domenica 20 ottobre 2013

A proposito della Legge sul negazionismo. A quando una Legge sull'Ipocrisia?



di Sergio Di Cori Modigliani


Parliamo della Legge sul negazionismo in Italia.

Non essendo un paese normale, questo, ci si trova costretti a dover affrontare ogni singolo tema, dal più modesto e irrilevante al più spinoso e complesso, affrontando degli inutili dibattiti con autentici dementi, analfabeti, faziosi inviperiti, che spingono la discussione e il dibattito che ne consegue (magari anche interessante e costruttivo) verso un livello basso e regredito.
Con l'inevitabile vittoria degli spiriti più grevi e infantili, in genere più tenaci e più capaci di fare rumore.

La Legge in discussione al Senato sul negazionismo avrebbe potuto (e a mio avviso, dovuto) essere un'occasione d'oro per discutere in aula -tra gli eletti di ogni gruppo- sui singoli specifici punti del dispositivo, uno per uno, in diretta televisiva, ampliando quindi l'elaborazione di questa tematica, facendola ascoltare all'intero spettro della cittadinanza. Magari aiutati dalla cupola mediatica che, per l'occasione, sarebbe stata costretta a dirottare l'attenzione del pubblico italiano dalla famelica curiosità relativa alle mutandine della signorina Pascale, a quello ben più importante per la nazione: il crollo e la scomparsa del concetto di Cultura, qui intesa come formazione delle coscienze, elaborazione dello spirito civico, e -ciò che più conta- passionalità pedagogica, senza la quale non può esistere consapevolezza collettiva.

E' stata questa la ovvia ed elementare richiesta di una senatrice del M5s, la quale, allarmata dalla improvvisa velocità che il Presidente del Senato Piero Grasso aveva impresso alla votazione, ha proposto di attendere un attimo per coinvolgere, invece, l'intero Parlamento in una discussione pubblica. Tutto qui.

In poche ore, questa richiesta formale si è trasformata in "Beppe Grillo è un nazista e si è spostato a destra per arraffare voti in libera uscita".

Il dibattito è evaporato e ci ritroviamo, oggi, nella penosa situazione di dover spiegare di che cosa stiamo parlando, perchè lo stiamo facendo e (ciò che più conta) quali scenari questa Legge possa allestire in questo paese povero di idee, con una democrazia stracciata, incapace di comportarsi in maniera civile.

Il "negazionismo" è una pratica mentale con la quale si identificano gruppi di persone che sostengono l'inesistenza della soluzione finale attuata da Adolf Hitler tra il 1938 e il 1945 in Europa. Chi frequenta e pratica questa idea del mondo sostiene che non è vero esistessero dei campi di sterminio, non è vero che più di 6 milioni di ebrei siano stati assassinati (per il solo fatto di essere ebrei) nelle camere a gas, e quindi trasforma la seconda guerra mondiale in un teatro completamente diverso da quello delineato dagli storici, partecipanti, testimoni, documenti, reperti, filmati, registrazioni. Si chiama così perchè queste persone "negano" che tali eventi si siano mai verificati. Il tutto -questa è la tesi negazionista- sarebbe il prodotto di una fantasia macabra di potere costruita a tavolino da un gruppo di finanzieri ebrei, nel 1946, per poter impossessarsi delle menti degli individui. Avrebbero pagato tutta la stampa mondiale, tutti gli storici mondiali e i sopravvissuti sarebbero attori molto ben pagati per interpretare questo ruolo.

L'argomentazione è delirante e non meriterebbe neppure commenti o reazioni, se non l'unica possibile per una società evoluta: "su su piantiamola di dire idiozie". E la cosa finisce lì.

Ma nei decenni passati, dal 1946 a oggi, diversi gruppi politici dell'estrema destra hanno cavalcato questa fantasia per costruire un teatro complottista a suggello di loro specifici interessi partitici di conventicola. Queste tesi sono state usate come strumento di contrattazione, a seconda dei bisogni, dei momenti, degli interlocutori. Mescolando ignoranza all' antisemitismo, volgarità intellettuale a modesti interessi di bottega. In Italia, i negazionisti hanno sempre vivacchiato con allegria, sostenuti dai loro caporioni, nella più totale indifferenza da parte delle istituzioni, della stampa, dell'accademia, degli intellettuali. E così, il negazionismo, in Italia, ha figliato senza che nessuno intervenisse sul piano culturale, in maniera forte a livello istituzionale. Complice la sinistra, si intende. 
Perchè si fa, adesso, con tanta fretta, una Legge sul negazionismo, scoprendo all'improvviso che possono essere pericolose tesi artificiose, false e manipolatorie?

Il dibattito su questo punto non decolla.

Personalmente la ritengo una Legge pericolosissima, per un paese come l'Italia.
Questo è il Regno d'Ipocritania, una nazione che vive di ipocrisia e doppio gioco.
Il negazionismo non lo si combatte con una Legge, bensì con la Cultura.
E' molto simile all'imbecillità: non la si combatte con la violenza fisica, bensì con l'isolamento.
Vogliamo fare una Legge contro l'imbecillità?
Si fa una Legge autoassolutoria per la classe intellettuale e la classe politica, frutto della retorica democratico-buonista, per tenere a bada il Consiglio d'Europa, legge che rischia di introdurre il reato d'opinione.
In una nazione civile, l'opinione non è mai reato, la si contrasta con l'educazione culturale. 
Una società veramente democratica, libera e libertaria, si può permettere il lusso di accogliere ogni opinione. Se uno vuole sostenere che le camere a gas non sono mai esistite, è libero di sostenerlo. Ma se cerca di insegnare questo (nel caso sia un accademico) come se fosse una verità  storica, va giudicato come falsificatore. E' identico al fatto di sostenere che Annibale non era cartaginese oppure che non è mai esistito e le guerre puniche sono state inventate da Tacito. Chi nega eventi storici pluridocumentati va sanzionato come falsario e falsificatore, a meno che non sia, a sua volta, in grado di documentare il contrario. Non c'è quindi bisogno di una Legge. C'è bisogno di una educazione civica della collettività e di strumenti culturali diffusi per potersi elevare ed evolvere. 
Dovremo, quindi, in futuro, fare anche una Legge contro chi sostiene che la Padania esiste?
Una Legge contro la cattiveria umana?
Una Legge contro l'ignoranza dei giornalisti?

Perchè, invece, lo Stato, e in prima persona il Presidente del Senato Piero Grasso, non interviene pubblicamente nei confronti di un certo Don Floriano Abrahamowicz, parroco di Treviso, il quale questa mattina ha scelto di fare un'omelia a favore di quello che lui ha definito "un mio caro amico di sempre"? Questo Don Floriano, oltre a essere prete, è soggetto politico attivo nella zona, è un forte sostenitore di alcune personalità politiche oggi al governo. Costui ha definito Priebke "un peccatore sì, un criminale di guerra no". Ha anche sostenuto che "dobbiamo difendere come comunità il massimo dono che tutti noi abbiamo: l'onore. E qui, oggi, dobbiamo difendere l'onore di questo soldato". Chi vuole guardare il video della durata di 10 minuti di questa omelia lo può fare qui:
http://treviso24.tv/news/lomelia-don-floriano-difesa-dellamico-priebke/
Non è la prima volta che si esibisce. Non è l'unico. L'Italia è piena di fascisti, di nazisti, di falsificatori, di bugiardi, di mitomani. Sostiene che il più grande valore dell'esistenza sia "l'onore", e che un criminale di guerra è un uomo d'onore, è una sua opinione.  C'è bisogno di una Legge per punirlo e/o farlo arrestare? Direi proprio di no. 
C'è bisogno di una rivolta delle forze democratiche della cittadinanza attiva in quel di Treviso per attivare una discussione, indire un'assemblea, interrogarsi, chiedersi l'un l'altro se sia vero o meno che "l'onore" è il massimo dono della vita. Costui ha un notevole seguito in città. Che si fa, si fanno arrestare tutti i trevigiani? Direi proprio di no. Le persone più sensibili e colte di Treviso prendono atto della loro realtà, si svegliano, si rimboccano le maniche e diventano divulgatori attivi di informazione e cultura nel loro territorio.
Sono contro una Legge sul negazionismo.
Sono contro la retorica buonista.
Sono contrario all'usura delle parole e alla perdita di Senso.
Sono fortemente contrario a imbavagliare qualunque tipo di opinione che, come tale, deve essere sempre libera e lecita.
Dietro questa Legge grava il sospetto dell'ombra della polizia fascista che ritorna a far sentire i propri echi in questa Repubblica disastrata, distratta, distrutta. Annoiata dalla propria stupidità.

Qui di seguito vi allego due documentazioni che giudico molto importanti a sostegno della mia fiera opposizione a questa Legge. La prima è stata redatta (e consegnata formalmente sia a Napolitano che a Grasso) dall'Unione della Camera dei Penalisti.


L'Unione critica aspramente l'introduzione in Italia del reato di "negazionismo", ennesimo, pessimo esempio di legislazione reattiva e simbolica.
Al negazionismo si risponde con le armi della cultura non con quelle del diritto penale.

Dopo il femminicidio la Shoah, continua la deriva simbolica del diritto penale che fa del male, prima di tutto, proprio ai simboli che usa.
L'introduzione anche in Italia del reato di "negazionismo" era stata annunciata da più di un Ministro negli ultimi anni ma si era sempre arenata anche a seguito del diffuso dissenso da parte di storici e giuristi.
Ora l'ipotesi viene frettolosamente e pressoché unanimemente riesumata dalla Commissione Giustizia del Senato, con un emendamento che, oltre ad ampliare ed aggravare le ipotesi di apologia di reato, porterebbe ad introdurre nell'art. 414 del codice penale una sanzione per chi "nega crimini di genocidio o contro l'umanità".
Già vivificare una categoria di reati come quelli di apologia, che in una legislazione avanzata dovrebbero essere espunti, è operazione di retroguardia, ma inserire un reato di opinione, come quello che è la risultante della indicata modifica, è ancora più sbagliato.
La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah, e alle milioni di vittime innocenti che ha travolto, dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno, abbandonando la via della risposta reattiva rispetto ai fatti di cronaca ed imboccando quella di un diritto penale minimo e costituzionalmente orientato.
Per contro, l'idea di arginare un'opinione - anche la più inaccettabile o infondata - con la sanzione penale è in contrasto con uno dei capisaldi della nostra Carta Costituzionale, la quale all'art. 21 comma 1 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero.
Ed il giudizio su un accadimento storico - per quanto contrastante con ogni generale e documentata evidenza o moralmente inaccettabile - in altro modo non può definirsi se non come un'opinione, che dunque non può mai essere impedita e repressa dalla giustizia penale: spetterà alla comunità scientifica rintuzzarla, ove sia il caso, e alla maturità dell'opinione pubblica democratica lasci
are nell'isolamento chi la formula. A coloro che negano la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura, e, se si vuole, con la censura morale, ma non con il codice penale.
Del resto, anche un solo argine - benché eticamente condivisibile - all'esercizio delle libertà politiche (e tale è, prima fra tutte, la libertà di espressione) introduce un vulnus al principio che l'elenco di esse deve restare assolutamente incomprimibile: quell'elenco infatti, come diceva Calamandrei "non si può scorciare senza regredire verso la tirannide".
Roma, 16 ottobre 2013
La Giunta dell'Unione Camere Penali

L'altra, invece, è una petizione formulata nel  2007 da un nutrito e folto gruppo di storici italiani, tra i quali è molto alto il numero di studiosi con profonde radici intellettuali e familiari nell'ebraismo italiano, quando si opposero fermamente all'allora ministro della giustizia Clemente Mastella, che voleva introdurre nel nostro ordinamento tale Legge. L'appello degli storici italiani è un documento di straordinaria attualità. Sei anni dopo, il suo valore rimane intatto. 
Da notare come la stessa comunità ebraica presenta al suo interno autorevoli esponenti che già in passato si espressero contro i reati d’opinione. 
L’ex senatore del Partito Democratico Roberto Della Seta, per esempio, ebbe a dire: 
"Il negazionismo è una vergogna e un orrore da combattere ogni minuto facendo tutti gli sforzi possibili per far vivere e per trasmettere la memoria della Shoah. Da combattere con tutti i mezzi tranne uno: vietare per legge la negazione di questa terribile verità storica". 
Ecco l'opinione di David Bidussa: 
"Una legge contro il negazionismo secondo me non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile". 
Infine l'opinione di Sergio Luzzatto. 
"Faccio notare che penalizzare il negazionismo non può essere una soluzione del problema. Non foss’altro, perché il negazionismo è male culturale e sociale. Va dunque affrontato con anticorpi culturali e sociali, non attraverso la repressione giudiziaria".

Marzo 2007
Contro il negazionismo per la libertà di ricerca

Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l'esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria.
Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e socialecertamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e laminaccia di reclusione e condanna.
Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l'eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:

1) si offre ai negazionisti, com'è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'«antifascismo» nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.

L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.

La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
È la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.

Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
Stuart Woolf, Istituto Universitario Europeo, Firenze

Aderiscono anche:
Cristina Accornero, Università di Torino
Ersilia Alessandrone Perona
Franco Andreucci, Università di Pisa
Franco Angiolini, Università di Pisa
Barbara Armani, Università di Pisa
Angiolina Arru, Università di Napoli L'Orientale
Marino Badiale, Universita' di Torino
Elena Baldassari, Università di Roma La Sapienza
Luca Baldissara, Università di Pisa
Roberto Balzani, Università di Bologna
Giovanni Belardelli, Università di Perugia
Elissa Bemporad, Center for Jewish History, New York
Emmanuel Betta, Università di Roma La Sapienza
Fabio Bettanin, Università di Napoli L'Orientale
Roberto Bianchi, Università di Firenze
Alfonso Botti, Università di Urbino
Anna Bravo, Università di Torino
Camillo Brezzi, Università di Siena
Antonio Brusa, Università di Bari
Marco Buttino, Università di Torino
Davide Cadeddu, Università di Milano
Gia Caglioti, Università di Napoli Federico II
Luigi Cajani, Università di Roma La Sapienza
Giampaolo Calchi Novati, Università di Pavia
Marina Calloni, Università di Milano Bicocca
Fulvio Cammarano, Università di Bologna
Alfredo Canavero, Università degli Studi di Milano
Leonardo Capezzone, Università di Roma La Sapienza
Riccardo Caporale
Vittorio Cappelli, Università della Calabria
Paolo Capuzzo
Franco Cardini, Università di Firenze
Maddalena Carli, Università di Teramo
Paola Carlucci, Scuola Normale Superiore Pisa
Gennaro Carotenuto, Università di Macerata
Paola Carucci
Carolina Castellano, Università di Napoli Federico II
Mirella Castracane Mombelli, SSAB
Sonia Castro, Università di Pavia
Tulla Catalan, Università di Trieste
Alberto Cavaglion, Università di Milano
Franco Cazzola, Università di Firenze
Roberto Chiarini, Università di Milano
Giovanna Cigliano, Università di Napoli Federico II
Fulvio Conti, Università di Firenze
Giovanni Contini, Università di Roma La Sapienza
Daniele Conversi, University of Lincoln
Pietro Costa, Università di Firenze
Augusto D'Angelo, Università di Roma La Sapienza
Leandra D'Antone, Università di Roma La Sapienza
Angelo D'Orsi, Università di Torino
Vanni D'Alessio, Università di Napoli Federico II
Fulvio De Giorgi
Giovanni De Luna, Università di Torino
Andreina De Clementi, Università di Napoli L'Orientale
Fabio Dei, Università di Pisa
Mario Del Pero, Università di Bologna
Nunzio Dell'Erba, Università di Torino
Giorgio Delle Donne, Bolzano
Lucia Denitto, Università di Lecce
Giulia Devani,
Paola Di Cori, Università di Urbino
Patrizia Dogliani, Università di Bologna
Benito Donato, Cosenza
Elena Fasano Guarini, Università di Pisa
Paolo Favilli, Università di Genova
Giovanni Federico, Università di Pisa
Carlotta Ferrara degli Uberti
Cristiana Fiamingo, Università di Milano
Enzo Fimiani, Biblioteca provinciale Pescara
Vinzia Fiorino, Università di Pisa
Guido Formigoni, Università di Milano IULM
Vittorio Frajese, Università di Roma Tor Vergata
Giulia Fresca, Cosenza
Carlo Fumian, Università di Padova
Valeria Galimi, Università di Siena
Ernesto Galli della Loggia, Università di Milano San Raffaele
Luigi Ganapini, Università di Bologna
Antonella Gedda
Giuliana Gemelli, Università di Bologna
Aldo Giannuli, Università di Bari
Antonio Gibelli, Università di Genova
Maria Grazia Meriggi, Università di Bergamo
Gabriella Gribaudi, Università di Napoli Federico II
Yuri Guaiana, Università di Milano Bicocca
Giancarlo Jocteau, Università di Torino
Stefano Levi della Torre
Sara Lorenzini, Università di Trento
Domenico Losurdo, Università di Urbino
Paola Magnarelli, Università di Macerata
Maria Marcella Rizzo, Università di Lecce
Filippo Maria Giordano, Pavia
Gian Maria Varanini, Università di Verona
Rosaria Marina Arena, Università di Siena
Marcella Marmo, Università di Napoli Federico II
Dora Marucco, Università di Torino
Massimo Mastrogregori, Università di Roma La Sapienza
Marco Mayer, Università di Firenze
Claudio Mellana, Torino
Annalucia Messina
Marica Milanesi, Università di Pavia
Claudio Moffa
Marco Mondini, Università di Padova
Davide Montino, Università di Genova
Daniele Montino, Università di Genova
Giovanni Montroni, Università di Napoli Federico II
Massimo Morigi
Antonio Moscato
Stefania Nanni, Università di Roma La Sapienza
Gloria Nemec, Università di Trieste
Giacomina Nenci, Università di Perugia
Serge Noiret
Ivar Oddone, Torino
Chiara Ottaviano, Cliomedia Officina
Maura Palazzi, Università di Ferrara
Gianni Perona, INSMLI, Milano
Francesco Petrini
Stefano Petrungaro, Università di Venezia
Vincenzo Pinto, Università di Torino-Gerusalemme
Francesco Piva, Università di Roma Tor Vergata
Stefano Pivato, Università di Urbino
Alessandro Pizzorno, Istituto Universitario Europeo Firenze
Regina Pozzi, Università di Pisa
Adriano Prosperi, Scuola Normale Superiore di Pisa
Leonardo Rapone, Università della Tuscia
Maurizio Ridolfi, Università della Tuscia
Gabriele Rigano, Università per Stranieri di Perugia
Domenico Rizzo, Università di Napoli L'Orientale
Giorgio Rochat, Università di Torino
Giovanni Romeo, Università di Napoli Federico II
Maria Rosaria Stabili, Università di Roma III
Andrea Rossi, Istituto di storia contemporamea, Ferrara
Rodolfo Rossi, Università cattolica del Sacro Cuore, Brescia
Lucia Rostagno, Università di Roma La Sapienza
Piero S. Graglia
Silvia Salvatici, Università di Teramo
Enrica Salvatori, Università di Pisa
Sara Sappino, Università di Pavia
Ayse Saracgil, Università di Firenze
Laura Savelli, Università di Pisa
Biancamaria Scarcia Amoretti, Università di Roma La Sapienza
Guri Schwarz, Università di Pisa
Giovanni Scirocco, Università di Bergamo
Francesco Scomazzon, Università di Milano
Maria Serena Piretti, Università di Bologna
Alfio Signorelli, Università di Roma La Sapienza
Francesca Socrate, Università di Roma La Sapienza
Simonetta Soldani, Università di Firenze
Carlotta Sorba, Università di Padova
Carlo Spagnolo, Università di Bari
Lorenzo Strik Lievers, Università di Milano Bicocca
Maria Susanna Garroni, Università di Napoli "L'Orientale"
Arnaldo Testi, Università di Pisa
Rita Tolomeo, Università di Roma La Sapienza
Cristiana Torti
Francesco Traniello, Università di Torino
Anna Treves, Università di Milano
Alessandro Triulzi, Università di Napoli L'Orientale
Simona Troilo, Istituto Universitario Europeo
Gabriele Turi, Università di Firenze
Angelo Ventrone
Angelo Ventura, Università di Padova
Claudio Venza, Università di Trieste
Alessandra Veronese, Università di Pisa
Elisabetta Vezzosi, Università di Trieste
Vittorio Vidotto, Università di Roma La Sapienza
Loris Zanatta, Università di Bologna
Bruno Ziglioli, Università di Pavia




8 commenti:

  1. "La guerra contro la Russia non puo' essere condotta secondo le leggi dell'onore. E' una lotta ideologica e una lotta razziale che richiede un grado di durezza senza precedenti... Gli ufficiali devono sbarazzarsi delle loro concezioni cavalleresche sorpassate e smettere di immaginare che tutto si concludera' con un armistizio dopo il quale vincitori e vinti si stringeranno la mano... So bene che cio' e' al di sopra della concezione dei miei generali, ma prendete nota, io intendo essere obbedito... Intendo quindi che i commissari politici dell'Armata Rossa non siano considerati come combattenti e che una volta catturati, siano passati immediatamente per le armi."
    Adolf Hitler-30.03.1941
    Qualcuno si e' scordato di questo signore e della sua ideologia.
    Dalla memoria collettiva tutto viene rimosso a secondo dei propri comodi e le necessita' del momento.
    In Italia vi erano circa 40.000 ebrei, il 10% dei nostri insegnanti era ebreo. Nel 1936 quando il regime impose il giuramento agli insegnanti tutti giurarono, anche se qualcuno preferi' andarsene in pensione piuttosto di farlo. Questo e' stato rimosso, come anche la simpatia se non la tessera del regime.
    Qualcuno non ricorda che dopo la caduta del regime le leggi razziali non vennero abolite. Qualcuno non ricorda di essere stato abbandonato dal suo re, dal suo stato, dal suo esercito. Qualcuno non ricorda di come il suo esercito si sia dato a la fuga. E nemmeno pensa che se Roma fosse stata difesa tutto questo non sarebbe successo. Nessuno va
    a sputare sulla tomba di Badoglio.
    Forse ricordare la nostra impotenza e le nostre vergogne non sarebbe
    male se fossero di insegnamento per il nostro futuro.
    Accontentiamoci di sputare adosso a un morto e fare un'altra legge, di
    quelle abbondiamo.
    Ricordiamo soprattuto la regola de 9 per la sopravvivenza.
    Al nemico potente chiniamo la testa, al nemico sconfitto sputiamo
    felici. E se per caso torna ricordiamoci in tutta sicurezza, noi non
    eravamo li'.

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    1. Bello, questo commento. Lo trovo lucidamente confortante.

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    2. E perchè i "professori" universitari che hanno fatto?

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  2. Caro Sergio, lasciamo stare, quando ho saputo che un governo mette in campo una legge di questo genere i miei sentimenti sfociano tra ipocrisa, rabbia per la libertà di pensiero intaccata e una piccola delusione per il M5S che sembra che abbia acconsentito ad una legge che piu ipocrita non si puo

    Saluti

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  3. ... come commento di uno che esibisce il suo cognome, lo trovo addirittura superbo...Ma per negare ogni validità a leggi liberticide quali quelle che NEGANO le libertà di pensiero e di espressione, veri cardini che distinguono l'uomo dalla bestia, sarebbe bastato citare Voltaire, che avrebbe combattuto fino alla morte per difendere le possibilità di libera espressione del suo peggior avversario...

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    1. ... ma di un Voltaire, nel panorama intellettuale sconfortante e avvilente di oggi, non si scorge proprio traccia ...

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  4. Ma io pretenderei da chi mi fa richiesta di una legge già di per se abominevole e anticostituzionale peraltro, le prove inconfutabili di quanto si pretende di vietare per legge, anche perché ne risulterebbe una informazione viziata che solo i storici sono in grado di confutare, il tutto invece appare come una iniziativa preposta per chiudere bocca proprio ai storici, gli unici in grado di sovvertire prove alla mano quanto si vuole negare. In poche parole, con con la legge contro il negazionismo, si nega la possibilità di avere la verità o meglio si ottiene la "verità negata" bella roba!

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  5. L'autore fa un pò di confusione, utile a dare del brutto e cattivo genericamente. Il complotto c'è stato eccome ma da parte degli ebrei sionisti che hanno mandato a morire milioni di "anonimi fratelli" per poter avere il miglior alibi della storia dell'umanità. Provato mai a parlar male degli ebrei senza minimamente toccare l'argomento campi concentramento? Occhiatacce da tutti i presenti e inizio di frasi tipo "ma con tutto quello che hanno pssato, etc etc." Qualche nome di banchiere importante finito nei forni? Si tutte cavolate vai, facciamo pure una bella leggina a favore dei nostri amici d'israele va..

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