domenica 22 aprile 2012

L'estrema destra olandese clamorosamente dice NO alla Merkel e mette in crisi il governo.


di Sergio Di Cori Modigliani


La weltanschaung della Merkel, in Europa, accenna i primi scricchiolii. E certamente non è casuale che il quarto segnale –più poderoso degli altri tre- arrivi poche ore prima che vengano diffusi i dati elettorali relativi alle presidenziali in Francia.
Dopo la Slovacchia (un pil nazionale pari a quello della regione Marche) che non ha aderito al pareggio di bilancio; dopo quello della Repubblica Ceka, dopo quello dell’Irlanda, già più interessante, perché è in contro-tendenza: una nazione piccola piccola se paragonata a Francia e Italia, già data per spacciata (oltre che membro dell’euro) la quale avrà il referendum sul pareggio di bilancio il 31 maggio (beati loro) con i sondaggi che danno vincente per 75% dei voti il rifiuto di accettare la normativà europea, con uno spread che viaggiava a cifre folli ed è ridotto oggi a 502, con un abbassamento della disoccupazione clamoroso, un accordo tra le parti sociali e una fortissima protesta contro la BCE, si aggiunge oggi, 22 aprile la notizia che viene dall’Olanda.
Anche gli arancioni non ci stanno più.
Ecco la dichiarazione ufficiale: “Si sono rotti con un nulla di fatto, dopo quattro settimane, i negoziati del governo per la definizione di misure di austerity per risanare il deficit del paese”.  Il Premier, Mark Rutte ha accusato gli euroscettici del Partito della liberta' (PVV) di Geert Wilders della responsabilita' del fallimento. Ha, infatti, dichiarato questa mattina ''All'ultimo momento, il PVV si e' detto shoccato dalle conseguenze di accordi fatti in precedenza e non garantisce più l’alleanza di governo'', soprattutto in materia di pensioni e di aiuti alle banche, ha denunciato Rutte che ora non esclude piu' le elezioni anticipate chieste a gran voce dai laburisti. 
Rutte vuole tagliare la spesa pubblica di 15 miliardi di euro per risanare il deficit che nel 2013 arrivera' al 4,6 per cento del pil. Da ricordare che fanno parte della coalizione del governo di Rutte i suoi conservatori, il VVD (che fornisce un sostegno esterno ma necessario per assicurare una maggioranza risicata in Parlamento) appoggiati dai cristiano-democratici. Gli olandesi non ci stanno. Sono un’economia piccola rispetto a noi, ma comunque di importanza strategica in Europa (la più importante azienda petrolifera del continente, la Shell) cinque banche tra le prime 20 al mondo, il più grande porto commerciale del mondo (Rotterdam) nonché luogo principale –e simbolico- di tutte le operazioni di compra-vendita di oro, diamanti e commercio di armi. Lo spread con i bund tedeschi è a 64 ed è sempre sotto ferreo controllo. E’ la nazione europea con il minimo differenziale rispetto ai tedeschi, quindi, la loro riottosità rispetto alle manovre volute dalla BCE assume un plusvalore. "Non siamo disperati, siamo previdenti" ha dichiarato il leader dell'estrema destra olandese.
“Da noi l’austerità non passa, perché oltre ad essere disumana, è finanziariamente, economicamente, e socialmente perdente. Non ci stiamo”.
La dichiarazione è di Geert Wilders, un leader della destra olandese (una specie di sintesi tulipana tra Bossi e Starace) noto per i suoi atteggiamenti estremisti anti-islamici. Quindi, anche l’Olanda non ci sta.
Intelligente e abile animale politico, che con superficiale faciloneria era stato archiviato come un volgare demagogo di destra e niente di più, Geert Wilders si è piazzato nel cuore dell’Europa per evitare che i laburisti e la sinistra ecologica olandese guidino la protesta contro la Merkel approfittando della potenziale vittoria di Hollande, il quale ha già preannunciato che andrà a Berlino a porre le proprie condizioni. E poiché la Francia è nazionalista, è una potenza nucleare, ed è la quinta potenza economica al mondo, la voce grossa non potrà rimanere inascoltata. Temono anche un effetto contagio con il Belgio (che sta lì tra Francia e Olanda e pur nella propria indòmita autonomia ha sempre avuto queste due nazioni come proprio punto di riferimento) che ha un socialista al governo, per cui l’ala dei moderati conservatori olandesi non vuole lasciare alla sinistra la leadership dell’opposizione alla Merkel. 
Osservando ciò che sta accadendo nelle ultime settimane in Europa ci si accorge sempre di più dello spaventoso isolamento asservito di una compagine italiota e melensa come quella del PD, oramai totalmente fuori dall’autentico dibattito in corso nel continente, sia a destra che a sinistra.
A differenza di Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, completamente passive e acritiche rispetto alle imposizioni della Germania, nel nord-Europa, invece, si sta creando una nuova coscienza collettiva antagonista. Per il momento le formazioni locali politiche approfittano del disagio sociale e cavalcano l’opposizione al duo Draghi/Merkel cercando di sfruttare il malcontento attraverso l’applicazione di categorie rigide quanto obsolete, non a caso identiche al millimetro: ormai, l’estrema destra razzista, xenofoba e nazionalista parla, scrive e comizia usando le stesse identiche argomentazioni, slogan e parole della sinistra antagonista anti-razzista, anti-nazionalista e anti-xenofoba.
Entrambe, a mio avviso, sono destinate a un inevitabile declino di consenso. Superato l’iniziale scoglio di viscerale emotività e la contrapposizione idiota e inutile tra fascisti e comunisti (tanto per raccattare voti e tenere il popolo nell’ignoranza e nella non informazione) finiranno per emergere le personalità politiche “vere”, persone in grado di saper contrastare la dittatura mercatista imposta da Mario Draghi non opponendo più facili slogan buoni soltanto a strappare l’applauso, ma opponendosi con un piano economico, politico, sociale, di alternativa reale al duopolio Merkozy.
Anche perché, se salta Sarkozy, come mi auguro caldamente, il duopolio si trasforma inevitabilmente in monopolio.
E quando, in Europa, i tedeschi finiscono per avere il monopolio, di sicuro non fa piacere né ai francesi, né agli olandesi, né ai belgi, né tantomeno agli inglesi. 
Noi italiani, si sa, finiamo dietro chi sta vincendo, come al solito. E come la Storia insegna. Triste ma vero. Che siano di destra o di sinistra per noi è irrilevante.
Per il momento, dunque, a Irlanda da sinistra (Sinn Feinn) e in Olanda dall'estrema destra (PVV di Geert Wilders) arrivano sonori segnali a Mario Draghi.
Staremo a vedere dopo il 7 maggio quale Europa avremo.

Ma per Draghi e la Merkel, questa notizia in apparenza davvero piccolina, che proviene da una nazione piccolina come l’Olanda è davvero una inattesa doccia fredda.
Chissà che effetto avrà nelle menti degli elettori francesi.

Buona domenica a tutti

10 commenti:

  1. anche se in Olanda si aprono fronti alternativi, credo siano strumentali. D'altronde si sa che i populisti destroidi amici di Wilders fiutano e rincorrono i malumori popolari.. diciamo che capiscono dove tira il vento. Vabbè, macchiavellicamente parlando, anche i destroidi antisemiti olandesi amici di Wilders sono oggi strumentali per il liberarci dall'oligarchia feudale dell'austerity europea.
    che dire... la rivoluzione verrà sempre dalla Francia.. e in Italia? Nel nostro paese c'è un vuoto politico clamoroso, facilmente colmabile dagli strombazzanti populismi o dai qualunquisti dell'antipolitica. O peggio la restaurazione dell'ancient regime dei vecchi marpioni matusalemme della politica (Partito della nazione degli ottantenni) in continuità con l'azione dei passero-tecnocrati attualmente in carica.. ora che i politici italiani sono alla frutta, basterebbe poco, ma veramente poco ad un movimento serio con un programma politico e un modello di sviluppo economico chiaro ad imporsi sulla scena italiana. Ad oggi in Italia lo scenario politico non diverge da quello greco, piuttosto frammentato ed in balia delle spinte autoritarie dei dictat europei.

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  2. Ma se machiavellicamente parlando sono strumentali gli antisemiti, cioè una bella schifezza, perché non può esserlo l' antipolitica di Grillo?

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  3. Penso che il Movimento 5 stelle è un idea molto positiva perchè riporta come primaria importanza nella vita degli italiani la partecipazione dell'individuo. Purtroppo è ancora molto carente in alcuni punti (e spererei nell'aiuto di tutti), anche se forte in altri, ma sta crescendo e speriamo che continui a farlo senza marcire anzitempo.
    Chi critica il movimento e taccia Grillo con semplicioneria non si è informato abbastanza o non ha capito bene lo spirito che anima questi cittadini e forse non è facile capirlo in breve tempo se si parte da un punto di vista campanilista alla vecchia maniera.
    Con il movimento collaborano premi Nobel ed esperti di molti settori che vogliono il bene del popolo e non gli interessa la squadra che vince e da quali personaggi è formata.

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  4. A scanso di equivoci, visto che capitano, preciso che è esattamente quello che ho detto prima e anzi, comincio a pensare che forse Grillo, con tutte le manchevolezze di cui è stato appena detto, è una scelta necessaria.

    Leggete qua:

    "Oggi il potere pubblico è, semplicemente, il consiglio di amministrazione che sostiene gli interessi collettivi della classe borghese."

    Sembra oggi, vero? E' di 174 anni fa, Marx e Engels. Ripeto: la situazione la capisce benissimo da secoli chiunque abbia gli occhi un minimo aperti, il punto è che forse l' autentica novità rivoluzionaria dovrebbe essere il metodo ossia l' autentico coinvolgimento di chi è oppresso e non reagisce o cerca di approfittare della situazione. Non ci si può esclusivamente sulla rabbia verso i politici o altri nemici non bene identificati come "la finanza internazionale" etc etc Il collante non può più essere la nazionalità ma la fratellanza di chi è sfruttato e si rifiuta di adattarsi al sistema mantenendo come unica speranza quella di cavarsela comunque o diventare anche lui un piccolo sfruttatore. E questo è difficilissimo secondo la mia esperienza; in qualsiasi ambito lavorativo ai livelli alti ma anche, assurdamente, ai livelli più bassi l' istinto primario a cui cedono praticamente tutti è quello di considerare la propria situazione, a volte di miserabile piccolissimo privilegio, come un merito che consente "finalmente" di ostentare la propria superiorità rispetto a chi sta ancora peggio. Se si riuscirò a capire che in realtà il più luciferino atto di superbia è quello di essere utile agli altri, di lavorare per poter condividere il benessere con chi è meno fortunato o dotato di meno talento migliorandone la situazione forse qualcosa cambierà davvero.

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  5. Il primo problema e' se si andra' a votare o no.
    Il secondo e' se questo "partito dei tecnici" si presentera' abbandonando i vecchi partiti al loro destino.
    Che oggi l'alternativa Grillo con tutte le sue problematiche sia l'unica sulla piazza mi sembra difficile da discutere.
    Cosa uscirebbe fuori da un quadro di questo genere io lo trovo semplice da prevedere. Non essendoci ne' un partito, ne' un vero movimento per un cambiamento, Grillo sostanzialmente dice che basta essere onesti, il signor Monti fin ora non ha modificato niente, la sua politica e' di mera conservazione, un ritorno dei partiti piu' o meno ripuliti o l'entrata in campo di un partito d'ordine mi sembra la cosa piu' plausibile.
    "Oggi il potere pubblico è, semplicemente, il consiglio di amministrazione che sostiene gli interessi collettivi della classe dirigente." Ho tolto il borghese alla frase.
    Io direi invece che questo e' lo stato dei rapinatori di uno stato putrescente. Se tutta la nostra classe dirigente e' questo non e' che rimanga molto da dire.
    E' sullo stato putrescente che non c'e' dibattito. E' sulla sua struttura tardo medioevale, sul suo modello di assistenza sociale che promuove clientele, potere, circoli viziosi, dove non c'e' proletario o borghese che non si lanci, sottostando alle regole del clientelismo
    per soddisfare le sue necessita' immediate.
    Non c'e' un movimento dei precari per un Welfare moderno, c'e' un movimento per dammi il "mio" posto di lavoro. Il potere e' accettato tout court. Se non c'e' dibattito su quello che vogliamo in comune,
    su che tipo di stato futuro pensiamo di costruire il nostro accordo sociale, su come possiamo tagliare le mani a chi usa il potere di ricatto del lavoro hai voglia di prevedere futuro. E' gia' oggi.
    Una societa' dove uno e' libero di inventarsi la propria vita con un piccolo paracadute in caso di di malattia, di fallimento oppure questo piu' o meno riveduto.
    E' vero c'e' la crisi finanziaria, complotti e chi ne ha piu' ne metta ma uno stato che tra tasse dirette ed indirette tassava gia' la maggior parte degli italiani del 75% e che con le nuove tasse incrementera' la percentuale a tal punto da mettere molte famiglie
    in una poverta' senza uscita a me sembra il problema principale.
    Se si aggiunge che non c'e' niente che funzioni come dovrebbe il partito piu' grande di Italia dovrebbe essere quello per una nuova costituente e certamente non quello alla Scalfari che dice che questo "e' una cosa seria" o alla Grillo che pensa "basta essere onesti e non volere il nucleare" o alla Monti con le sue toppe.
    Se no vediamoci i Formigoni & C. che ridono davanti alla televisione sembrando di dire, "si, facciamo questo teatrino, poi lo so che passate dal mio ufficio a chiedere le elemosina da bravi pezzenti che siete."

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  6. Hai scritto "classe dirigente". Questa è l' imprecisione che imputo a Grillo: la classe dirigente sono i politici ma sono appunto solo "dirigenti", funzionari di qualcun altro. Cominciamo a renderci conto che il problema è la "ruling class" o classe dominante o razza padrona, che fa e disfa i politici che sono solo i loro pupazzi. Cominciamo a identificare questa classe dominante, a denunciarla e a combatterla perché finché ce la prendiamo con i pupazzi non risolveremo niente.

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  7. Su tempi corti forse no ma su tempi lunghi ogni popolo ha il governo che si merita, lo stato che si merita e la razza padrona che si merita.
    Nel nostro caso "il consiglio di amministrazione che sostiene gli interessi collettivi della classe borghese" rivela una classe che non e' nemmeno capace di amministrare uno stato.
    E' diventata solo una classe di rapina con la complicita', l'ignavia o la "innocenza" di un popolo.
    Lo ripeto fino alla noia provate a mandare l'IMU per televisione a un inglese, a un americano, a un tedesco a un francese.
    I popoli hanno il padrone che si meritano fin quando non se lo meritano piu'. E visto che sei marxista e quindi dovresti avere una visione della struttura dello stato la colpa di Grillo, di Bossi, del PCI e di chiunque altro e' quella di essere andati ad amministrare uno stato con le stesse regole, leggi, strutture, burocrazia.

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  8. Ma io non sono marxista. Ogni volta mi dicono che sono marxista ;) L' analisi di Marx non è del tutto sbagliata mi pare, ma i metodi, la prassi e le finalità vanno un tantino rivisti, direi. Tuttavia la base teorica non è proprio da buttare, no?

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  9. Stiamo assistendo al crollo di un sistema vecchio, non più capace di reggersi sulle spalle dei più deboli. Ben pochi però ne sono consapevoli e dappertutto ci sono tentativi di mantenerlo in piedi con operazioni di maquillage. In una parte della popolazione prevalgono ancora gli spiriti animali e l'egoismo di sopravvivenza che sinora hanno permesso a pochi di comandare sfruttando le paure e le debolezze di tanti, con la complicità delle religioni e delle ideologie. La destra populista, in Francia come in Olanda, continua ancora a fare leva su queste paure nella convinzione che come nella Germania del dopo la prima guerra mondiale le difficoltà economiche portino insicurezza e instabilità sino a dare loro lo stesso potere che ebbe Hitler (e poi Mussolini in Italia). Lo schema che usano è in fondo sempre lo stesso, addirittura monotono e ripetitivo "si crea il problema e poi si offre la soluzione" giocando sulla paura e sulla divisione. Sinora ha sempre funzionato e nonostante rivoluzioni e guerre l'umanità non è riuscita a trovare il giusto antidoto.

    Molti ci sperano anche stavolta, come se nulla fosse e si preparano al dopo. Fossi in loro però non ne sarei molto sicuro perché nel fattore umano c'è sempre un'incognita che ha fatto e può fare la differenza, se non a livello globale, di sicuro localmente. E questa è la nostra speranza. Non a caso si va diffondendo in Europa l'idea che il "bene comune" deve prevalere sugli egoismi per cui a livello economico ci sono, almeno per ora, piccole comunità che stabiliscono come la differenza di salario fra gli apprendisti e i managers non debba superare il fattore 5. Con buona soddisfazione per tutti perché la produzione aumenta e migliora, l'occupazione pure e così il benessere della popolazione che vi aderisce.

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  10. Sì, ma bene comune significa anche rebdersi conto che noi europei, per realizzare questi bellissimi ideali, dovremmo essere pronti a diminuire sensibilmente il nostro tenore di vita perché noi che scriviamo qui non siamo quel benedetto 1% che schiavizza il resto del mondo ma siamo sicuramente nel 15-20% alto. E' davvero il momento di muoversi e ha ragione il blogger a dire che bisogna partecipare. Non so però fino a che punto sia nata una nuova mentalità o semplicemente sia una reazione sentimentale dettata più che altro da istinto di sopravvivenza; non è difficile scoprirlo, basta vedere se si è veramente pronti a rimetterci in nome di questo bene comune.

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