sabato 2 giugno 2012

Viva la parata del 2 giugno. Una riflessione sulla nostra Repubblica.



Di Sergio Di Cori Modigliani



Viva la parata del 2 giugno 2012.
Evviva!
Compreso il ricco buffet, i cotillons, ogni spesa pazza, ogni sfarzo, ogni mancanza di sobrietà e modestia.
Abbasso Maroni, Di Pietro, Diliberto, il 99% dei feisbucchiani twitterandi e la massa del popolo web, la quale pensa di essere originale perché vive in rete, ma si dimentica di non esserlo affatto perché web o non web sempre massa è: senza il cane pastore, tremano.
Dove stava tutta questa gente il 18 luglio del 2011?
Dove, mi chiedo?
Ve lo dico io, dove stava: nei bar a scommettere se Ruby avesse fatto o meno i bocchini al premier, ecco dove stavano tutti. Il resto non aveva una grande importanza.

E adesso passiamo alla stesura della mia argomentazione.


L’ex ministro degli interni Roberto Maroni, il quale, da uomo intelligente ha perfettamente capito che è tutto grasso che cola se finisce a fare il bagnino a Lignano Sabbie d’oro, tenta la puntata della disperazione dichiarando che “sono soldi buttati nel cesso” pensando, in tal modo di raccattare uno 0,3% in più al prossimo sondaggio televisivo elargito da Enrico Mentana. Ormai è la sua unica vera ambizione. Gli fa eco il baldo Antonio Di Pietro, abile califfo della sinistra, il quale dichiara “non vado alla parata: è sagra dello spreco”. E abbocca anche Il Fatto Quotidiano, il più libero organo di stampa mainstream, l’unico ad aver scelto di non aggravare la spesa pubblica succhiando soldi dalle sovvenzioni statali, perché loro sono imprenditori “normali” (in questo paese un atto praticamente eroico) se non vendono nulla e nessuno li vuole, chiudono e vanno a casa. A differenza de l’Unità, Libero, e tutti gli altri (dall’estrema destra all’estrema sinistra passando per il centro)  che sanno di potersi permettere il lusso di scrivere qualunque idiozia e non vendere neppure una copia, tanto nessuno di loro paga gli errori professionali, siete voi con le vostre tasse che pagate i loro lauti stipendi. Per non parlare di Alemanno, ormai allo sbaraglio, che ha detto “non vado alla parata” dimenticandosi che nessuno avrebbe notato la sua assenza. E’ ormai un fantasma.
Si sono tutti, all’improvviso, risvegliati il 28 maggio del 2012: e la massa ha abboccato.
Ma dove stavano il 18 luglio del 2011?
Dove stavano in quell’assolato pomeriggio estivo, dodici giorni dopo che tutti i gruppi (seri) antimilitaristi italiani, convinti di farcela perché avevano addirittura trovato uno sponsor d’eccezione (il prof. Umberto Veronesi) avevano inviato una lettera firmata da 45 associazioni onlus italiane e indirizzata a Napolitano, La Russa, Berlusconi, Fini, Schifani, nella quale chiedevano di annullare la parata del 2 giugno 2012 e di destinare la cifra devolvendola all’istituto di ricerca oncologica di Milano per poter aumentare le possibilità di sopravvivenza professionale dei tanti scienziati all’opera, nobili quanto precari?
Erano tutti rinchiusi in una fresca e ben aereata stanza del senato, per la riunione che l’allora Ministero della Difesa, Ignazio La Russa, aveva convocato per dirimere una piccola controversia che in venti giorni era già diventata l’anticamera di una colossale zuffa che poteva anche degenerare in pericolosa pubblicità mediatica. C’erano tutti, non mancava nessuno. Destra, sinistra, centro, compresi i gruppi esclusi dal parlamento ma che erano riusciti a piazzare (facendoli entrare dalla finestra) un loro delegato con svariate scuse istituzionali. Tema del giorno: “gestione e attribuzione degli appalti per la festa del prossimo 2 giugno 2012”. Una vera pacchia.
La riunione era stata indetta perché quella che allora era l’accoppiata vincente degli affari (il duo Berlusconi/La Russa) avevano come al solito esagerato facendo tombola. Finita la festa, il 3 giugno 2011, gli altri avevano cominciato a protestare pretendendo almeno la cinquina e la quaterna o un modesto terno; la protesta era montata al punto tale da bloccare l’automatica conferma degli stessi identici soggetti per la parata dell’anno dopo (cioè oggi).
Con diabolica abilità, Maroni –che aveva piazzato soltanto una società e mezza- aveva gestito la riunione sostenendo anche le parti dell’opposizione riuscendo alla fine a strappare lucrosi appalti per tre società sicure leghiste del bresciano e forse una qualche partecipazione a un consorzio toscano comunista con il quale si erano accorpati per fare numero, un posticino lasciato libero da Alemanno che aveva piazzato delle società di Pomezia (quindi voti garantiti nell’Agro Pontino dove la camorra e la mafia albanese la fanno da padrone) che si conquistavano, così, il loro posto al sole. Tanto paghiamo noi.
Si sa, per loro, anche il 2 giugno è Cosa Loro.
Ufficialmente –nel senso piatto del termine- il costo è di 3 milioni di euro. In verità è di circa 75 milioni. Perché alla parata vi partecipano circa 250 aziende diverse, per un indotto complessivo di migliaia di persone coinvolte, dalle industrie del bresciano che costruiscono laminati di ferro, ghisa e tubi Dalmine (aziende del gruppo Lucefin, CMMLaser, il gruppo Mechel) e poi la Fertubi nel Friuli (così Maroni si assicura il posto come bagnino) a quelle  del gruppo Sider Pomezia, con la comunicazione gestita da diverse società di relazioni pubbliche che fanno riferimento ad amici, amichetti di Alemanno assunti apposta per stampare materiale iconografico necessario e sufficiente per la grande parata. E giù milioni. Per non parlare del catering, dove partecipa anche la serena opposizione italiota grazie all’immissione di almeno 50 medie imprese dell’industria culinaria, e la Camusso (che ieri ha sentenziato “il sindacato non partecipa alla parata, va in Emilia” a fare che? verrebbe da dire, quelli non hanno bisogno di sindacalisti, adesso, ne avevano bisogno un mese fa per salvaguardare la vita degli operai, come mai quando serviva non hanno detto nulla?) ma la nobile Camusso non ci ricorda che allora era riuscita a piazzare la confederazione edili per assumere una manovalanza spropositata, ben accolta da Casini, il quale, in cambio, si è garantito –mettendosi d’accordo con Fini e Alemanno, ancora amiconi per la pelle- per gestire l’assunzione di personale della sicurezza extra, anti-black bloc: giù altri milioni e giù assunzioni a valanga a livelli per voi tutti inconcepibili.
Tanto paghiamo noi.
Si sa, per loro è Cosa loro.
Tutti costoro, oggi, trionfalmente sostengono che la parata andava abolita.
Peccato che ci abbiano mangiato sopra.
Peccato che non l’abbiano detto il 18 luglio del 2011 quando si doveva decidere.
Peccato che non abbiano raccontato ai loro elettori (sempre nel caso sia rimasto qualcuno che li voterà) che la parata non si poteva annullare perché le società del gruppo Allianz, attraverso gestione Intesa San Paolo, avevano garantito l’esecuzione dei contratti a fronte di penali costosissime di cui i marpioni sono informati: sarebbe costato di più abolirla a 72 ore dall’esecuzione piuttosto che renderla operativa. E va da sé che grazie alla luminosa presenza di D’Alema come Presidente del Copasir, il quale con encomiabile lungimiranza veglia sui sogni innocenti della patria, hanno provveduto a far sì che fossero società del gruppo Unipol ad assicurare il tutto, compresa inter-mediazione con le società specializzate in sicurezza e quindi baci in bocca con i fascisti stragisti assunti in Regione Lazio dalla Polverini. Che bello che non c’è più la guerra fredda, così i fascisti e i comunisti, finalmente insieme, in Italia, possono vivere il loro grande sogno d’armonia: far soldi insieme sulla pelle della massa dei gonzi che li votano. Tanto, si sa, è Cosa Loro.
Come mai nessuno di questi signori ha detto neppure una parola –si poteva ancora fare in tempo- la prima metà di dicembre del 2011 a Mario Monti quando il neo-premier aveva  invitato i partiti in parlamento a suggerirgli dove tagliare e come? Come mai il 10 dicembre del 2011, né Maroni né Di Pietro né Alemanno né la Camusso né la Bindi proposero questo “taglio simbolico e sobrio”?
Come mai se lo sono ricordato soltanto alla vigilia quando ormai è troppo tardi e non è più tecnicamente, logisticamente ed economicamente fattibile?
Bei furboni.
Così si lancia il programma di comunicazione beota in rete” andiamo al raddoppio”.
Non solo incassano i soldi, ma pretendono anche di gestire l’opposizione a chi stampa gli assegni che loro incassano. Si beccano i soldi prima, si fa bella figura dopo, e così si soffiano i voti a Beppe Grillo. Loro ragionano così.
Nella loro mente squilibrata pensano che così ottengono “odiens” e voti.
La rete (quella italiana) c’è cascata in blocco: tutti contro la parata.
Bravi.
Così il potere gongola perché comprende come sia facile gestire attraverso la facile retorica, la disinformazione, il falso perdurante, la demagogia spicciola, il cosiddetto “popolo del web” che si può pilotare su qualsivoglia versante: basta non farli ragionare e alimentare l’emotività e la visceralità di tante brave persone, per bene nel profondo, quanto ignoranti e beote in superficie.
Ecco a che cosa serve la Cultura.
A porsi delle domande.
E a pretendere delle risposte.
Chi gestisce la parata del 2 giugno?
Chi stabilisce le società che devono mettere su le impalcature?
Chi stabilisce in quale capannone devono essere affastellati i barili di carburante necessari per alimentare le forze mobili carriste?
Chi attribuisce l’appalto per la confezione delle divise da parata?
Chi stabilisce quali aziende tessili devono confezionare, ad esempio, i galloni?
Chi gestisce gli appalti del catering?
Chi gestisce le polizze di assicurazione?
Chi si occupa della sicurezza?
Chi stabilisce che ci vuole un numero X o un  numero Y di agenti dell’intelligence?
Chi stabilisce il cartello degli sponsor coinvolti?
Chi stabilisce l’attribuzione dell’appalto per i manifesti, la cartellonistica, e tutto l’apparato grafico che viene inviato a tutti i corpi istituzionali?
Chi attribuisce a questa o quella tipografia la stampa e diffusione del materiale?
Ecc., ecc.
Da cui, il mio evviva alla parata del 2 giugno 2012, se detto oggi.
Andava detto a voce chiara il 18 luglio del 2011 come hanno fatto gli anti-militaristi.

Spero che la profezia dei Maya si avveri.
Così, almeno, il prossimo anno, quando i venti sopravvissuti passeranno in bicicletta in memoria dei tempi che furono, di sicuro non ci sarà né retorica né polemica.
A meno che tra i sopravvissuti non vi sia qualcuno dei beceri oggi al potere.
In quel caso, spero proprio di essere tra quelli finiti nel Grande Macello Planetario.
Conoscendo gli italiani, c’è da pensare che anche 25 ciclisti pacifici sono in grado di metter su un bel branco di pecore, magari con un cartellone colorato con su scritto “Abbasso i Maya”.
Va da sé, neanche a dirlo, accuratamente stampato dopo che la profezia si è avverata.
La prevenzione psico-culturale non è certo il pezzo forte di questa nostra gloriosa etnia.
Viva la parata del 2 giugno 2012.

2 commenti:

  1. Eccezionale!!devo ammettere che in questi giorni anch'io ignorantemente ho fatto parte del branco di pecore del web che invitava il presidente di Cosa Loro ad annullare la pagliacciata del 2 giugno!!anche se solo nei primi giorni...infatti dopo il tuo post che spiegava che la somma non ammontava a 3 miloni ma bensì a 75 ho iniziato a pormi delle domande!!ma io mi chiedo xkè per festeggiare la repubblica debbano sfilare le forze armate ??il 2 giugno 1946 gli italiani votarono x la repubblica contro la monarchia,quindi al massimo dovrebbero sfilare i cittadini !!non ho nulla contro le forze armate,e lo dice uno che ha un cognato nell'arma ,persona onesta che fa il proprio dovere!!vorrei sapere che ne pensi di questa mia riflessione! p.s.come hai appreso tutte questa notizie??dalla rete???comunque complimenti!!

    RispondiElimina
  2. Preziose informazioni, senza le quali sarei stata positivamente colpita dalla reazione di Di Pietro che continua tutt'oggi, in risposta alla "polemica" con Napolitano, che lo accusa di "non sapere quel che dice" e Di Pietro replica "il Presidente non sa quel che fa". Bel giochetto a cui si abbocca facilmente, senza approfondire quel che ci raccontano...
    Ma l'Italia è da circa cinquant'anni senza sovranità militare (armistizio 1943, le cui clausole sono tuttora segreti militari che il popolo non deve conoscere), dunque sarebbero oltretutto forze "armate" dalla potenza straniera che ci occupa dal 1945

    RispondiElimina