sabato 15 luglio 2017

Irene Nemirovski ci spiega che cosa sta facendo Angela Merkel: dove sta il Senso della Cultura.




di Sergio Di Cori Modigliani


Il 23 Agosto del 2016 ripubblicavo questo articolo che facebook mi riproponeva e, incuriosito dal titolo, ero andato a rileggerlo.

Il senso dell'articolo era relativo alla necessità di richiamare alla memoria -costantemente- il pericolo più grave per il nostro Paese e la nostra etnia: l'Alzheimer sociale e politico.
Ritengo, infatti, che aspetto più inquietante della nostra vita italiana consista nel fatto che andando a rileggere i brani della storia, sia quelli recenti che quelli precedenti, non ci si ritrova mai in un teatro antico, bensì dentro l'attualità.

Nulla cambia mai in Italia.

L'abilità dei nostri politici, nei decenni, è stata quella di presentare se stessi come gli innovatori, dei soggetti politici la cui priorità assoluta è "cambiare le cose".
L'elettore sceglie di crederci. 
Quando poi nascono le contestazioni, la formazione che ha vinto spiega che non può governare come vorrebbe perchè quelli di prima hanno fatto danni irreparabili, oppure c'è qualcuno troppo forte e potente che glielo impedisce. E lo status quo è così garantito.  
Ma esistono nazioni, etnie, società che sono andate incontro a poderose trasformazioni interne che hanno portato localmente a evoluzione e progresso.
Altre non ci sono riuscite.
Altre ancora (come l'Italia) non ci hanno neppure provato.

Ciò di cui tutti abbiamo bisogno per postulare un nuovo modello di italianità, consiste nel riuscire a nutrire questa passione civica per il cambiamento.
L'avevo ripubblicato il 23 agosto del 2016, questo post, ed era una auto-citazione: pubblicavo un mio precedente post del 2011 per condividere con i lettori lo sconcerto nell'accorgermi che andava bene comunque anche dopo anni.
Lo ripropongo oggi, per la terza volta.
Della serie super-memento.
Buona lettura.


Irene Nemirovski ci spiega che cosa sta facendo Angela Merkel: dove sta il Senso della Cultura
di Sergio Di Cori Modigliani pubblicato il 27 Ottobre 2011
Immaginiamo la seguente scena:
Luogo: una città imprecisata dell’Italia (sempre nel caso esista ancora).
Data: 2083.
Situazione: Maria Rossi alle prese con la sua tesi di laurea in “Storia delle idee dell’Italia repubblicana dal 2002 al 2012”.
Possiamo ben supporre che la giovane, intelligente e curiosa Maria abbia a disposizione (per noi oggi impossibile da immaginare) una serie di diavolerie tecnologiche tali da accelerare e facilitare il lavoro degli storici. Spulcia documenti, legge libri, segue i dibattiti ma alla fine la conclusione è sempre la stessa: “Tra il 2002 e il 2012 in Italia non è successo nulla”
Non c’è infatti un libro, un film, un documento italiano “scritto con il sangue” dal quale si riesca a comprendere il pulsare della nazione, ciò che accadeva, come lo vivevano, quali erano le reali contraddizioni, aspirazioni, sogni, utopie, ambizioni degli italiani di quel periodo. Disperata, Maria va dal suo relatore universitario e accetta il suo invito ad allargare lo spettro. Nuovo titolo: “Storia delle idee dal 2002 al 2012 nell’europa meridionale” che comprende quindi oltre all’Italia anche la Spagna, la Francia, il Portogallo, la Baviera, la Grecia, l’Albania, ecc.
Dopo qualche mese, disfatta dalla frustrazione, ritorna dal suo professore e spiega che dalle due paginette stiracchiate relative all’Italia è riuscita a stento ad arrivare a sette pagine, ma niente di più.
Nel frattempo, Maria è rosa dall’invidia nei confronti di Anna, una sua collega che sta facendo la tesi su “Storia delle idee in Europa tra il 1926 e il 1936” (ha già collezionato sedici pennette suddivise per nazioni, regioni, province, comuni, città, quartieri) e anche Carla con “Storia delle idee dell’Italia repubblicana tra il 1958 e il 1968” ha già riempito almeno dodici pennette da 1 milione di gigabyte ciascuna.
Frustrata e delusa, Maria si rivolge a un collega che lavora –sempre nella sua stessa università- presso il dipartimento scientifico di biologia mentale nella sezione “giochi sperimentali della mente” una nuova e divertente branca del sapere che si occupa di fare viaggi nel passato, talmente vividi e realistici, da fornire a chi lo vive la sensazione di esserci stato per davvero. Come diversi film e tonnellate di libri di fantascienza ci hanno raccontato.
Accetta l’invito di Ugo per fare da cavia a un nuovo marchingegno high tech.
Si infila nella macchina, vola nel tempo, si fa un viaggetto per tutta europa dal 2002 al 2012 (il tempo reale per lei dura più o meno due ore) e quando si sveglia la sua mente ha registrato tutto ciò che andava registrato.
Risultato: le due paginette diventano tre.
Rifà il gioco, ma questa volta va a Parigi, Roma, New York, Vienna, Mosca, in un giorno scelto a caso, nel quale –in teoria- non è accaduto nulla di rilevante, diciamo il 19 gennaio del 1927.
Ritorna indietro e ha materiale sufficiente per riempire almeno quindici pennette.
Cambia tesi di laurea.
Firma il protocollo burocratico con grave delusione del suo relatore che, per la decima volta, deve accettare il triste verdetto: il suo dipartimento non riesce a cavar fuori un ragno dal buco. Perderà la sovvenzione e il relativo budget; sarà costretto a scrivere, nella sua relazione che in Europa dal 2002 al 2012 non è accaduto nulla.
Fine della storia che funge da premessa e introduzione.
E’ estremamente difficile per tutti noi, nessuno escluso, accettare l’idea che viviamo dentro a un nulla di fatto. Poiché ne facciamo parte, è quasi impossibile rendersi conto che galleggiamo sospesi in un vuoto d’aria perenne, un po’ come i pesci rossi dentro una bolla di vetro che si guardano l’un l’altro e da autentici mitomani cercano di convincersi a vicenda che si trovano, se non proprio sguazzando in un fiume, quantomeno dentro un acquario.
Gli anni’30, cioè 80 anni fa, in tutto il pianeta, rappresentarono “il decennio” per eccellenza. Fortissime personalità politiche che si scontravano tra di loro, Roosevelt, Hitler, Mussolini, Stalin, Hiro Hito, Trotszkij (tanto per citare soltanto i più famosi) nel pieno di una depressione economica che aveva provocato un colossale disastro planetario, enormi sconvolgimenti sociali, discussioni, lotte, conflitti. Pittori,scrittori, storici, accademici, registi cinematografici, romanzieri soprattutto (fare l’elenco è davvero impossibile, riempirebbe centinaia e centinaia di pagine) da Los Angeles a Berlino, da Stoccolma a Marsala –e parlo qui soltanto del’occidente- hanno lasciato (magari inconsapevolmente) una radiografia accurata, una ineccepibile documentazione esistenziale, una gigantesca fotografia degli umori, sapori, odori, vizi e virtù delle generazioni che in quella spaventosa crisi avrebbe poi partorito la genesi del totalitarismo e una guerra mondiale che ha sterminato, complessivamente, almeno 100 milioni di persone innocenti, di cui soltanto 55 nell’europa occidentale.
Nei libri dei romanzieri di allora (e in tutta la produzione visiva) si palpava il colore del sangue che scorreva nelle vene dei testimoni di quel tempo; leggendo quei libri, osservando quei quadri, guardando quei film, vedendo quelle fotografie, oggi, 27 ottobre 2011, comodamente seduti nel salotto di casa propria, è possibile comprendere pienamente che cosa stesse allora accadendo, chi fossero i protagonisti, i portavoce, i dominanti, i sottomessi, ma soprattutto che cosa pensavano le donne e gli uomini di quell’epoca, sia i ricchi privilegiati che i poveri espoliati, dai padroni di sempre ai dannati della terra.
Erano voci. Erano facce. Erano le loro idee.
E non si tratta soltanto del privilegio storico di chi, venendo dopo, ha l’opportunità di leggere il passato proprio perché tale. Accadeva anche –e soprattutto- a loro. Quasi in contemporanea sapevano sempre ciò che accadeva e stava accadendo ai loro simili e dissimili anche a migliaia di chilometri di distanza, nonostante si trovassero (e non lo sapevano) appena appena all’alba delle comunicazioni di massa: Il telefono e il telegrafo, e soltanto per pochi fortunati; niente di più.
Oggi, invece, leggendo, guardando, osservando, ascoltando, la produzione letteraria, visiva, acustica dell’Italia (e di gran parte dell’europa) non si sente mai il sangue, non si vedono le vene, non si scorgono le arterie. Non si può, dunque, identificare il disegno.
Tantomeno, quindi, comprendere l’epoca.
Non è dato capire.
Si può soltanto azzardare, interpretare, affidarsi alla dietrologia, al soggettivismo narcisista: il trionfo di chi opera dietro le quinte e non vuole che si sappia ciò che sta accadendo, ciò che davvero è.
Non esiste un solo romanzo italiano negli ultimi dieci anni in cui i protagonisti, tra di loro, parlano di crisi economica, crisi sociale, crisi psicologica. Non esiste un solo personaggio, sia letterario che cinematografico, (magari anche tangenzialmente) il quale incappa in una qualsivoglia disavventura legale perché inserito in un quadro di corruttela. Se lo fanno è soltanto per riderci su; hanno il terrore della tragedia, che è l’unica, per definizione, a operare l’insostituibile funzione catartica necessaria a comprendere il reale per poter crescere.
Discorrono tutti del sesso degli angeli.
Manca il sangue.
E’ il vuoto che siamo chiamati a dover riempire.
Ma non per tirare la volata a questo o quel partito, e certamente non nel nome di un qualche principio ideologico. Proprio no.
Perché è l’unica –e ultima- possibilità di poter riagguantare il Senso.
E quindi, automaticamente, poter aspirare a comprenderne anche il Significato.
La loro somma, infatti, produce il Sapere.
Rispondo qui ai tanti e diversi lettori che ogni tanto mi chiedono di suggerire scrittori che parlano della crisi attuale, fornendo e offrendo spunti esistenziali “di carne e di sangue”. Perché quella è l’unica strada per tastare il polso della situazione e capire.
Suggerisco a tutti, quindi, una scrittrice di grande attualità, dotata di grande verve, poderosa stazza, coraggiosa e generosa nel regalare la cifra tutta femminile di una lettura del reale che fotografa in pieno l’ossatura della grande crisi che stiamo vivendo. Da lei c’è soltanto da imparare. E’ anche una buona maestra.
La si vede spesso da Gad Lerner, da Vespa, e adesso sta sempre da Santoro sul suo web.
Non è vero, scherzavo. Magari fosse così. E’ morta 69 anni fa.
Ma nei suoi libri scorre sangue vero, il sangue di quell’epoca.
Che è di nuovo la nostra.
Non potendo affidarsi a intellettuali e scrittori che in Italia hanno scelto l’annacquamento delle loro arterie e la pratica costante dell’impotenza, è bene affidarsi alla Storia e allo studio godurioso di chi aveva il sangue e l’ha donato ai posteri.
Basterebbero i titoli di alcuni dei suoi romanzi spettacolosi per capire di che cosa parla.
“Il vino della solitudine”.
“Il calore del sangue”
“Suite royale”.
Racconta la furibonda devastazione morale e umana prodotta da una società spensierata, opulenta, superficiale, dove gli imprenditori “hanno perso il senso e il gusto del fare per dissolversi all’alba di un’orgia compiacente nella suite royale di un albergo di lusso esclusivo”; racconta l’ossessione estetica dell’età e della vanità delle donne di quell’epoca “morire non mi spaventa affatto, perché dovrebbe? La morte è il nulla per tutti. Mi terrorizza la vecchiaia, le rughe, l’idea di non piacere più, perché questa è l’unica verità nella società di oggi. La pelle sempre liscia, i bei seni pieni, un sedere che non scende mai, questa è la nostra utopia, il nostro Senso. Per tutto ciò vale davvero la pena di morire”.
L’autora si chiama Irene Nemirovski.
Nata in Ucraina nel 1903 ma da piccola emigrata in Francia con la famiglia e naturalizzata francese, ci ha lasciato in eredità uno splendido spaccato dell’opulenza irresponsabile dell’elite degli anni’20 e ’30, quella che avrebbe prodotto la crisi economica e la guerra mondiale. Ma l’ha fatto raccontandoci l’esperienza sensoriale dei suoi protagonisti, i dettagli del loro vivere, la loro autentica verità di passioni e dolori. Narrata dall’interno, da uno dei partecipanti. Non fa mai cronaca, lei regala vita autentica.
Deportata dai nazisti francesi, è morta ad Auschwitz nel 1942. 

Ma i suoi libri sono rimasti.
Preziosa eredità.
Leggendoli, oggi, è possibile comprendere che cosa stia accadendo a Berlino tra la Merkel, Sarkozy, Draghi e Tremonti.
Dico sul serio.
Questo è il Senso vivo della Cultura.
Perché le loro chiacchiere e proclami hanno –come unico dichiarato fine- quello di mascherare la realtà. Spetta agli scrittori e agli intellettuali svelare e rivelare i personaggi, togliendo loro le maschere. Leggendo gli smascheratori di un tempo, aumentano le nostre possibilità e opportunità e di poterci fornire di adeguati strumenti di comprensione.
Non avendo la possibilità di rivolgerci ai contemporanei perché al mercato ci arrivano soltanto i corrotti, gli esangui, i delinfati, i collusi e quelli veri –per chi ha la fortuna e l’occasione- bisogna andare a stanarli nelle loro privatissime grotte clandestine, è bene affidarsi alle cure sagge di chi ha scelto di farsi autentico portavoce di un destino non soltanto individuale, ma storico.
Ci ha regalato la cifra di un’epoca.
Irene Nemirovksi ci racconta alla grande che cosa pensa Angela Merkel.
E’ la strada migliore per poter cominciare a capire qualcosa.
Perché una cosa, mi auguro, è ormai chiara a tutti.
Chi gestisce la baracca sta investendo tutte le proprie risorse (e sono davvero tante ma tante ma tante) per nascondere, occultare, confondere.
Nella nebbia e nella conseguente ressa di individui privi di bussola, pensano di poterla far franca.
Denunciare è inutile, non ha più senso.
Non esistendo voci autentiche e coraggiose, oggi, in Italia, è meglio andare ad ascoltare quelle che erano autentiche e coraggiose 80 anni fa.
L’Italia non è cambiata affatto.
Il Senso bisogna andare a cercarlo nell’autenticità del sangue versato da chi vive e ha vissuto una vita vera e autentica.
Buona lettura a tutti.
Dal 2004, l’editore Adelphi ha iniziato la pubblicazione in lingua italiana di tutte le opere di Irene Nemirovski.

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