sabato 14 aprile 2012

Intervista a un alto dirigente sanitario. Che cosa sta accadendo nella Sanità Pubblica in Italia?

di Sergio Di Cori Modigliani


Costretti ad occuparci del quotidiano malaffare e della corruttela, perdiamo tempo ed energia senza avere la possibilità né l’opportunità di affrontare i problemi veri della gente, le esigenze autentiche dei cittadini, gli obiettivi della ripresa socio-economica della nazione. Ieri la Finanza si è portata via in manette l’ex assessore alla sanità della Regione Lombardia, insieme ad altri cinque funzionari. E in Puglia, l’attuale governatore Nichi Vendola è sotto inchiesta insieme al senatore Tedesco, già assessore della Sanità, sotto l’accusa di peculato insieme al vescovo di Altamura. Si finisce quindi a parlare di cronaca e di malaffare e di partiti. Ma la Sanità funziona (nella parte che funziona) perché dentro ci lavorano medici, paramedici, infermieri, assistenti, e soprattutto amministratori e funzionari che molto spesso sono persone per bene, meritevoli e tecnicamente competenti, che stanno “sulla linea del fronte” e che ogni giorno toccano con mano (e dati e cifre in pugno) ciò che accade nella sanità pubblica. Non sono personaggi, non fanno gossip, non sono divi, sono amministratori responsabili. La loro voce (la più interessante in assoluto) è la meno sentita. Per cercare di dare voce, e comprendere qualcosa di più, sono andato a parlare con un alto dirigente sanitario della sanità pubblica, la Dott.ssa Isabella Mastrobuono che gentilmente mi ha rilasciato questa intervista per voi. Ecco che cosa ha detto. Prima dell’intervista ci ho messo anche il suo curriculum. Di solito, sui giornali e in televisione parlano individui che non conoscono il meccanismo dall’interno, non sanno ciò che accade e sono stati messi lì dai partiti. Leggere “tra le righe” ciò che pensa la Dott.ssa Mastrobuono, può essere indicativo e utile per capire che cosa sta accadendo nel nostro paese nel settore strategico più importante della nostra esistenza. Si parla, infatti, troppo di finanza e troppo poco di Salute.

Curriculum Vitae – Dott.ssa Isabella Mastrobuono

Attualmente è Direttore Sanitario Aziendale della Fondazione Policlinico Tor Vergata e Sub Commissario di governo per il Piano di rientro della Regione Molise (nomina ottobre 2009); ha svolto attività di assistente chirurgo e ricercatore presso l’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ed ha diretto la sezione “Problemi organizzativi e gestionali a livello aziendale” dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali. E’ stata il Responsabile scientifico e dei rapporti istituzionali della Tosinvest Sanità e consulente per numerosi enti nazionali e regionali, pubblici e privati, in particolare per la Commissione parlamentare di inchiesta sul servizio sanitario regionale e per la  Commissione Igiene e sanità del Senato, nonché per la Regione Piemonte, la Regione Abruzzo, la regione Molise, il CNEL, l’Istituto superiore di sanità, Farmindustria su temi di interesse sanitario. Ha partecipato al progetto Tacis della Comunità europea per la definizione di un nuovo assetto organizzativo del Sistema sanitario in Unione Sovietica; ha collaborato con l’Università Bocconi di Milano per progetti di ricerca.

Ha fatto parte, in qualità di esperto, dell’Osservatorio permanente per l’Aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, dell’Osservatorio sul superamento dei manicomi, della Commissione Nazionale per il Servizio Trasfusionale e della Sottocommissione sui LEA, delle Commissioni ministeriali nazionali per la day surgery e per la chirurgia oculistica, nonché di numerosi gruppi di lavoro ministeriali, tra i quali quelli sui fondi sanitari integrativi nei ministeri Guzzanti, Turco e Sacconi. E’ componente della Commissione nazionale sulla sicurezza dei pazienti.
Attualmente è direttore scientifico della Collana “Organizzazione sanitaria”, diretta del Dott. Mario Greco ed è autrice di oltre 80 pubblicazioni su riviste, nazionali e internazionali,di  libri e monografie.



“Tredici domande a un dirigente della Sanità Pubblica”



1). Nel 1992, vent’anni fa, la Sanità in Italia era considerata la migliore del mondo occidentale. E’ ancora oggi, così? Era vero che fosse la migliore?
R: E’ pericoloso ed inutile fare paragoni tra paesi che hanno sistemi sanitari molto diversi tra loro. Possiamo paragonare solo i Paesi industrializzati tenendo presente il fatto che negli USA, ad esempio, vige un sistema sanitario sostanzialmente privatistico mentre in Europa, la Germania e la Francia hanno un sistema di tipo assicurativo obbligatorio. L’Italia si può confrontare con l’Inghilterra, ad esempio, che ha un servizio sanitario nazionale, cioè un sistema che si basa sulla fiscalità generale. L’OCSE ha presentato dei dati dai quali emerge che il nostro servizio sanitario nazionale è tra i migliori, ma si tratta di valutazioni da prendere con cautela perché gli indicatori utilizzati sono dipendenti da una serie di fattori complessi. Diciamo che certamente nel nostro paese l’introduzione nel 1978 del servizio sanitario nazionale è stata una scelta che di molto ha migliorato lo stato di salute dei cittadini.

2). Secondo lei, dal 1992 a oggi sono stati applicati nel settore della Sanità quei necessari parametri di adeguamento per renderla più adatta ai tempi? Se no, perché?
Nel 1992 è stata introdotta l’aziendalizzazione degli ospedali e della unità sanitarie locali, un fatto epocale. L’obiettivo era certamente quello di modernizzare il servizio sanitario nazionale introducendo metodologie di lavoro ed organizzazione tipiche del mondo privato. Ad oggi, purtroppo il percorso non è stato portato a termine, anzi, con l’aggravarsi della situazione economica del nostro Paese, è diventato centrale ancora il ruolo delle Regioni e dello Stato. Basti pensare alle regioni in Piano di rientro, che dipendono sostanzialmente da decisioni governative. Credo sia mancato davvero il coraggio, negli anni 90, di spingere verso una maggiore liberalizzazione di questo settore, pur nel rispetto dei principi e dei criteri alla base del nostro servizio sanitario nazionale.

3).  In Italia la corruzione è un fenomeno dilagante che è divenuto norma. Il che comporta il fatto –nel settore pubblico- di non poter aspirare a una carriera nella pubblica amministrazione sulla base esclusiva dei propri meriti e competenze, bensì attraverso l’immissione in ruolo per malleveria politica. La Sanità fa eccezione? Se no, quanto costa al paese l’inefficienza di chi gestisce la Sanità?
Vi sono moltissime professionalità di spessore nel mondo della sanità, sia nella clinica che nell’amministrazione, che hanno ottenuto posti di spicco per i loro meriti. Certamente la politica ha favorito, in alcune realtà, la carriera di persone non competenti ma il vero problema non è questo. Il problema per eccellenza è che nel nostro Paese non si è investito affatto nella formazione manageriale di coloro che lavorano nella sanità!! Ricordo che nel 1995, il Ministro Guzzanti presentò una proposta di legge sulla necessità di costituire un’alta scuola di formazione in questo settore per direttori generali, sanitari, amministrativi, direttori di dipartimento, etc., che non fu approvata perché ritenuta non urgente!. La presenza di corsi cosiddetti manageriali, con spese a carico dei “discenti”,  non sempre rispondono alle necessità di una sanità in continua trasformazione come sta avvenendo. La formazione insufficiente è l’anello debole della catena.

4). Che cosa, secondo lei, andrebbe fatto, oggi, in termini realistici, per migliorare il servizio pubblico sanitario e diminuirne i costi? E che cosa fanno e invece non andrebbe fatto?
Per diminuirne i costi dovremmo finalmente investire sull’assistenza primaria, che è la pietra miliare per il controllo dei costi, purtroppo alti per il maggior ricorso all’assistenza ospedaliera. A questo bisognerebbe aggiungere un più razionale controllo dei beni e servizi e della spesa farmaceutica. In questa direzione si stanno muovendo i provvedimenti legislativi in atto solo che “cadono “ in un momento particolare legato alla necessità di ridurre i costi in tempi troppo stretti. Nei prossimi due anni sono previsti tagli sia sulla farmaceutica che sui beni e servizi per miliardi di euro.

5). Secondo lei la burocrazia dei partiti svolge un ruolo all’interno della Sanità oppure questo comparto è riuscito a salvaguardarsi?
No, non si è salvaguardato ma basterebbe poco per migliorare. Le racconto una storia personale. Qualche anno fa partecipai al concorso europeo per la nomina a direttore del Centro europeo per il controllo delle malattie e venni scelta tra 37 candidati e sottoposta ad un esame in lingua inglese della durata di due giorni dal quale uscii a dir poco stravolta. I “cercatori di teste” specializzati (erano tedeschi) nella ricerca di personale non si sono accontentati del mio curriculum, ma mi hanno sottoposta a test specifici ed hanno “scandagliato” le mie conoscenze. Arrivai settima, ma che fatica!

6). Lei pensa che i tagli effettuati negli ultimi anni alla Sanità siano stati giusti e abbiano provocato un sensibile miglioramento sia nei costi che nel servizio?
I tagli ci sono stati ed i conti sono leggermente migliorati, soprattutto nelle regioni in Piano di rientro dal deficit della sanità, ma la qualità temo non sia migliorata.

7). Se lei fosse il Ministro della Sanità che cosa farebbe subito non appena insediata?
Bella domanda. Non sono così presuntuosa da pensare di diventarlo ma sono stata accanto a molti Ministri. Penso che punterei tutto sull’assistenza primaria e del territorio (medici di medicina generale sempre disponibili) e sulla creazione di un secondo pilastro con fondi integrativi come per le pensioni. Il finanziamento esclusivo tramite la fiscalità generale non è sufficiente: come nei paesi europei dobbiamo puntare a creare un secondo pilastro nel quale fare convergere la massa di denaro privato che oggi in modo disordinato i cittadini spendono privatamente (30 miliardi di euro).

8). Come mai, secondo lei, la Sanità non ha mai aperto un canale di comunicazione mediatica efficace con i cittadini in modo tale da spiegare in maniera razionale, argomentata e comprensibile per l’utente che cosa accade, che cosa va fatto e soprattutto che cosa non va fatto?
La comunicazione è stata sempre un problema nel nostro Paese. Non siamo bravi a spiegare in modo semplice le cose complesse: che manchi una scuola anche in questo?

9). Come va la Sanità nel Lazio, oggi? E’ migliorata o peggiorata? Che cosa c’è da cambiare? Qual è la regione più virtuosa d’Italia, e come mai?
Il Lazio è la regione che presenta i maggiori problemi in sanità per una serie di ragioni, non ultimo il fatto che è sede di molte università ed ha un tasso molto elevato di ospedalizzazione, infatti è in Piano di rientro. Negli ultimi anni, la presidente Polverini ha cercato di migliorare la situazione economica della regione ed in parte i risultati si vedono ma ci vuole più tempo, come dicevo all’inizio. Anche in Inghilterra hanno approvato piani di rientro dal deficit , ma in dieci anni, non tre! Forse la regione più virtuosa è l’Emilia Romagna che dal 1980 ha puntato sul’assistenza territoriale.

10). I problemi della Sanità in Italia, secondo lei sono strutturali oppure le risorse vengono impiegate male? Chi è che controlla l’applicazione efficace delle risorse impiegate?
Sono strutturali e le risorse non sono sempre ben impiegate. Vi sono Organismi di controllo ma a mio avviso, tutti controllano tutto e forniscono dati, ma mancano le soluzioni organizzative necessarie.

11). Come uscirne?
Lavorando, lavorando, lavorando e percorrendo strade coraggiose anche innovative.

12). Secondo lei i cittadini sono consapevoli del fatto che con le manovre in politica economica attuate dall’attuale governo, inevitabilmente, la Sanità andrà incontro a un peggioramento del servizio? Chi deve spiegare ai cittadini come stanno le cose? Perché non viene fatto?
13). Il governo si è insediato quattro mesi fa. L’attuale ministro in carica non ha mai emesso né un comunicato né una opinione sullo stato della Sanità in Italia, di cui nessuno parla nè riferisce al pubblico degli utenti. Come mai? Secondo lei, perché la Sanità non viene presa in considerazione con la dovuta necessità essendo uno dei luoghi in cui si concentra maggiormente il bisogno primario dei cittadini e la spesa pubblica?
Rispondo a queste due domande insieme.
I cittadini sono consapevoli che il finanziamento non è sufficiente: ne sono sicura. Sperano però che i loro diritti siano rispettati e che il servizio non peggiori. In una recente indagine del Censis, i cittadini hanno chiesto di intervenire sulla appropriatezza delle prestazioni, sulla necessità di introdurre tickets per i redditi più alti, hanno dimostrato lungimiranza e responsabilità. Bisognerebbe avere più coraggio e spiegare loro che non solo questa è la strada; bisognerebbe puntare di più su quella solidarietà che è parte integrante del nostro vivere italiano e che si avvale di organizzazioni non profit e di volontariato che tutti ci invidiano. Lo sapeva che oggi in Italia ci sono più di 13 milioni di italiani che sono iscritti a fondi integrativi su base contrattuale e che con poche centinaia di euro all’anno sono in grado di dotarsi di un sistema di protezione aggiuntivo rispetto a quello pubblico?
Ci aspettano tempi durissimi: a mio avviso la crisi deve ancora arrivare e ciò avverrà quando si dovrà “toccare” la parte assistenziale, e cioè le indennità di accompagnamento, le pensioni di invalidità, per realizzare entro il 2014 il pareggio di bilancio. Personalmente spero che ci si liberi da preconcetti ed ideologie e che si percorra una strada italiana, tutta nostra, altrimenti è inutile parlare di solidarietà intergenerazionale.

Grazie. Un saluto a tutti i lettori

Isabella Mastrobuono

2 commenti:

  1. La cosa migliore avere la possibilità di mettere in pratica quanto si dichiara in pubbliche interviste. Avendola letta potrei essere uno di quelli che ha il privilegio di testimone!

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  2. Buone idee e concetti condivisibili. Ma quanto c'è di pragmatico e di capacità di tradurre in pratica ciò che con lessico didattico ed esplicativo si esprime? Vedremo i risultati alla prova dei fatti e capiremo se la gavetta della professione medica sarà stata percorsa o saltata a piè pari!

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