giovedì 17 maggio 2012

Varato il nuovo governo francese. Una piccola rivoluzione culturale che fa ben sperare.



di Sergio Di Cori Modigliani


Un chiaro segnale dalla Francia. A mio avviso, piuttosto forte, di quelli sui quali vale la pena dedicargli dei liberi pensieri.

Non appena di ritorno dal suo incontro a Berlino con la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande si è incontrato con i giornalisti.

Tema: l’annuncio delle nomine ufficiali del nuovo governo.

34 ministri, di cui 16 di sesso femminile, pari al 48%.

 

Nel corso del mese di aprile, più volte, intervenendo sulla campagna elettorale francese, avevo espresso la mia opinione identificando il ruolo fondamentale delle donne nella battaglia politica oltr’alpe, attribuendo a loro –in anticipo- il merito della vittoria annunciata. In Francia (paese sessista e machista) le donne hanno sempre svolto un ruolo molto attivo in politica, come soggetti attivi. E sono sempre state protagoniste .-nei limiti consentiti da una società maschilista- nell’ambito della Cultura, della propagazione delle idee, nella costruzione di simbologie di identificazione dell’immaginario collettivo. Con imbattibile grazia, un’eleganza intellettuale davvero rara e il classico savoir faire al gusto nazionalista, nel 1968, il celebre critico Roland Barthes si era dichiarato d’accordo con l’ultra-conservatore Charles De Gaulle nell’aver identificato in Brigitte Bardot nel 1956, il simbolo iconico occidentale dell’inizio di un cambiamento sociale che avrebbe poi prodotto la grande rivoluzione del costume sociale degli anni’60. Tant’è vero, che la Bardot –unica dopo la studiosa di chimica Maria Curie- era stata insignita delle più alte onorificenze al merito per “aver contribuito in maniera originale ad aprire mercati internazionali alla Francia e aver diffuso nel mondo la curiosità e il gusto per la cultura francese”. Le scelte esistenziali della Bardot, in seguito, hanno dimostrato che il premio era meritato. Passato il ’68 si è ritirata a vita privata conducendo una furibonda battaglia animalista e ha messo su in Provenza una lista civica verde per denunciare e combattere la speculazione edilizia selvaggia impedendo il degrado dei piccoli porti mediterranei, anche lì in grandissimo anticipo sui tempi. E di nuovo vincente. Tutta la splendida costa ligure è oggi a gravissimo  rischio idro-geologico. La zona dai Pirenei a Marsiglia, no, quella è stata salvata.

Ciascuno ha la Carfagna che si merita.
Nei primissimi anni’20, una donna, irruppe in Francia nei salotti letterari provocando il più grande scandalo culturale nella storia di Francia. Denunciò il marito (famoso editore e scrittore) sostenendo di essere lei la vera autora dei bestseller da lui pubblicati con la sua firma, costretta a celarsi perché di sesso femminile. Erano libri che, allora, vendevano circa due, tre milioni di copie a volume. Consegnò la prova: i manoscritti redatti di suo pugno che aveva copiato la notte, mentre lui gozzovigliava in altre alcove, consegnandoli poi in busta sigillata a un notaio che aveva certificato la data. Finalmente liberata dalla schiavitù, pubblicò una serie di romanzi incantevoli. Si chiamava Colette. Negli ambienti culturali letterari statunitensi, sudamericani, inglesi e ceki, lei è considerata sublime, ancora oggi la imbattibile numero uno. E in Francia, allora, aprì, con il suo esempio, il varco per consentire l’accesso alle donne nel mondo culturale, sia quello di mercato che accademico. Poi, negli anni’50, la Francia, costruì l’imbattibile binario di un parallelismo invidiabile, a modello di una idea della donna onnicomprensiva delle sue molteplici facce: Brigitte Bardot e Simone de Baeauvoir, mai e nient’affatto contrapposte, due simboli, due grandiose icone di una modalità soggettiva diversa di intendere il potere femminile.
Entrambe fecero breccia e svolsero un ruolo fondamentale nel far evolvere la società.
I francesi, quindi, sono abituati alle eccellenze femminili.
Tant’è vero che, nel presentare i suoi ministri, la prima domanda rivolta a Hollande questa mattina, è stata di una giornalista femminista estrema che ha protestato sostenendo che nei ministeri chiave erano tutti maschi. Hollande ha dato una risposta impeccabile. “Qui non c’entrano affatto le quote rosa. Avevo promesso in campagna elettorale che le donne avrebbero svolto un ruolo decisivo nel governo, ma non era propaganda, era il rispetto per il merito di chi i galloni se li è conquistati sul campo: ho vinto grazie al loro lavoro. Analizzando il curriculum vitae di tutti i candidati, per esempio, non ho riscontrato le necessarie efficacie per guidare, ad esempio, il ministero della difesa o quello delle finanze. Esistono in Francia, almeno sei economiste di eccezionale valore, alle quali va il mio rispetto. Tre sono ultra-liberiste e consulenti di Goldman Sachs. Le altre tre, lo diventeranno domani. Io ho bisogno di scuole diverse di pensiero”.
La giornalista si è seduta e l’argomento non è stato più toccato.
E così, Hollande, ha in pratica risposto a Christine Lagarde che si lamentava del fatto che Hollande non le avesse riferito subito l’esito del colloquio con la Merkel.
Hollande ha sconvolto i piani degli alti papaveri istituzionali dei centri culturali che in Francia davvero contano (c’era la ressa, con il fior fiore di filosofi, scrittori, registi, giornalisti a far la fila) dando il ministero della pubblica istruzione a Aurelie Filippetti, una donna laica, furiosamente anti-vaticanista, scrittora, che nel 2003 ha pubblicato un romanzo delizioso e socialmente importante “les dernières jours de la classe ouvrière” (gli ultimi giorni della classe lavoratrice) in Italia pubblicato nel 2004 dal bravo editore indipendente Tropea, con zero recensioni, passato completamente sotto silenzio. Ecco qui, tra parentesi, la scheda del libro così come veniva presentato allora, tra le risate generali degli italiani lanciati sul gossip, sulle mutandine, sulle farloccate insìpide delle furbe della avanguardia miliardaria sinistrorsa (Commosso omaggio di una figlia al padre morto prematuramente per una malattia 'professionale', "Gli ultimi giorni della classe operaia" assolve senza sentimentalismi il dovere della memoria. Figlio di immigrati italiani in Lorena, minatore, militante comunista, poi sindaco di Audun-le-Tiche, Angelo è la figura centrale attraverso cui si ricostruiscono le vicende di due generazioni di lavoratori segnati dall'esilio, dalla guerra, dalla recessione economica. Come suo padre, arrivato dall'Umbria all'inizio degli anni venti e morto nel campo di concentramento di Bergen Belsen, Angelo rimane fedele ai suoi ideali politici, battendosi fino alla fine per una società più giusta. Una vita dura e grigia rievocata da Aurélie Filippetti con la gioia dei ricordi d'infanzia: i balli del sabato sera, gli gnocchi della domenica, le infervorate riunioni politiche dei minatori. E poi di nuovo l'angoscia del lunedì all'alba, ottocento metri sottoterra per un mestiere che incallisce le mani e avvelena i polmoni, ma da cui nasce fierezza, solidarietà. Tutti comunisti, gli italiani di Audun-le-Tiche partecipano alle lotte operaie degli anni sessanta, inseguono il miraggio sovietico, vivono infine con sgomento lo sfacelo del Partito comunista in seguito al crollo dell'URSS. Attorno si muovono le mogli, i figli: una comunità nascosta, sacrificata, spesso dimenticata. A loro l'autrice lascia la parola in un racconto corale che unisce il passato della propria famiglia, l'impegno civile e la coscienza collettiva, restituendo gli echi di un mondo scomparso).

Lei, oggi, è il corrispettivo gallico della Minetti.

Non appena uscì il libro, Hollande la convocò, da lettore tifoso. La assunse nel suo staff. La Francia, allora, cominciava a farsi ipnotizzare da uno scalpitante Sarkozy che aveva ammaliato gli intellettuali francesi e lei era contro-corrente, e quindi disoccupata. Lei cominciò a gestire, meglio dire: tessere, la spessa tela di una divulgazione culturale in tutta la provincia francese, allertando la cittadinanza sull’imminente catastrofe economica e sulla decadenza della cultura come valore prioritario di riferimento.
Va aggiunto, inoltre (chi conosce bene la Francia non si stupirà) che la Filippetti ha anche un doppio plusvalore ai quali i Galli attribuiscono una fondamentale importanza: la calligrafia e il quadro astrologico, due esami ai quali tutti i manager, sia privati che impiegati nella pubblica amministrazione, vengono sempre sottoposti. Aurelie rivela nella sua scrittura a mano un carattere forte e indòmito, ed è del segno dei gemelli con ascendente gemelli, che l’astrologia ci dice, dall’11 giugno del 2012 fino al 30 settembre del 2013, sarà il segno più fortunato in assoluto di tutto lo zodiaco. Una congiuntura unica, che non si verificava da 400 anni.

Christiane Taubira, è la prima negra che diventa ministro in Europa.

Diciamolo pure nella maniera più rozza possibile e applaudiamo a questa scelta.
Le viene affidato il delicato dicastero della Giustizia. Nata in una povera famiglia della Guayana francese, nel 1993 è diventata deputata al parlamento tra i socialisti. Ha combattuto una battaglia durata dieci anni (che ha vinto) per far passare una legge –che porta il suo nome- che identifica “nella schiavitù sessuale, economica, psicologica, un crimine contro l’umanità e quindi reato passibile di pena al tribunale Internazionale dell’Aja”. Sarà lei a vedersela con gli immigrati.
Io sono di razza indo-caucasica e ho la pelle bianca, non sono quindi in grado di poter comprendere  esistenzialmente quale strazio, avvilimento e sconcerto possa essere, per chi ha la pelle scura, doversela vedere sempre con chi ha la pelle bianca. Penso che un ministro della giustizia nel cuore dell’Europa, con la pelle nera, valga molto più di cento seminari sullo spread offerti a una platea di attoniti emigrati extra-comunitari. E vale molto di più di certa piatta retorica demagogia.
Ve l’immaginate in Italia una italiana di origine senegalese che diventa ministro della Giustizia?
Marisol Touraine, è il nuovo ministro della sanità, un dirigente sanitario, medico che ha fatto ricerca “a parità di titoli, una femmina può occuparsi della salute pubblica molto meglio di un maschio” ha dichiarato Hollande.

Con un colpo a effetto, il neo-presidente ha abolito il ministero per le pari opportunità (“in Francia non ha più senso: siamo ormai alla pari ed è un dato che è bene i francesi considerino acquisito e alchemizzato nel proprio dna sociale”) e lo ha sostituito con una new entry “Ministero per i Diritti delle Donne” dedicato esclusivamente alla gestione del femicidio, stupro, schiavitù, gestione della prostituzione da parte della criminalità, manipolazione e sfruttamento della donna nei luoghi di lavoro. La nuova eletta si chiama Najat Vallaud Belkacem. Au revoir Strauss Kahn.
Hollande, con la caratteristica (nonché insuperabile) mimica facciale dei francesi ha fatto sapere, di ritorno da Berlino che non aveva vinto nulla, ma non aveva neppure ceduto su nulla. Praticamente O-O, una partita d’allenamento. “E’ servito per conoscersi e comunicarci il nostro reciproco rispetto e la volontà di salvare l’Europa: tutta”. Ma Le Monde Diplomatique, sempre molto attento nel decrittare, decifrare e spiegare i simboli e i segnali, ha offerto un’attendibile quanto tragica, nonché realistica, interpretazione: Hollande non si precipitato di corsa a Berlino per battere i pugni sul tavolo né tantomeno per mettersi servilmente a disposizione; sembrerebbe che non hanno neppure parlato di economia, di spread, di finanza. Comincia a girare, infatti, in Europa il piano di gestione e organizzazione di una potenziale sollevazione sociale di decine di milioni di persone, il che vuol dire che è ormai scontato –praticamente ufficioso- che abbiamo iniziato l’ultimo capitolo della tragedia liberista con il conseguente crollo dei mercati e dell’economia, e quindi i singoli governi dovranno vedersela con la gente inviperita. Non è sfuggito ai segugi francesi che a Berlino, al seguito di Hollande, neppure un ragioniere, ma esperti dei servizi segreti e della sicurezza.

Nel delicatissimo dicastero della difesa, quindi, ci va Le Drian, sconosciuto alla massa. Ha due caratteristiche apprezzate in Francia: a) è amico intimo fraterno del presidente da 35 anni, il che vuol dire che non ci sarà nessuna frizione né pasticcio né ambiguità di gestione e in questo momento è fondamentale unire pragmatismo a efficienza senza nessuna turbolenza interna ai singoli esecutivi delle nazioni europee; b) è stato a lungo governatore della Bretagna, fondamentale zona strategica; nel sottosuolo sono nascoste le bombe nucleari e in presenza di turbolenze sociali è bene avere alla difesa un uomo che conosce ogni singolo paesino, anche il più disparato, dell’intera regione, con tutte le virtù e i vizi di ogni singola comunità. Caratterialmente, psicologicamente, socialmente (e astrologicamente) le Drian è totalmente compatibile con Manuel Valls, nuovo ministro degli interni (sono amici intimi da 15 anni) il responsabile della comunicazione di Hollande, un “esperto di sistemi multipli di comunicazione avanzata nell’uso dell’alta tecnologia in rete” insieme al quale hanno già istituito la prima bozza della task force europea che dovrà occuparsi di gestire la bufera nella quale ci stiamo addentrando.

 

Mentre da noi cicalecciano sul più e sul meno, e il ragionier vanesio (nuova promozione aggettivale) Mario Monti spiega che tutto si sistemerà alla perfezione perché sarà lui ad aprire l’incontro dei G8 in Usa previsto tra qualche giorno, in Europa stanno già discutendo –i più responsabili- su come affrontare l’impatto sociale della tempesta. Da notare, tra l’altro, che il nostro baldo premier non ha avuto il coraggio di spiegare agli italiani che questo è l’ultimo G8 al quale partecipiamo. Siamo stati sostituiti dal Brasile. Noi siamo noni. Questo, soltanto questo, è il vero motivo per cui ci hanno dato il contentino.

Siamo stati declassati, avendo devastato la spina dorsale dell’industria italiana.

Al paese viene presentata come promozione.

 

Basterebbe questo dato per comprendere che siamo nelle mani di un branco di cialtroni.

8 commenti:

  1. “Qui non c’entrano affatto le quote rosa. Avevo promesso in campagna elettorale che le donne avrebbero svolto un ruolo decisivo nel governo [...] ho vinto grazie al loro lavoro.[...] Esistono in Francia, almeno sei economiste di eccezionale valore, alle quali va il mio rispetto. TRE SONO ULTRALIBERISTE e consulenti di Goldman Sachs. Le altre tre, lo diventeranno domani. IO HO BISOGNO DI SCUOLE DIVERSE DI PENSIERO”.

    Davvero Hollande ha detto così?

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  2. hollande ha chiesto la testa di monti
    e nel frattempo ha licenziato il figliuolo alla parmalat (ha sostituito il supertecnico bondi )

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  3. http://keynesblog.com/2012/05/15/per-la-grecia-e-leuropa-la-soluzione-potrebbe-venire-da-keynes-con-laiuto-di-hollande/

    Per favore caro Dicorimodigliani,se lei è in contatto con qualche "Hollandiano" francese può segnalargli (credo anche a suo nome)
    che in Italia c'è gente che si sente di sinistra ma che non si sente per nulla rappresentata e neanche vuole esserlo,dai principali partiti della sinistra italiana?

    Giusto per farli sentire meno soli nella loro battaglia con la Merkel...

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  4. Leggo spesso il suo blog. Sempre con piacere e molte volte in totale accordo (tanto da non aver mai sentito la necessità di commentare i suoi scritti). Questa volta non è così e le scrivo per spiegarle il mio disaccordo.
    Hollande è una perfetta riedizione (europea) di quel capolavoro di illusionismo politico a nome Barack Hussein Obama.
    Ovvero l' uomo soft dopo il macho.
    Hollande è la necessità di ristabilire lo yin e lo yang della politica del paese (questa volta la Francia) ad uso e consumo delle masse. Hollande è il mezzo nuovo scelto per perseguire gli scopi di prima. Con il nuovo programma.
    Hollande è il nuovo direttore d' orchestra. Teatro, orchestrali e spartito è esattamente lo stesso.

    Vuole un esempio. Gliene do 7. I nomi dei 5 ministri più importanti (interni, economia, esteri, educazione e cultura), il nome del segretario aggiunto dell' Eliseo (direttamente dalla "gloriosa" Rothschild family), il nome del capo dello staff.

    Stessa procedura e stesso tipo di persone nelle poche posizioni chiave del governo Obama ... sembra che i due governi sia stati fatti a distanza di anni dalla stessa persona ... singolare, no !? (è ironico ...)

    L' altra trentina di ministeri cosa vuole che contino quando lei controlla l' agenda del presidente, il suo personale, la politica estera e quella interna, la cultura e gli indirizzi educativi del paese ... e soprattutto l' economia?

    Il governo Hollande sarà un governo di tipo finanziario, ma di alto livello questa volta (si para così il deretano alle grandi istituzioni e non agli imprenditori medi), sarà un governo fortemente sionista e atlantista, sarà un governo schierato con Israele sempre e comunque e contro Iran e Siria (saprà da se perchè). Sarà infine un governo anti-Russo.

    Sarà Sarkozy senza Carla. Champagne senza bollicine.
    Purtroppo per l' Europa.

    Cordialmente.

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    1. a me ste cose che puzzano di antisemitismo non piacciono proprio

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    2. Secondo me, che bisogna diffidare dei facili entusiasmi. Non vorrei che il luccicore di Hollande sia dovuto soprattutto ad un gioco di specchi. Fermo restando il discorso sulle donne nel governo, soprattutto se confrontato con lo spessore della Severino e della Fornero, aspetterei di vederlo alla prova prima di diventare un suo fan.

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    3. A me invece non piacciono proprio i post che puzzano di superficialità e qualunquismo di bassa lega. Grazie nino p. per la tua risposta. Ebbene a parte il discorso sulla presenza femminile di una certa qualità (un altro tipico gioco di specchi della politica monopartitica occidentale moderna), confermo quello che vedo. Una riedizione del governo Obama (fra i più fallimentari dell' intera storia d' America) in Francia. E visto che qualcuno ha sentito puzzo di "antisemitismo" (ah ! l' horreur !) leggetevi da voi cosa dice sull' argomento uno degli organi ufficiali israeliani in lingua francese ... http://jssnews.com/2012/05/16/ayrault1/

      In siciliano si direbbe : " antisemitismo 'sta rancuppola minchia ! "

      Con rispetto parlando e sperando di essermi fatto aiutare a dovere dagli amici israeliani a spiegarmi bene questa volta.

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