando molto da fare per ritornare allo spirito della Costituzione dei Padri, richiamandosi a George Washington, contro lo strapotere della American Corporation che di fatto governa il loro paese. E noi ci lasciamo sfilar via una delle migliori costituzioni europee, senza neanche reagire a tutti questi tentativi di volerla sostituire privilegiando la costituzione materiale sui principi nati dalla lotta contro il nazifascismo!

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  3. Sono in Olanda da circa 1 anno, ed un altro aspetto su cui moltissimi olandesi puntano, o meglio vorrebbero, e' tornare alla loro vecchia moneta.. chissa' se accadra'...

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  4. Molto interessante come articolo, grazie! Io mi sto accingendo a trasferirmi in NL tra un paio di mesi e sono in contatto con altri amici che già si sono traferiti, e quasi tutti raccontano di un altro mondo, basato sul rispetto, sulle capacità, e non sul "sono amico di..." "posso procurati questo se tu..." e via dicendo

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