mercoledì 2 novembre 2016

Autogol nel paese delle meraviglie. Non serve vincere, basta che perda l’altro.

di Sergio Di Cori Modigliani
Se l’Italia fosse un paese normale -e sappiamo tutti che così non è- ci sarebbe da scrivere un divertente articolo dal titolo “Come e perchè il comitato del NO infila un autogol dopo l’altro. Perchè lo fanno?”. Ma un articolo del genere è inutile e sarebbe fuorviante. Per un motivo elementare: 

1 commento:

  1. Più che il Paese delle meraviglie, il nostro sembrerebbe il paradiso dei dietrologi: infatti, senza minimamente guardare al merito delle scelte e alle conseguenze giuridiche e pratiche delle medesime, un numero sempre più grande di miei connazionali rischia di farsi risucchiare nel teatro di posa (di posa dei caffè di Via Margutta) in cui si inscena l'astutissima manovra machiavellica dei Dalemik e Montik che fingono di amare la Costituzione repubblicana col Cuore di De Amicis e anche di più, ma che in realtà covano il segreto progetto di pugnalarla alle spalle con l'ennesimo golpe bianco, dubbia pratica politica di cui il premier (eventualmente) uscente è peraltro discreto estimatore e attuatore.

    A questo punto, visto che lo stesso premier ha cominciato a ventilare l'ipotesi di un differimento a data da destinarsi del referendum costituzionale, causa emergenza (o sprofondamento) tellurica di una fetta non trascurabile della Penisola, mi sbalordisce il fatto che a nessuno sia ancora venuto in mente di suggerire l'ipotesi ultra-dietrologica secondo cui il sisma del 26 e 30 ottobre scorsi non sarebbe stato affatto un evento naturale, quanto piuttosto una tragedia indotta proprio a quello scopo (inconfessabile in una democrazia arci-matura come la nostra).

    Ecco: siamo un Paese ancora più imprevedibile dei terremoti, al punto che questi non possono non invidiarci, cioé odiarci e metterci al centro del mirino per...partito preso; mi sembra evidente.

    Saluti cordiali, marilù l.

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