domenica 6 maggio 2012

Questa sera vincerà Hollande. Perchè ne abbiamo bisogno. E perchè è giusto.



di Sergio Di Cori Modigliani



"le changement, c’est maintenant"
                                             slogan elettorale di Francois Hollande


Questa notte sapremo l’esito del voto in Francia per la carica presidenziale.
E’ la più importante elezione politica in Europa negli ultimi cinquant’anni.
In Europa lo sanno tutti.
Tant’è vero che Le Figaro, il più importante quotidiano francese, di area moderata centrista, nel sintetizzare l’umore della nazione, mostra in prima pagina i due candidati e sotto la didascalia “Un choix historique” (una scelta storica).
Lo è, al di là della retorica e della demagogia e degli slogan.
Perché siamo in guerra.
E in una guerra che oltre ad essere invisibile ha anche la particolarità di escludere l’idea di fare prigionieri. O vivi in una Europa del Diritto e della Legalità, o sopravissuti in un continente alla deriva, appollaiati su zattere sindacali mentre gli squali della finanza oligarchica sovra-nazionale addentano gli avanzi della classe media borghese produttiva.
Una campagna elettorale post-moderna, condotta a colpi di immagini efficaci e di un collante dove la Politica l’ha veramente fatta da padrone.
Sarkozy ha ideato lo slogan “La France forte”, perdente e ridicolo nel suo infantile tentativo di far appello al cuore nazionalista destrorso di chi sogna la grandeur, dimenticandosi che anche i bambini sono a conoscenza del fatto che Sarkò esegue gli ordini della Merkel senza battere ciglio.
Dal punto di vista dell’analisi semiotica del messaggio pubblicitario, invece, lo slogan della sinistra francese è di grande effetto e indica una società matura e adulta. Una collettività che, in Italia, non riesce a trovare rappresentanza perché questa sinistra italiota nostrana insegue un modello di comunicazione perdente, quello di stampo berlusconiano.
L’immagine che vedete in bacheca è la fotografia del sentimento francese oggi che sceglie di andare a votare per Francois Hollande. Ed è su tutti i muri delle città francesi. Si vede una giovane donna che si intuisce sta in sala parto; si intravede il maschio quel poco sufficiente per comprendere che lui è presente e partecipe. Lei è sorridente e tranquilla e consapevole della sua responsabilità e di come cambierà la sua vita. “Il cambiamento è adesso” recita lo slogan, e più sotto in piccolo e in trasversale “partoriamo i nuovi Stati Uniti d’Europa” una frase che, in questo momento, vale inconsciamente molto di più di cento cortei con le bandierone. E la dice proprio tutta, in maniera sintetica.
Ma “et maintenant” (che in francese vuol dire “adesso”) è anche il titolo della più famosa canzone in assoluto della musica melodica pop gallica, nella celeberrima esecuzione di Gilbert Beacud, colonna sonora d’apertura di un film di Claude Lelouch. Ed è una canzone rivolta ai quarantenni e cinquantenni e sessantenni che non vanno più a votare ma che quella indimenticabile canzone la ricordano ancora a memoria. E quando la ascoltano, si commuovono.
Al di là del faccione bonario di Hollande, da classico piccolo-borghese francese, anonimo quanto imbelle, la spina dorsale delle alleanze politiche retrostanti è stata una geniale operazione condotta dalle donne in prima fila, più pragmatiche  e legate alla realtà quotidiana esistenziale, per tradizione socio-genetica. Sono sempre le donne ad avvertire per prime le crisi sociali, e sono sempre loro le prime a pagarne il prezzo, sul lavoro e a casa. Nella machista e sessista Francia che vede nel simbolo del galletto seduttore la propria identità rassicurante, le donne hanno preso atto della realtà e hanno lavorato nell’ombra, in silenzio. E Segoulene Royal (candidata socialista battuta da Sarkozy nel 2007 con schiacciante maggioranza) è scomparsa dallo scenario come protagonista, ma lo è diventata nei fatti, dietro le quinte. Ha gestito in prima persona l’accordo e l’alleanza tra due poteri forti, sia politici che finanziari, senza i quali, nei paesi latini d’Europa non si fa un passo avanti: la Chiesa Cattolica di Roma e la Massoneria.
Perché la lotta, negli ultimi sei mesi, sia tra i cattolici che tra i massoni è stata davvero furibonda in Francia. E alla fine ha prevalso l’idea del cambiamento radical democratico, la presa d’atto che la ricetta Merkel/Draghi/Sarkozy/Monti porterà l’Europa alla catastrofe.
E non c’è nazione che si senta più europea della Francia. Talmente europei si sentono, i francesi, che quando si pensa alla fine dell’Europa, i Galli lo sentono come la fine del mondo. Loro, là, anche nel più sparuto villaggio d’oltralpe, non accetteranno mai di esistere al di fuori dell’Europa, non avrebbero più identità.
E nella provincia che conta,  la Royal ha assicurato al consorte –da cui nel frattempo si è separata come coniuge, rimanendo però sua fedele e leale amica di percorso civile- l’appoggio delle confraternite cattoliche gestito dalla suore di tutti gli ordini che si richiamano alla Maddalena e che stanno in prima fila, nel sociale, a gestire il disagio collettivo. E lo ha legato al destino della massoneria grazie al fatto che in Francia da qualche anno l’associazione della libera muratoria ha aperto le proprie porte alle donne abbattendo il proprio razzismo di genere facendo far loro un salto epocale. 
Gerard Collomb, maestro venerabile di una importante loggia massonica, sindaco di Lione –il cuore della provincia finanziaria francese, polmone economico della provincia produttiva- ha dichiarato qualche mese fa: “A Lione e in tutta la provincia circostante, quando la Massoneria e la Chiesa Cattolica camminano mano nella mano, la città va avanti e c’è la prosperità per tutti i ceti, nessuno escluso”. E ha dato la parola d’ordine di votare per Hollande.
Ma ha fatto la stessa cosa un altro libero muratorio importante, Patrick Mennucci, nipote di una famiglia di poveri emigrati livornesi, importante e stimatissimo massone che a Marsiglia conta molto, in una città ancora oggi il più importante porto del Mediterraneo e città d’Europa con la più alta percentuale di residenti extra-comunitari, il quale ha garantito in una rumorosissima seduta pubblica nel teatro cittadino che era arrivato il momento di schierarsi apertamente “per restituire all’Europa il diritto ad avere un futuro sulla base di quei princìpi che noi abbiamo creato in questo continente e che ruotano intorno alla libertà del lavoro garantita in un quadro di socialità fraterna e solidale, nel nome di un Diritto che è….il Diritto degli Uomini e non delle corporazioni, delle cifre, dei numeri, delle multinazionali senza faccia”.
(per coloro che sono interessati, appassionati della materia e leggono in francese, consiglio due siti : uno è droit-humaine.org e l’altro –la cui lettura consiglio a tutte le cittadine italiane-  è glff.org, acronimo che sta per Grande Lodge Feminine de France).


Ma l’appoggio decisivo Hollande lo ha avuto dal massone –di tradizione personale moderata e conservatore- che è diventato il più influente uomo politico francese negli ultimi 25 anni: Jacques Chirac, il grande elettore di Sarkozy nel 2007. E’ stato lui, la chiave di volta. perchè lui, venti giorni fa ha scelto Hollande. Chirac è l’ex presidente che ha detto no a Bush sbattendogli giù il telefono e quando quello sciocchino texano ha osato richiamarlo subito dopo, furibondo, minacciandolo, gli ha risposto ”Si dia una calmata e vada a farsi una doccia, e non si dimentichi che siamo una potenza nucleare” e gli ha risbattuto giù il telefono. Dopodichè indisse una conferenza stampa e spiegò ai francesi che gli americani avevano perso la testa e intendevano invadere l’Iraq gettando il pianeta in una crisi economica irreversibile. Lo stesso uomo che nel 1992, allora sindaco di Parigi, compì quello che venne considerato il suo capolavoro politico, quando il rampante Silvio Berlusconi penetrò nel Credit  Lyonnais e in Societè Generale, acquistò la Gaumont, la Pathè cinema, la Gallimard, stava acquistando tutto il catalogo della Pleiade, aveva aperto con “La Cinq” il più importante polo delle telecomunicazioni in Francia e aveva chiuso un geniale accordo finanziario con la famiglia Agnelli per andare a prendersi anche la Renault; ebbene, allora, i francesi cercarono di resistere con uno sbarramento poderoso rivelatosi inefficace “quest’uomo ha una riserva infinita di danaro”, finchè non arrivò l’attentato contro la sede del Credit Lyonnais a Parigi, con la centralina elettronica della bomba piazzata proprio sotto la placca stradale con su scritto “Boulevard des Italiennes”. Chirac chiamò  i servizi segreti e disse che essendo sua la città, in quanto lui era sindaco, avrebbe risolto lui la faccenda. Impiegò dieci giorni e lì, la Massoneria francese svolse un ruolo decisivo. Convocò nel suo ufficio Silvio Berlusconi, che arrivò puntuale all’appuntamento per trattare. Ma le cose non andarono come pensava l’imprenditore milanese. Il colloquio durò pochi minuti. Chirac gli consegnò dei fogli e gli disse: “Le do 48 ore di tempo per vendere il 100% di ogni sua proprietà, azienda, società, compresa ogni partecipazione, presente nel suolo francese, compresi anche i dipartimenti d’oltremare. Come vede, siamo in uno Stato di Diritto e rispetto la libertà di mercato, avrà il suo profitto” dopodiché, attese qualche secondo e gli consegnò un altro plico “ecco il nome della famiglia che acquisterà tutte le sue proprietà al prezzo di mercato, c’è anche il nome dello studio notarile che gestirà l’operazione. Sarà pubblica e pulitissima”. E 46 ore dopo, Berlusconi vendette tutto a Jeyrome Seydoux, il più importante rappresentante francese dei laici ugonotti, il quale condivise poi con altri sei imprenditori le diverse società, escludendo il vaticano, reo di aver appoggiato l’operazione italiana in Francia. La Chiesa abbozzò, capì. Da quel momento, Berlusconi non ha mai più avuto alcun accesso a nessuna attività in Francia.  Berlusconi gli mandò addosso l’intera sinistra europea sostenendo che Chirac era un bandito, ma perse la battaglia perché gli intellettuali francesi si schierarono dalla parte di Jacques Chirac e lì, i conservatori francesi, cominciarono a conquistarsi le simpatie dei maitre a penser gallici, quelli che poi sosterranno Sarkozy nel 2007.

Queste persone qui sono lo zoccolo duro dell’appoggio a Francois Hollande.

Dieci giorni fa era dato vincente con un distacco di 8 punti, ma il margine è stato rosicchiato, giorno dopo giorno, fino a raggiungere questa mattina alle 7 il più esiguo, soltanto l’1%.
E’ sufficiente. 
Anche se vincerà con lo 0,00001% di vantaggio sarà sempre una grande vittoria, come fu per Kennedy nel 1960 quando battè Richard Nixon inaspettatamente con lo 0.03% dei voti in più, e impedì l’accesso al potere al grande ideatore politico del neo-liberismo moderno, l’uomo che pochi anni dopo avrebbe abbattuto gli accordi di Bretton Woods dando inizio al passaggio dalla produzione di merci alla produzione della finanza speculativa, che avrebbe “legalmente” abbattuto tutti i princìpi della politica economica keynesiana e avrebbe iniziato la lunga marcia per segare le gambe ai popoli consegnando le chiavi dell’esistenza delle nazioni nelle mani di un gruppo di oligarchi spietati.

Vincerà Hollande.
Eccome se vincerà.

Non può perdere.
Perché se lui perde, perdiamo tutti, e per l’Europa non ci sarà più scampo.
Sia chiaro che non si verificherà un immediato cambiamento repentino, ci vorranno almeno dieci mesi.
Se Hollande perde, l’Europa si spegnerà: gli squali si scateneranno.
Dopo la sua vittoria, invece, si apre la trattativa.
Si abbatte il principio TINA (There Is No Alternative).
E i vari Draghi, Monti e compagnia bella, inefficaci, inefficienti, completamente asserviti al gioco speculativo della finanza oligarchica planetaria, dovranno ripensare se stessi perché senza l’appoggio incondizionato e passivo della Francia, non ce la faranno.
Così come l’impero asburgico austro-ungarico non ce la fece alla fine del’700 quando tentò di imporre un ferreo rigore all’Europa nel terrore che la rivoluzione francese dilagasse. Ci fu Napoleone, allora, che sbarrò loro la strada.
Oggi, i tempi sono cambiati.
La realtà è più complessa e anche complicata.
E l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è proprio un nuovo imperatore o dittatore. Affatto.
Per questo motivo, un ometto anonimo è l’attore giusto da lanciare in pista.
Perchè la Francia non perderà certo l’ultima occasione storica che le resta e che il destino le sta regalando per spiegare al mondo che la Lex Germanica non è la Legge Europea.

Gli scaramantici (il 99% dei miei amici) neanche vogliono parlarne, fintantochè non si sapranno i dati.
Me ne frego della scaramanzia.
Preferisco la Fede in tutto ciò in cui ho sempre creduto.
E poi, ho una Gola Profonda che mi ha dato la dritta.
Per questo, Francois Hollande vincerà questa sera.
La gola profonda è un ometto piuttosto bislacco, un po’ rabbioso come tipo, britannico doc dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Ma è solido. Si chiama Winston Churchill.

Vi racconto quest’aneddoto storico che lui stesso ci ha regalato nel suo libro di memorie autobiografiche, perché lo considero divertente e applicabile alla giornata di oggi, 6 maggio 2012.

Era il 20 febbraio del 1944.
Anche allora, come oggi, si era in guerra.
Anche allora, come oggi, era la Lex Germanica contro il resto d’Europa.
Anche allora, come in ogni guerra che si rispetti, si decideva tutto nelle battaglie.
I tedeschi erano forti, fortissimi. Bisognava stenderli in campo aperto. Era necessario un gigantesco dispositivo militare per invadere il nord Europa e batterli sul campo.
Nel castello reale d’Edimburgo (c’è uno splendido romanzo di Frederick Forsyth su questa vicenda) Churchill era in riunione con due giganti del narcisismo super-egoico: il generale di corpo d’armata Alexander, capo militare dell’armata inglese, e il generale Eisenhower, comandante in campo dell’esercito statunitense. La riunione aveva uno scopo: decidere quale piano militare mettere in esecuzione. Bisognava scegliere se sbarcare in un certo luogo o in un altro e come farlo. I due generali avevano idee diverse. Churchill ascoltò i due punti di vista, spiegati punto per punto. Alla fine chiese ad Alexander: “qual è il costo umano? Quante probabilità ci sono di vincere la battaglia? E Alexander gli rispose: “I tedeschi sono ottimi combattenti, sono ben equipaggiati, ben organizzati, e sanno fare la guerra. Non sarà né facile né uno scherzo. Sottovalutarli sarebbe un errore infantile. Considerando il vantaggio del fattore sorpresa, direi che abbiamo un buon 70% di probabilità, oggi mi piace essere ottimista”. Churchill rivolse la stessa domanda a Eisenhower. E l’americano rispose: “Me ne frego dei tedeschi. I morti saranno tanti, tantissimi, su entrambi i fronti. Le possibilità di vincere sono il 99% a nostro favore. Perché noi abbiamo ragione”.

Conoscendo Churchill, Alexander sorrise e si lisciò i baffetti, irridendo alla solita superficiale idiozia degli statunitensi. Churchill chiese una pausa per riflettere. Presero il thè in attesa che arrivasse il re. Quando i monarca arrivò, Churchill si ritirò con lui qualche minuto a colloquio, poi ritornò e disse: “Viene accettato formalmente e ufficialmente il piano di battaglia del generale Eisenhower”. Alexander impallidì e chiese il motivo. Churchill gli rispose: “Io ho bisogno di vincere. L’Europa ha bisogno di una vittoria certa, sicura. Lui me la garantisce, lei no”. Alexander controbattè: “Ma lui la garantisce prima della battaglia”. E Churchill: “Lui ci crede ciecamente prima, il che vuol dire che diventerà reale. E’ ciò di cui ho bisogno. Sono un uomo politico non un militare”.

L’ha detto Churchill, quindi, che Hollande vincerà.

Perché ne abbiamo bisogno.
Tutto qui.
L’Europa non può permettersi il lusso di perdere questa battaglia.

E’ per questo che vincerà Hollande.
E’ davvero come nel 1944 con lo sbarco in Normandia.
E’ cambiato soltanto lo stile, il linguaggio, gli interpreti. Ma è la stessa storia.

O vince la libertà dei popoli nell’arrogarsi il diritto di pensare in maniera autonoma pur nel rispetto delle regole e convenzioni collettive, e si fondano gli Stati Uniti d’Europa, oppure si affonda tutti insieme.
Su su cari cugini d’oltralpe, regalateci la possibilità di un’alternativa.


Allons enfants de la patrie…..les jours de gloire c'est arrivèe!

14 commenti:

  1. mah... quando massoni e clerici camminano stretti stretti a me mi si girano i calzetti.... ^^

    Nibiru

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  2. Su grande oriente democratico gia iniziano a mettere le mani avanti.
    Hollande a quanto pare è gia stato ammorbidito per bene
    In caso di vincita non toccherà il patto di bilancio.
    fail

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  3. Hollande è il primo tassello per l'inversione delle sorti della guerra finanziaria, ma è necessario che anche l'Italia faccia la sua parte cacciando Monti e riprendendosi la sovranità monetaria e il controllo del proprio destino sociale ed economico.

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  4. E i vari Draghi, Monti e compagnia bella, inefficaci, inefficienti, completamente asserviti al gioco speculativo della finanza oligarchica planetaria, dovranno ripensare se stessi perché senza lincondizionato e passivo della Francia, non ce la faranno.

    Allora le mie convinzioni hanno buon fondamento.

    Il caos sociale in Europa comincerà in Francia.

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  5. Ormai è ufficiale. Hollande è il nuovo presidente francese. Il che è sempre meglio di Carla Sarkozy. Che poi sia in grado di agire per il meglio dell'Europa, fa parte del programma e della speranza. Non dimentichiamoci però del caso Dominique Strauss-Kahn, che è stato eliminato dalla contesa in modo rocambolesco (dalla stessa sinistra di Hollande o da Sarko?).

    Ma per valutare il futuro non bisogna dimenticare che in Grecia i risultati delle urne fanno presagire il caos, altro che grande coalizione. Sinora prevalgono quelli che non vogliono l'Europa e quindi sarà difficile prevedere la reazione dei mercati. Senza contare che il risultato greco può essere un anticipo del risultato italiano, con la frammentazione politica di un parlamento dove più che la politica comandano le mafie e il Vaticano.

    Siamo già sulle montagne russe e non ci resta che tenerci stretti per non essere sbalzati fuori.

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  6. Mi ha colpito una piccola frase del discorso post vittoria di Hollande: "...noi non siamo una nazione qualsiasi, noi siamo la Francia...". Mi ha colpito forse per invidia, possono permettersela questa frase, la storia glielo consente. Nel bene e nel male spero ne scrivano ancora.

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  7. Hollande vincerà perchè per via

    1. Del sistema Euro fatto apposta per fare felici i tedeschi (Krugmann 1998)
    2. dello stato del saldo delle partite correnti Francesi (squilibrio sull'estero)

    ora urge dumping sul costo del lavoro, quindi creare disoccupazione, quindi fare macelleria sociale! E sul rosso gli schizzi di sangue si notano meno!

    Farà esattamente quello che fa Monti con i voti, fondamentali per lui, di Bersani & CO!

    Sarete mica così ingenui da credere che Hollande si opporrà seriamente alla Merkel, vero? Dite di si? Scommettiamo?

    Melman

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  8. Non ho capito un punto. La crisi e, stata causata dagli squali della finanza oligarchica internazionale, che sono gli stessi che eterodirigono la Merkel. Allora che c' entra la lex germanica? Casomai i tedeschi sono gli unici ad avere i conti in ordine e che pretendono rigorosamente che la finanza, quella degli squali, venga regolamentata. Chi non vuole la regolamentazione sono gli angloamericani, quindi che c' entra la lex germanica?


    P.S.
    Va bene dire che il rigore sia uno sbaglio ma fadcio presente che cin gli Hollande l' alternativa che si presenta e' una sola: fine dell' euro, svalutazioni di molti paesi contemporaneamente e quindi come e' ovvio perfettamente inutili, perdita spaventosa del potere d' acquisto dei salari, macelleria sociale e definitiva cinesizzazione.

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  9. Te la cavi come quelli che non hanno molti argomenti. Non e' che sei uno di quelli che amano ripetere a ppappagallo? Su, prova a rispondere argomentando a parole tue.

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  10. Caro Sergio,

    La leggo sempre con estremo piacere. Anche oggi... sebbene io sia convinto che Lei, e molti altri, vi stiate illudendo (Si legga del prof. Bagnai questo articolo: http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/quod-erat-demonstrandum-10-che.html )

    old hunter

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  11. Sara'. Ma io sento solo un assordante silenzio. In democrazie come le nostre dove il 90% andava a votare oggi si parla di essere governati da maggioranze che rappresentano si e no il 20%. Un vuoto che appare ormai incolmabile dai partiti tradizionali.
    Leggevo questo articolo di Scalfari l'altro giorno:
    http://www.repubblica.it/politica/2012/05/06/news/arrabbiati_vogliono_cambiare_mondo-34532309/?ref=HRER3-1
    "...contro le politiche di rigore che colpiscono i più deboli e risparmiano i più forti ed è proprio da questo punto che dobbiamo partire, su questa rabbia dobbiamo ragionare indagando sulle cause che l'hanno scatenata, sugli obiettivi che gli arrabbiati si propongono di raggiungere, sui modi per incanalarla verso processi costruttivi affinché produca novità utili alla convivenza e non semplicemente devastazioni e rovina...calcolo arrabbiati non si è lontani dal vero stimandoli complessivamente a 12 milioni e forse anche più..."
    Poi inizia un lungo... "mi auguro, mi auguro" che finito di leggere non rimane che un mi auguro.
    Come noterete abbiamo una nuova definizione "gli arrabbiati". Anche lui legge gli inglesi.
    Ora se noi guardiamo all'indietro, a tutte le rivoluzioni notiamo col "senno di poi" che tutti gli obbiettivi che si erano prefisse
    potevano essere ottenuti con un po' di buon senso, meglio:
    alla fine tutte le rivoluzioni non hanno fatto nient'altro che fare
    quello che doveva essere fatto dalle vecchie classi dirigenti.
    Lascio agli storici la ricerca delle cause e le cronologie ma mi e'
    sempre piaciuto quello che disse la regina di Svezia quando mori'
    Carlo I. "Hanno fatto bene. Era un imbecille."
    E lo stesso si puo' dire di Luigi XVI, dello zar ecc.
    Ora davanti a una situazione come la nostra dove lo stato non sembra altro che un rifiuto alimentare assaltato da milioni di formiche mi sembra normale che un ritorno alla centralizzazione dello stato sia necessario. Partendo da un moderno Welfare, da una riorganizzazione dello stato, unificazione della polizia, Polizia, Carabinieri, Finanzieri, vigili urbani. Creazione di una Polizia Amministrativa di controllo, creazione di scuole e di etica per
    Pubblici Amministratori. Centralizzare per diminuire le tasse e diminuire il debito. E cosi via buttando nella pattumiera leggi leggine licenze concorsi e tutte le armi di ricatto che questa classe dirigente ha adoperato per elevarsi a cancro sociale.
    Un creditore se e' onesto davanti a queste riforme aspettera' e dara fiducia. Il creditore se disonesto sapra' che da questo stato non prendera' piu' niente.
    L'uscita dal Euro forse e' ormai alle porte ma per noi "arrabbiati"
    e' un disastro. E' la grande possibilita' per questa classe dirigente di stampare moneta e allungarsi la vita. E' il loro sogno.
    Se poi qualcuno al mondo dara' credito a questa moneta, a questo paese sara' da vedere.

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  12. Dimenticate sempre l'alternativa: gli Stati Uniti d'Europa e il controllo della BCE tramite un governo centrale, eletto dai popoli europei, che gestirà un debito unito tramite gli Eurobond.

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