martedì 15 maggio 2012

Tragico epilogo del salone del libro a Torino.



di Sergio Di Cori Modigliani


Che grande occasione persa. Che peccato! Si poteva fare di più.
Ma no, diciamo le cose come stanno e piantiamola con i bizantinismi:
“Si è conclusa tragicamente la XXV edizione del Salone del libro di Torino”
Hanno ucciso l’autore. Assassini che non sono altro.
Il direttore della più importante manifestazione dell’editoria, Ernesto Ferrero, ha dichiarato: “Dire che sono entusiasta è poco. C’è stato un aumento di presenze di pubblico e vendite, soprattutto grazie alla presenza dei tre autori che abbiamo ospitato negli ultimi due giorni. Per comprendere il successo, che appartiene a tutta l’editoria italiana, basti pensare che soltanto negli ultimi cinque giorni sono state vendute 1.500 copie di “Vogliamo giocare”, il che ci fa davvero ben sperare. Così, andremo all’attacco della Buchmesse di Francoforte”.
I tre autori, identificati da Ferrero come la crema dell’intellettualità italiana sono, in ordine alfabetico: Luciano Ligabue, Alessandro Del Piero e Fabio Volo.
Cioè, nell’ordine, una rockstar che difficilmente riesce a coniugare verbo e sostantivo, un calciatore semi-analfabeta che ha impiegato dieci anni per prendere il diploma di ragioneria al Cepu via internet, e un presentatore televisivo, il quale, notoriamente, firma libri redatti da un gruppo di marketing editors che applicano software pre-confezionati sulla base di indici di gradimento dei trend forniti dalle agenzie di pubblicità.
A scanso di equivoci, vorrei fare una doverosa precisazione, dato che, in questa specifica occasione due mie diverse identità vengono messe in gioco, lo scrittore e il tifoso di calcio.
Considero Del Piero un eccellente atleta, uno squisito calciatore, davvero bravissimo. Merita il successo che ha, frutto di talento, competenza tecnica e abilità.
Quindi, non ho nulla contro di lui, anzi.
Lì però finisce il campo d’azione di Del Piero: allo stadio.
Presentarlo come autore è un insulto all’intelligenza degli italiani.
Tutto ciò per giustificare il lancio d “Vogliamo giocare” firmato da Alex Del Piero e Maurizio Crosetti, il suo editor, il quale –almeno- conosce la grammatica, la sintassi, e sa scrivere. Il libro (pubblicato da Mondadori) è andato a ruba, il che è comprensibile, e personalmente non ci vedo niente di male: è una sana operazione marketing ben congegnata.
Ciò che vedo di male è che Ferrero presenti Del Piero come “autore” e consideri questo testo come “un successo della letteratura italiana”.
Se avessi la opportunità di decidere, prenderei Fererro, lo arresterei, e lo condannerei per “indegnità” a trascorrere i prossimi quattro mesi nei saloni, freschi e ben ventilati, della Biblioteca Nazionale Centrale a Roma a studiare. Otto ore al giorno, obbligato a leggere Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Anna Maria Ortese, Carlo Emilio Gadda, Cesare Pavese, Giuseppe Berto, Elsa Morante, ecc., (scelti a casaccio e mi scuso per gli altri bravissimi che in questo momento dimentico) aggiungeteci voi i nostri autori che volete e corrispondono al vostro gusto. Dopodichè, a settembre verrà interrogato per stabilire se ha la competenza per svolgere quel tipo di lavoro.
I soldi dei contributi della Regione Piemonte sono stati impiegati per organizzare tre serate, una per Del Piero, l’altra per Ligabue e infine per Volo. Costosissime.
Va da sé, di letteratura neanche l’ombra.
E non è un caso se la partecipazione della editoria indipendente, dei piccoli editori seri, vigorosi –che esistono ancora in Italia- è stata molto limitata e niente affatto benvenuta.
Non c’è stato un dibattito intelligente, un seminario convincente, una discussione affascinante, un autore internazionale. Nada de nada.
Triste deriva. E lo chiamano successo.
Viva la faccia di Antonio Cassano, un altro calciatore, squisito atleta, noto analfabeta, e dotato di un implacabile self humour. Quando, quattro anni fa uscì il suo secondo libro (anche allora si trattò di un bestseller), nel corso della presentazione, disse: “Mi piace vincere. Ho battuto un nuovo record del mondo. Credo di essere l’unico scrittore sulla terra che ha scritto più libri di quanti non ne abbia mai letti”.
Venne redarguito e criticato per questa frase.
Chapeaux Cassano. Bravissimo. 
Era una deliziosa e istintiva modalità di far mostra della propria consapevole modestia ma allo stesso tempo –magari senza rendersene conto- istillare il sano germe della coscienza critica.
Ernesto Ferrero, curatore del salone del libro, sembra esserne immune.
Ha fatto molto bene Beppe Grillo a rifiutarsi di andare al salone, perché Ferrero gli aveva detto che non gli avrebbe consentito la libertà di dire ciò che voleva, e prima voleva leggere il testo e approvarlo. Grillo l’ha mandato a quel paese e non ci è andato.
Non lamentiamoci, poi, se domani su le Monde o New York Times, i loro corrispondenti scriveranno che gli italiani non riescono a capire la differenza tra calcio e letteratura.
La manifestazione si è conclusa con un corteo di tifosi di calcio e tante bandiere.
Con dei dirigenti come questi, è grasso che cola se ancora esiste qualche libreria aperta.

9 commenti:

  1. che italietta! per dispetto stasera vado in libreria a fare acquisti.. acquisti seri s'intende!

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  2. Nei miei primi anni in Stati Uniti andavo spesso in libreria. Ogni volta scoprivo dieci "nuovi capolavori". E ci sono cascato molte volte. Ma cosi ho scoperto che la letteratura e' merce e non ha grande importanza. L'arte, la poesia, lo stile ogni tanto si trovano in qualche autore, qualche pagina, qualche articolo, in un libro giallo, nella fantascienza. Pezzi di un grande mosaico che nessun filosofo e scrittore moderno e' stato capace di condensare. Ne' un Proust ne' un Tolstoj capaci di darci il sapore di un epoca. Ingiustamente, nel senso
    che non ho giustificazioni, non mi metterei a leggere un libro di Ferrero o di Beppe Grillo, al massimo li sfoglierei dal libraio.
    Ne mi aspetto niente dal Salone di Torino o dalla Buchmesse di Francoforte.
    La manifestazione si è conclusa con un corteo di tifosi di calcio e tante bandiere. Sono contento per i venditori di bandiere. Loro le
    bandiere le vendono di ogni colore, di ogni squadre, di ogni nazione.
    Non sono interessati ad approvare il colore del compratore e se la Questura gli vieta di vendere qualche bandiera loro semplicemente la mettono sottobanco.

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  3. Alternativa desiderabile per Ferrero. Sta bene i prossimi quattro mesi nei saloni, sta bene che siano freschi e ben ventilati, sta bene anche la Biblioteca Nazionale Centrale a Roma, ma gli scaffali gli devono essere irraggiungibili. A ricrearlo basterà uno dei testi che più apprezza : “Vogliamo giocare” firmato da Alex Del Piero e Maurizio Crosetti.

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  4. L’articolo precedente e questo si possono acuminare nella tematica. Ma il problema non sono loro, gli autori, ma noi, gli utenti.
    Nella vita bisogna pur campare ed ognuno si trova un’occupazione per sbarcare il lunario e così i vari Saviano, Fazio, Ligabue, Del Piero, Littizzetto, ecc., si propongono come attori, autori, registi, uomini di spettacolo e di cultura. Nessuno nega che Del Piero sia un bravo giocatore, o che a volte qualche canzone di Ligabue mi sia piaciuta, ma un ragazzo che gioca a pallone o un altro che strimpella la chitarra (non è che sia stò grande musicista) fanno solo quello che i ragazzi di solito fanno, o dovrebbero fare. Diventano una professione (milionaria) se c’è un mercato drogato di persone (sottopagate) disposte a spendere 50 euro per una partita di pallone o per un concerto allo stadio. Questo, naturalmente, non fa dei ragazzi degli uomini in grado di avere opinioni “pesanti” nei confronti del pubblico, ma è il pubblico stesso che, ipnotizzato dalla macchina pubblicitaria, li elegge a proprie guide.
    Il processo è totalmente democratico. Quello che si vede in giro è l’espressione compiuta del livello di coscienza delle persone.
    Basterebbe andarsi a sentire un po’ di musica nei locali, dove suonano, praticamente a gratis (al prezzo di una consumazione), ragazzi più bravi di Ligabue. Andare a vedere, se si amanti del calcio, le partite della promozione, dove lo sport è ancora quasi sport.
    Ma lo sport e la musica c’entrano poco con questi fenomeni. Non si va allo stadio o al concerto per vedere calcio o per sentire musica, si va per partecipare ad un grande rito sociale. Per catalizzare le energie in un evento mistico di evocazione ed i ragazzi in questione non sono più ragazzi ce giocano o suonano, ma medium, stregoni in grado di evocare qualcosa di più grande di loro e del pubblico presente. Questa è la loro arte.
    E poi scrivono un libro, dove raccontano le loro esperienze, le loro emozioni e il libro va a ruba, perché raccontano le stesse emozioni del pubblico, con la differenza che loro guadagnano e il pubblico spende.
    Ognuno alla fine ha quello che si merita.

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  5. "il processo è totalmente democratico. Quello che si vede in giro è l’espressione compiuta del livello di coscienza delle persone.

    Non si va allo stadio o al concerto per vedere calcio o per sentire musica, si va per partecipare ad un grande rito sociale.

    Ognuno alla fine ha quello che si merita."

    non riesco ad aggiungere niente a questo perfetto commento se non mettere in risalto quelli che per me sono i punti essenziali.

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  6. Pienamente d'accordo, soprattutto su Ligabue :) Tuttavia, solo per onor di cronaca, volevo precisare che Del Piero ha conseguito la maturità in tempi perfettamente regolari, non in 10 anni e neppure via internet (anche se si è presentato come privatista)

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  7. E Leo Zagami? Non è mica un grillo qualsiasi!
    Intelligenti pauca verba...
    http://www.youtube.com/watch?v=DqOq8befSXI

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