lunedì 28 aprile 2014

Cinecittà compie 77 anni, mentre in Italia si cerca di inventare una nuova stagione di illusioni, sogni, finzioni per evitare l'annunciato tracollo del regime alle elezioni europee.


di Sergio Di Cori Modigliani

Sui media, di ieri e di oggi. 
E sulle prospettive, elettorali e non, del nostro immediato futuro.

Oggi, Google inventa un suo doodle per celebrare il 77 anniversario di Cinecittà.
Il 28 aprile del 1937, infatti, il fascismo lanciava gli stabilimenti cinematografici romani come punta di diamante della modernità di allora.Così, almeno, lo presentava il regime.
In verità, l'Italia arrivava all'appuntamento con almeno dieci anni di ritardo, ma le comunicazioni allora erano molto scarse e soprattutto lente, quindi poco o niente si sapeva di ciò che accadeva nell'industria cinematografica statunitense, inglese, francese, russa.
Il cinema era il medium d'avanguardia negli anni'30, ma non soltanto per il fatto che fosse una novità e il luogo di socialità per eccellenza, ma per un fatto prettamente economico.
In Usa, negli anni'30, era diventata la prima industria nazionale, l'unica a essere rimasta immune dal crollo disastroso di Wall Street. Non solo. Basti pensare che nel 1930 erano emigrati a Los Angeles, provenienti da ogni stato della confederazione, circa 5 milioni di persone in cerca di lavoro, in ogni settore dell'industria. Si assumevano architetti, falegnami, disegnatori, ingegneri, medici, infermieri, contabili, sarti, scrittori, attori, agricoltori, veterinari. Era l'Eldorado dei disoccupati. E i finanzieri che avevano perso tutto nel crollo della borsa spostarono i loro capitali a Hollywood. Nel 1931, i più importanti studios avevano acquistato a poco prezzo diversi ettari di terreno nella zona di Ventura County dove avevano chiamato migliaia e migliaia di contadini per produrre la frutta e la verdura necessaria per sfamare una impressionante quantità di persone che contribuiva e collaborava a produrre e realizzare sogni, favole e illusioni per tutti quanti, inventando un mercato che funzionava.
In Italia, il fascismo ne colse gli aspetti propagandistici necessari per promuovere il regime e fondò gli stabilimenti dando vita a una industria nazionale che rimase però ancorata e subalterna alle sovvenzioni governative. La grande fortuna di Cinecittà arrivò qualche decennio dopo, verso la metà degli anni'50, quando si affermò come una potente industria nazionale arrivando alla sua punta massima nel 1975, seconda al mondo, quando a Roma si dava lavoro a circa 300 mila persone e il cinema era diventata la terza industria nazionale, dopo quella metalmeccanica e agricola. Poi,alla fine degli anni'70, memore dell'eredità fascista, volutamente mai alchemizzata in Italia, la classe politica -soprattutto i democristiani e i comunisti- ci misero le mani sopra fagocitandola e distruggendola. Oggi, la produzione cinematografica italiana è considerata minore e irrilevante, si aggira intorno al 27esimo posto nel mondo, e non produce nè lavoro nè occupazione nè creatività, a meno che (si intende) non si sia iscritti al PD o a Forza Italia, aziende private pagate dagli ignari contribuenti, i quali foraggiano (senza saperlo) delle società che controllano attraverso cinque marchi tutto il mercato, impedendo qualunque forma di espressione al di fuori del controllo capillare partitico. Basterebbe pensare che negli ultimi 20 anni l'Italia non è stata in grado di produrre una scuola, un filone, un modello, scegliendo di rintanarsi dentro un'ottica provinciale, fuori e lontano dai mercati internazionali, da usare al proprio interno esclusivamente secondo un'ottica propagandistica a uso e consumo dei partiti.
La distruzione di Cinecittà è il simbolo e l'emblema della totale mancanza di una politica industriale autoctona, ed è la prova più chiara e lampante dei risultati oggettivi prodotti da una classe di funzionari delle aziende-partito il cui obiettivo non è mai stato quello di produrre lavoro e occupazione, bensì mantenere una solida corte di clientele deferenti e servili.
Buon compleanno, quindi.
Grazie per aver distrutto un grande patrimonio industriale, avvilendo la creatività, impedendo in tutti i modi l'affermazione di forme libere di espressione, e soprattutto annullando il merito e la competenza tecnica, due elementi senza i quali non è possibile realizzare un buon film. 
Alla distruzione dell'industria cinematografica si accompagna su un binario parallelo l'annientamento dell'industria editoriale, ormai incapace di produrre cultura e diffondere il sapere: era l'obiettivo primario delle banche che possiedono il 92% delle case editrici italiane, a differenza degli Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna dove esistono ancora produttori, editori puri e dove i dati di mercato indicano un aumento esponenziale degli indici di lettura e una fortissima ripresa della produzione nazionale, sia quella cinematografica che editoriale.
Esattamente il trend opposto a quello che si sta verificando nel nostro paese.
Azzerato il cinema e la letteratura  -i due più potenti veicoli di divulgazione massificata- l'attuale classe politica dirigente ha così gioco facile nel poter imporre un sistema di comunicazione che ruota esclusivamente intorno al totem televisivo. 
Si è trattato di un vero e proprio genocidio culturale di cui gli imprenditori sono stati i principali complici responsabili.
In Italia non esiste più la cultura del rischio, è stata sostituita dalla cultura del controllo pilotato.
In tal modo è stato un gioco facile ed elementare far passare dei parametri e degli schemi mentali di totale assuefazione alla dipendenza e al servilismo.
Gli ultimi tre premier in carica (Monti, Letta, Renzi) non hanno mai speso neppure una frase o un rigo -e quindi tantomeno soldi- a favore del rilancio culturale italiano, intervenendo con una adeguata politica nazionale in campo editoriale e cinematografico.
Non lo vogliono: lo temono.
Più siete ignoranti, meglio è per loro.
Meno romanzi leggete, tanto più aumenterà l'impossibilità di fare connessioni, elemento fondamentale oggi per annacquare, svilire e deprivare di valore il web. Perchè la rete potrebbe essere pericolosa, poichè contiene voci diverse, le più disparate (quindi anche antagoniste) ma se non si comprende come effettuare le connessioni, è inutile. 
E' come avere un computer molto efficiente ed efficace, senza l'Adsl o il wi-fi. Non serve.
Così il potere si è sostituito agli artisti, dopo averli eliminati dal mercato.
Berlusconi e Renzi, ormai, scrivono il romanzo delle vostre esistenze senza raccontarvi la trama e interpretano il film dell'esecutivo presentando la finzione come se fosse realtà.
Gli italiani non hanno più bisogno nè di libri nè di film, perchè ormai sono stati abituati ad ascoltare e guardare e leggere le storie che raccontano ogni giorno i leader dei partiti.
Come accade in Corea del Nord.
Sono per l'appunto sceneggiature, rappresentazioni virtuali che pescano nell'immaginario collettivo e vengono selezionate spacciandole per reali.
Così, come nelle favole, la gente è convinta che Matteo Renzi abbia fatto una riforma al mese da quando è diventato premier ed è convinta che abbia cambiato il paese. E' convinta anche che sia normale il fatto che dal momento esatto in cui è iniziata l'applicazione della sentenza ai danni di Berlusconi, lui sia sempre in televisione intervistato da qualcuno. Considera normale il fatto che Nunzia Di Girolamo -obbligata alle dimissioni da ministro - sia diventata capo gruppo del Nuovo Centro Destra e sta sempre in televisione, ma non c'è mai nessun giornalista che ricorda la vicenda e chiede spiegazioni. E' considerato normale il fatto che coloro i quali hanno voluto, votato e accolto il Fiscal Compact, oggi vanno in giro a sostenere che andrebbe abolito, come se -a votarlo- fossero stati altri e non loro. Proprio come nelle favole. In tal modo è possibile dire e fare ogni cosa.

Per fortuna c'è una parte del paese che dà segni di risveglio. Per istinto.
Poco a poco, quella parte sta crescendo, si sta accorgendo dell'esistenza della realtà, e comincia a premere, sempre di più.
Quindi, si accelera la produzione favolistica per impedire che le persone facciano le dovute connessioni. Ciò che conta è che non si parli degli eventi reali, bensì di quelli evocati, di quelli immaginati, come nella pubblicità. 
Accade pertanto che la notizia più importante dal punto di vista politico -vero e proprio terremoto- passi completamente inosservata e non venga neppure contemplata, come è accaduto in questi giorni. La notizia, sul mio quotidiano surrealista, sarebbe apparsa ieri così raccontata in prima pagina: "Berlusconi rompe il patto con Renzi. Napolitano convoca il primo ministro. Salta la legge elettorale".
E' accaduto esattamente questo, ma nessuno ci ha fatto caso.
L'Italicum, vero obbrobrio sotto forma di truffa legale, non vale più. Era stato ideato dai due marpioni per evitare legalmente la possibilità che il M5s -terza forza politica.- potesse essere contemplata e accettata come interlocutore accettabile.
Il fatto è che tutti i sondaggi sono molto espliciti.
Il M5s viaggia intorno al 27% mentre Forza Italia si affanna intorno al 18%.
Quindi, avendo capito che in caso di elezioni politiche Forza Italia non andrebbe mai al ballottaggio, Berlusconi ha dichiarato formalmente a Porta a Porta che "l'italicum sta lì fermo in Senato perchè è chiaro non verrebbe accettato dalla corte costituzionale, non ha valore". Quindi, è finito.
Renzi sostiene di aver varato la legge elettorale insieme a Berlusconi.
I sondaggi lo danno in calo perenne e quindi -dal suo punto di vista, giustamente- Berlusconi lo boccia perché non gli conviene.
Ma agli italiani non viene spiegato.
E così, Napolitano convoca Renzi per capire come stanno le cose.
Anche in questo caso, non viene riferito nulla.
Perchè la situazione è la seguente, in termini di realtà: Berlusconi non ci sta più , una parte del PD neppure. E' saltato l'accordo. Lo sanno tutti, ma non lo possono dire.
Renzi e Berlusconi hanno fatto un patto tra di loro pensando che poi avrebbero raccontato una bella favola agli italiani che se la sarebbero bevuta.
Invece gli italiani hanno capito che queste elezioni europee sono in verità un referendum, come quelli del giugno 2011, in cui si è chiamati a scegliere tra la favola e la realtà.
E i dati sono impietosi.
Il PD arretra.
Forza Italia va sempre più indietro.
Il M5s avanza.
E così, l'Italicum scompare.
Ma non se ne parla.
In teoria è stato approvato a febbraio, è morto tre giorni fa.
Non c'è stato neppure bisogno di opporsi o fare denunce.
Si sono incartati da soli.
Tanto -loro pensano- la gente non capisce, non  ricorda, non fa domande, non fa connessioni.
Non riescono ad accorgersi che "la gente", nel frattempo, si è stufata.
L'intelligenza collettiva comincia a serpeggiare, a dispetto della cupola mediatica.
Ci hanno tolto prima i film, poi i romanzi.
E' arrivata la realtà, senza illusioni.
E il paese, per conto suo, se ne sta andando da un'altra parte.
E' per questo che devono per forza riportarci indietro.
Se andiamo avanti, per questa gente non ci sarà più spazio operativo.
Lo sanno molto bene.
Il maquillage mediatico, come nei film horror, comincia a liquefarsi.
E mostra il vero volto della nostra classe dirigente per ciò che davvero esso è: obsoleto, vecchio e rugoso, malato,  repellente.

Il Bel Paese, finalmente, si accorge di aver bisogno di una Nuova Estetica.

E non si tratta, per fortuna, di ideologia.
E' il vantaggio dei momenti di grave crisi anche economica: o si cambia oppure si affonda.






8 commenti:

  1. ".....e soprattutto annullando il merito e la competenza tecnica, due elementi senza i quali non è possibile realizzare un buon film. ......."

    Credo che non si tratti solo di film: tutti gli ambiti della vita pubblica del nostro paese sono occupati quasi sempre senza alcun merito ma solo per via clientelare. E' questo che ha fatto del pd il cancro che sta distruggendo il paese: un partito che raccoglie milioni di consensi solo per le clientele che ha distribuito negli anni (anche quando invece di pd si chiamava pci-dc-psi e via cantando fra querce, margherite e soli sorridenti) e che rimane l'ago della bilancia della vita del nostro paese grazie al voto di individui che temono il momento in cui dovessero finalmente cominciare a guadagnarsi la paga e i diritti che possono vantare.
    stefano

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    1. E' proprio così. Il numero delle persone che questo lo hanno capito aumenta ogni giorno di più in misura esponenziale e non sanno che pesci prendere perchè si sono accorti di aver perso ogni forma di credibilità. Tanto più insistono, tanto più perdono consensi, sia a destra che a sinistra,ma non se ne rendono conto, proprio perchè hanno perso ogni forma di contatto con il paese reale e con la realtà quotidiana che invece i cittadini affrontano. Paradossalmente dobbiamo ringraziare la crisi: ci ha permesso di mostrare che il re era nudo. Li ha smascherati definitivamente.

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  2. E i dati sono impietosi.
    Il PD arretra.
    Forza Italia va sempre più indietro.
    Il M5s avanza.
    E così, l'Italicum scompare.
    Ma non se ne parla.
    Ed è proprio cosi , anche se a volte quando tiro fuori questi discorsi mi sento un marziano ....sono sicuro anche io che le cose stanno cominciando a cambiare , ero a genova il 1 dicembre al v-day e ho visto una enorme partecipazione , ma le persone che non riescono a reagire sono ancora molte ! Ottimo post , leggo il suo blog con vero piacere , saluti magni massimo .

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  3. "Le persone che non riescono a reagire sono ancora molte"...è questo il problema che mantiene in vita questi partiti nonostante tutto.Non si rendono conto del potere che ha il popolo,contro il dominio della corruzione,delle multinazionali e dei politici incapaci.Citando Danilo Dolci "cresciamo solo se sognati",e il sogno ,il nostro sogno lo stanno calpestando quotidianamente...questo dominio non vuole che noi cresciamo,..ma ci sveglieremo lentamente,uno per uno,e poi in tanti e tantissimi,fino a tornare a sognare e a crescere...Sono una "novizia"del blog e vorrei ringraziarla per gli spunti che accendono curiosità e interesse.

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  4. Scritti, lettere, discorsi del Presidente Ho Chi Min – 50 anni di lotta per il Viet Nam: 1920-1967.
    Pagina 146/148 – Ai Comitati popolari del Nord, del Sud e del Centro Viet Nam, a

    Quanto serve al popolo, faremo di tutto per realizzarlo.
    Quanto è nocivo ai suoi interessi, faremo di tutto per evitarlo.
    Amiamo il popolo, se vogliamo che ci ami e ci rispetti.
    Io so bene che molti fra voi hanno applicato fedelmente la politica del governo e hanno saputo guadagnarsi i cuori.
    D’altro canto, altri hanno commesso errori molto gravi, e fra i principali:
    1. Violazione della legalità. I traditori a cui sono state fatte delle accuse formali debbono essere puniti; è cosa evidente e nessuno vi può trovare a ridire. Ma capita che, per vendetta personale, si proceda ad arresti e confische che provocano malcontento tra la popolazione.
    2. Abuso di potere. Col pretesto che si è membri di questo o quel Comitato, ci si prende gioco delle leggi e della gente, si agisce di testa propria, si disprezza l’opinione pubblica, non ci si dà più pensiero del popolo, dimenticando che si è stati eletti da lui per servirlo, non per lasciarsi andare a ogni tipo di abuso.
    3. Corruzione dei costumi. Si vuol mangiare in modo raffinato, essere eleganti, ci si compiace sempre più del lusso, si spende ogni giorno di più. Da dove viene questo denaro? Peggio ancora, si stornano fondi dai beni pubblici. Si finisce col disprezzare integrità e virtù. Il signore, che è membro del tal Comitato, viaggia con la vettura dell’amministrazione, poi è la volta della signora, poi delle signorine sue figlie e dei signori suoi figli! Chi paga alla fin fine?
    4. Favoritismi. Ci si fanno dei seguaci, si distribuiscono posti a incapaci solo perché sono parenti o amici; si allontanano uomini di valore, uomini integri solo perché non hanno la fortuna di piacere. Si dimentica che si tratta di cariche pubbliche, non di affari personali.
    5. Spirito settario. Si prende partito per un gruppo contro un altro, invece di indurre i differenti strati sociali a scambiarsi reciproche concessioni e a intendersi. Si è giunti, in certe località, fino a lasciare le terre incolte, e i contadini se ne lamentano. Ci si dimentica che attualmente il nostro compito è di unire tutto il popolo senza distinzione di età né di fortuna, per salvaguardare l’indipendenza e combattere il comune nemico.
    6. Orgoglio. Per il fatto di essere membri di qualche organo amministrativo, ci si prende per semidei, si disprezza il popolo, si assumono ad ogni momento i modi di fare di un “mandarino rivoluzionario”. Si dimentica che queste fanfaronate ci faranno perdere la fiducia del popolo e saranno nocive al prestigio del governo. Noi non abbiamo paura degli errori, ma appena individuati è necessario correggerli ad ogni costo. Quelli che non hanno commesso questi errori li evitino e si sforzino di fare ulteriori progressi . quelli che li hanno commessi si correggano decisamente, poiché il governo non potrebbe in alcun caso fingere di non vedere. È per la felicità del popolo e nell’interesse della nazione che tengo a fare queste osservazioni. Abbiamo il dovere di scolpire profondamente nei nostri cuori giustizia e onestà. Spero nei vostri progressi.

    Buona lettura a tutti ..se qualcuno ci riconosce la Storia che non si ripete ma fa la rima (come di Andrea Mazzalai di Iceberg Finanza)
    FEDRO

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    1. Molto interessante. Grazie di averlo pubblicato qui.
      marilù l.

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  5. respiro a fondo , forse è un sospiro di sollievo quello che mi attraversa i polmoni alla lettura dell'articolo e alla prospettiva che stia germogliando una mentalità italiana diversa, una maniera di leggere gli eventi in modo intelligente, critico e correlato. Nel mio piccolo ci aggiungo - vista l'implacabile situazione del nostro paese- anche molta diffidenza con cui cerco di raggranellare osservazioni e punti di vista e non mi sbilancio subito in pareroni ma partorisco lentamente le mie idee.
    Mi cadono le braccia però davanti ai " fedelissimi" - annosi fedeli ai fantasmi- seguono l'odore di qualcosa che non esiste più e che forse è sempre consistito in fiabe irrealizzabili; ciò che mi colpisce di più è non volersi informare(se non attraveso il proprio fedelissimo giornale o trasmissione Tv), non voler cercare non voler correlare e delegare stupidamente tutto il suo pensiero interattivo .
    Grazie, la cerco la leggo la diffondo,la sostengo. Paola B.

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  6. Adesso che è affondato l'Italicum, speriamo che anche l'iceberg M5S non (si) sciolga il trucco, come nel film horror cui Lei alludeva (era "la morte ti fa bella" di Zemeckis? Boh, magari ho sbagliato connessione anche qui). E speriamo soprattutto che il titanico porta-cipria non si trascini giù, nella fossa delle marianne rivoluzionarie o pseudo tali, anche il senato elettivo e, di conserva, tutta la costituzione repubblicana e democratica. Perché anche se non si impicca sulle date, il premier su quel fronte non vuol saperne di lasciar perdere: il cappio, a quel riguardo, è sempre e solo per noi, che siamo fuori dai "giri" che contano, eccetto che da quelli di vite -- ma sarebbe più giusto dire di morti. Salvo che per i necrofili à la Zemeckis, forse. Ma vall'a capire chi siano.
    Saluti cordiali, marilù l.

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