giovedì 27 luglio 2017

Il tormentone estivo che ci manca. E non è certo un caso. La lezione viene da Bari






di Sergio Di Cori Modigliani

L'estate, è cosa nota, è la stagione dei tormentoni.
Lo vuole la prassi imposta dall'editoria che ha bisogno di gossip e chiacchiere a go go per vendere rotocalchi da leggere sotto l'ombrellone. E per chi, invece, il mare non se lo può permettere, valanghe di pagine dedicate su facebook, con l'appoggio del più importante investimento finanziario della Repubblica Italiana: i BPT, la nostra immarcescibile risorsa.

(N.B. per chi non fosse avvezzo a questo blog, devo precisare che BPT -al secolo Buoni Poliennali del Tesoro-  è un acronimo che, per il sottoscritto, identifica gli opinionisti di professione, ovvero i BambolottiPropagandaTelevisiva).

Si chiama "tormentone" perchè si diffonde come una specie di virus e parte come chiacchiera divertente, poi diventa  fastidioso, si trasforma in noioso, diventa insopportabile (di solito alla fine della calda estate) e infine si glorifica quando raggiunge la agognata meta del tormento totale. Quando cominciano a diffondersi centinaia di migliaia di like su facebook sotto la scritta abbasta co'sto tormentone, allora il sistema mediatico capisce che la stagione è finita e cambia registro.

Qualche giorno fa, i media hanno presentato alla nostra attenzione, con tutti i giusti requisiti, quello che -a mio avviso- aveva tutte le carte in regola per diventare un sonoro tormentone estivo, di quelli che i media adorano perché impongono al pubblico di schierarsi e di solito è al 50%, il massimo ideale assoluto per ogni rotocalco che voglia vendere, alimentando i pro e i contro. La notizia era succosa e contemporaneamente banale, come deve essere per qualificarsi come tormentone: il celebre Antonio Cassano (noto anche come genietto di Bari vecchia, cuore matto, pallone ribelle, calciatore estremo, indomabile artista e ingestibile professionista) invece di recarsi a Verona per iniziare il ritiro estivo di preparazione alla stagione 2017/2018 che avrà inizio il 20 agosto, aveva dichiarato alle 10 del mattino che si ritirava dal calcio giocato. 
Sconcerto, sorpresa, qualcuno pensava addirittura a uno scherzo. 
Sei ore dopo, lo stesso calciatore era apparso in conferenza stampa e in uno stato emotivo che la stampa sportiva aveva definito "confusionale" aveva ritratto la propia precedente affermazione sostenendo che si era pentito ed era pronto a iniziare la stagione. 
Dopo tre giorni, invece, una ennesima dichiarazione, questa volta "definitiva e irrevocabile" (parole sue): "lascio per sempre il calcio, finisco qui, ho voglia di godermi la vita con mia moglie e i miei due figli". 
Sembrava l'inizio, per l'appunto, del classico tormentone: lascia non lascia gioca non gioca, ecc., con la partecipazione della moglie, interviste a parenti, amici, giornalisti, ecc.

E invece non è accaduto nulla.

Data la notizia secca, è stato steso un velo pietoso sulla vicenda.
Deluso da me stesso per aver preso un granchio, sono andato a fare una ricerca contattando alcuni amici che lavorano nel campo del giornalismo sportivo.
E così è venuto fuori che due affermazioni di Cassano non sono piaciute al management che gestisce l'industria del calcio ed è partito subito l'ordine di scuderia del Pensiero Unico: ok, qui finisce la cosa, mettiamoci una pietra sopra e non parliamone più per nessun motivo.
Cassano ha spiegato che il calcio per lui è sempre stato, soprattutto, divertimento puro e gioia di vivere, ma giocare in Italia è davvero noioso, il calcio è finito, è un ambiente marcio, non è per me. E il giorno dopo ha aggiunto: uno dei motivi della mia scelta riguarda la mia vita proiettata nel futuro. Io sono un ignorantone semi-analfabeta perchè l'ambiente del calcio esige ignoranti facili da manovrare. E quindi, adesso, invece di giocare voglio dotarmi degli strumenti di un lavoro vero e imparare qualcosa. Ho deciso, quindi, di iscrivermi al Politecnico di Torino, perchè voglio studiare ingegneria e prendermi una laurea, mia moglie è d'accordo.
Decisione pessima (per le dirigenze calcistiche).
Scavezzacollo, playboy incallito, una decina di anni fa aveva stupito tutti perchè aveva dichiarato: "Io ho vinto finalmente la mia Champions League, ho incontrato la donna della mia vita. Con le femmine mi fermo qui e me la sposo". E così, nel 2009 era convolato a giuste nozze con Carolina Marcialis, una sportiva come lui (pallanuotista) con la quale ha avuto due figli Christopher e Lionel. Una donna molto intelligente, niente affatto presenzialista, per il mondo del calcio e i media una pessima scelta; per loro i calciatori devono sposare veline, letterine, modelle, attrici, giornaliste sportive, per imbastire insieme un sistema di gossip laterale continuo d'appoggio. 
C'è gente che va allo stadio perché vuole vedere di persona la moglie X del calciatore Y.
I calciatori obbediscono e si adeguano al mercato.

Antonio Cassano no.

Si rifiutava di uscire con le "gnocche" che organizzatori e dirigenti della federazione cercavano di imporgli perchè era in cerca di qualcosa d'altro.
Ero sempre stato un suo grande estimatore (come amante del calcio l'avevo sempre considerato un geniale fantasista dotato di eccezionale talento e visione di gioco) poi, qualche anno fa ascoltai, per caso, delle sue affermazioni che -mediaticamente parlando- furono l'inizio della sua fine. Era stato, a suo tempo, pompato dall'industria editoriale che gli aveva distribuito un libro sulla sua vita: besteseller milionario. Subito dopo ne aveva pubblicato un altro. A Milano presentando il libro, così aveva parlato di se stesso: sono contento di aver battuto un record mondiale, è bene che voi lo sappiate. Sono il primo scrittore del pianeta che ha pubblicato un numero di libri superiore a quelli che ha letto. Non penserete mica che questi libri li abbia scritti io. Io sono semi-analfabeta e purtroppo per me un totale ignorante, non sono in grado di scrivere nulla. I libri, oggi, li scrivono gli editor. Tutto è marketing. Conta apparire non essere. 
Rimasi molto colpito dall'uomo che stava dando prova di una grande consapevolezza di sè.
Capii, quindi, che era una persona vera, autentico libero pensante.
E' diventato uno dei miei eroi preferiti.
Un vero esule in patria.
Ci mancherà.
Gli auguro buona fortuna e spero per lui che diventi un grande ingegnere.
E' il tormentone estivo che mi manca.
Avrebbe potuto anche essere pedagogico, quindi utile per l'intera collettività.
Il mio abbaglio è stato proprio questo.
Tragica realtà avvilente dei tempi che viviamo.

 Cassano lascia il calcio, la moglie Carolina Marcialis: "Non voleva stravolgerci la vita"





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